E un quadro a tinte nere quello sul commercio e le attività nellAstigiano per il 2014, secondo i dati forniti da Ascom Confcommercio e Confesercenti. In particolare, stando a quanto riferisce
E un quadro a tinte nere quello sul commercio e le attività nellAstigiano per il 2014, secondo i dati forniti da Ascom Confcommercio e Confesercenti. In particolare, stando a quanto riferisce la prima delle due associazioni di categoria, «il consuntivo dello scorso anno registra il preoccupante dato di oltre 100 attività chiuse, che ha determinato una riduzione del fatturato, stimata complessivamente tra i 10 e i 15 miliardi di euro. Un andamento che ha visto un calo di presenze e di fatturato, al di là dei numeri camerali e fatte salve alcune eccezioni, anche nel settore alberghiero e della ristorazione. Di contro, ha retto, chiudendo senza sostanziali variazioni, lagroalimentare».
A fronte di questo contesto, il direttore di Confcommercio, Claudio Bruno, annota: «Ad Asti, nel 2014, su 25 mila imprese, 12 mila circa (il 50%) ha operato nel commercio, turismo e servizi. Nello specifico, 5.133 sono state attive nel commercio allingrosso e al dettaglio, registrando una flessione pari a 4,2%; 468 nei trasporti (1,15%); 4.151 nei servizi (5%); 1.399 nel turismo e nella ristorazione, lunico settore non in decrescita (+2,7%). Segno invece negativo anche per quello agricolo. Pertanto aggiunge il direttore il 2014 vede per limprenditoria astigiana una flessione del 2,35%, il che significa che nel solo 2014 abbiamo perso, per chiusura o cessata attività, nonostante le nuove aperture, oltre 500 imprese e di questo, laspetto che più ci preoccupa, è che un terzo è rappresentato purtroppo da quelle operanti nel settore del commercio e del terziario».
Premettendo che «la persistente debolezza della spesa per i consumi continua non solo a rendere difficile lo svolgimento dellattività del commercio del turismo, ma tende anche a frenare e ridurre le nuove iniziative imprenditoriali e che il saldo relativo ai dati dei flussi delle iscrizioni e cancellazioni delle imprese alla Camera di Commercio è complessivamente negativo nel 2014 rispetto al 2013,» Bruno spiega che «i motivi di questa situazione sono sia di carattere generale sia riconducibili a fattori e scelte politiche locali». Tra le varie motivazioni addotte, il direttore sostiene: «Asti ha subito una pesantissima crisi industriale per il legame allindotto Fiat e per mancanza di una pianificazione industriale;esistono troppi atti burocratici amministrativi; non si tiene conto dei fattori ambientali e dei fenomeni recessivi per la valutazione della capacità contributiva delle imprese; occorre ridurre il costo del lavoro a sostegno dellapprendistato. Non mancano inoltre i giovani, ma bisogna metterli nelle condizioni di poter fare e reggere il confronto con le altre imprese europee».
Il 2014 è stato definito poi come anno horribilis dal presidente di Confesercenti Mauro Ardissone, il quale ha riferito «la chiusura di circa 120 150 attività. Inoltre, il 40% di quelle che avevano aperto i battenti nel 2011 hanno chiuso a dicembre dello scorso anno». Quali dunque, in prospettiva, le azioni da mettere in campo, per fronteggiare le difficoltà? Tra le priorità individuate da Confcommercio «il piano commerciale, nellottica di una programmazione di medio e lungo termine. Unaltra priorità afferma Bruno è il connubio territorio e turismo, perché essere riconosciuti patrimonio dellumanità è un privilegio che deve offrire grandi opportunità. Esiste poi una questione di vivibilità della città, da affrontare anche nel contesto della rivisitazione del piano commerciale. Daremo infine il nostro contributo per la riqualificazione e ridestinazione di certi contenitori urbani, che potrebbero rappresentare soluzioni anche di carattere produttivo e commerciale, come lex ospedale».
Manuela Zoccola