Chiuderà il 31 dicembre lo stabilimento di San Marzano Oliveto della Smurfit Kappa, leader nella produzione di imballaggi a base carta.
Secondo sito produttivo in provincia di Asti dopo quello del capoluogo, che conta circa 130 addetti, lo stabilimento impiega 17 persone: un dirigente e sedici dipendenti, tra operai e impiegati.
A partire dalla metà di ottobre si sono svolti, a cadenza settimanale, gli incontri tra azienda e sindacati (Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil e Ugl) presso l’Unione industriale per la procedura di chiusura, motivata dalla multinazionale col fatto che il piccolo stabilimento è considerato antieconomico. E’ stato quindi definito un accordo che, tuttavia, ha visto divisi i sindacati.
Il nodo riguardava la ricollocazione degli addetti. L’accordo prevedeva tre possibilità: il trasferimento nello stabilimento di Asti, la ricollocazione nella sede di Vignate (Milano) e l’esodo incentivato, diviso in tre fasce in base all’anzianità. All’inizio si era anche ragionato sul trasferimento presso un’azienda di Alessandria che fa parte del gruppo Smurfit Kappa, soluzione che ha visto il disinteresse dei lavoratori per tutta una serie di ragioni, tanto che non è poi stata inserita nell’accordo. Accordo siglato da Fistel Cisl e Slc Cgil, insieme alla Rsu interna, ma non da Uilcom Uil e Ugl.
La polemica della Uilcom
Ad aprire la polemica è la Uilcom Uil con Maurizio Sfondrini. «Durante la trattativa – afferma – si sono evidenziati tutti i possibili scenari per trovare le adeguate ricollocazioni dei dipendenti: di tutti tranne uno. Non gli è stato concesso di andare ad Asti nonostante in quello stabilimento lavorino 30 interinali: massimo rispetto per tutti i lavoratori, ci mancherebbe, ma bisogna guardare anche alle esigenze dei dipendenti».
«Come Uilcom – conclude – abbiamo mantenuto una posizione che includesse la tutela di tutti i 17 lavoratori, non escludendone nessuno. Davanti a questa posizione, il rappresentante dell’Unione industriale mi ha più volte invitato ad uscire dalla stanza della trattativa. Questo comportamento antisindacale è un grave attacco alla libertà di difesa dei diritti di tutti i lavoratori, ed è anche, a nostro avviso, un tangibile messaggio di voler zittire ogni forma di dissenso nei confronti di chi ha il ruolo, riconosciuto dalla Costituzione Italiana, di rappresentare i lavoratori tutti, nessuno escluso».
«Comunque – conclude – come Uilcom ci attiveremo per la difesa dei diritti del lavoratore escluso dalla trattativa e invitiamo le altre segreterie sindacali a riflettere su quanto accaduto a quel tavolo».
La replica di Fistel Cisl e Slc Cgil
Le altre segreterie, tuttavia, rimandano le accuse al mittente con una nota congiunta.
«La trattativa – affermano i sindacalisti di Fistel Cisl e Slc Cgil – si è svolta con mandato esplicito della maggioranza dell’assemblea dei lavoratori dopo ogni singolo incontro e ha esplorato tutte le soluzioni possibili. Chi oggi invoca giustizia è stato in assordante silenzio per tutta la trattativa o parte di essa».
«Potenzialmente – aggiunge Giorgia Perrone, segretaria generale provinciale Slc Cgil – l’accordo include tutti. Anche per il lavoratore in questione c’è la possibilità di optare tra il trasferimento a Milano e l’incentivo all’esodo. Nel suo caso la ricollocazione ad Asti non è contemplata perché non c’è un profilo aperto con la sua posizione. Se poi, legittimamente, ritiene di non aderire alle proposte aziendali, ha la possibilità di avere degli incentivi economici ed andare in NaSPI».
Da qui le conclusioni. «Siamo abituati a lavorare per interesse collettivo – scrivono ancora i sindacalisti – e per minimizzare l’impatto sociale generale. Detto questo, al di là della propaganda e della demagogia, siamo impegnati a trovare soluzioni anche per quest’ultimo lavoratore».
L’azienda e l’Unione industriale
Interpellata sulla questione, Smurfit Kappa non interviene sulla questione in obbedienza alla policy sulle ristrutturazioni aziendali. Nessuna dichiarazione nemmeno dall’Unione industriale.
Il commento del sindaco di San Marzano Oliveto
Il sindaco di San Marzano Oliveto, Giovanni Scagliola, è amareggiato. «Non siamo stati minimamente coinvolti, nè dall’azienda nè dai sindacati. Che dire. Non possiamo che accettare quanto deciso. Fortunatamente le maestranze non hanno subito contraccolpi. Dispiace perchè è un’azienda storica del nostro comune, la prima che si è insediata nell’area che poi abbiamo trasformato in industriale. Mi auguro che i capannoni possano ospitare presto altre attività, percorso che noi favoriremo».
Qualche ripercussione comunque c’è, e riguarda i piccoli produttori vinicoli che da quella che era la “Cartoni Ondulati” si servivano per il packaging delle bottiglie. «Erano spesso piccoli quantitativi», conferma il sindaco. «Anche il Comune aveva acquistato qui le scatole per i pacchi-alimentari. Era un servizio per il territorio che, adesso, non c’è più».