Il comparto del legname nell'astigiano è molto articolato e comprende diversi tipi di lavorazione che vanno dalla falegnameria del mobile e degli infissi al restauro alla produzione di
Il comparto del legname nell'astigiano è molto articolato e comprende diversi tipi di lavorazione che vanno dalla falegnameria del mobile e degli infissi al restauro alla produzione di imballaggi, travatura e componenti per l'edilizia alla realizzazione di casse da morto. Una varietà alla quale corrisponde l'impiego delle essenze più diverse provenienti principalmente dal territorio nazionale, dalla Francia e dall'Est Europeo: pioppo e resinosi per gli imballaggi; rovere, castagno e ancora resinosi per l'edilizia; noce, rovere, ciliegio, faggio e abete per l'arredamento.
La maggior parte delle realtà è di tipo artigianale, a conduzione famigliare o con un ridotto numero di impiegati mentre, decisamente ridotto è il numero delle attività a livello industriale, una decina in tutto. «Grandi e piccole realtà purtroppo sono accomunate dalla crisi che colpisce duramente l'intero settore» afferma Maurizio Spandonaro presidente Unione Industriale. «Nuove aperture sono rarissime e spesso quando il titolare va in pensione l'azienda viene chiusa ?- aggiunge Giorgio Dabbene, direttore CNA -? Questo per diversi ordini di motivi: il costo elevato del lavoro che rende difficile l'assunzione di giovani collaboratori e gli adempimenti per la salvaguardia ambientale (emissioni in atmosfera, inquinamento acustico, smaltimento dei residui di lavorazione) e della sicurezza dei dipendenti».
Del variegato settore del legno, sembra suscitare un certo interesse il meno nobile, vale a dire il commercio della legna da ardere destinata al riscaldamento domestico. Secondo recenti dati Istat, il riscaldamento a legna è scelto da una famiglia italiana su cinque e, nel solo 2014, si sono bruciate 17 milioni di tonnellate di legna. In particolare, dall'analisi dei dati è emerso che in molte regioni si stanno riscoprendo caminetti e stufe e che il legname è scelto sia per riscaldare gli ambienti domestici sia per riscaldare l'acqua a uso sanitario per mezzo di termocamini e caldaie a legna.
I maggiori consumatori di legna da ardere sono le regioni montane, in testa Trentino e Umbria, dove quasi una famiglia su due sceglie il riscaldamento a legna mentre, solo il 4,1% della popolazione sceglie il pellet, percentuale destinata certamente a diminuire ancora con l'aumento dell'Iva dal 10% al 22% imposto dalla legge di stabilità del 2015. «A livello astigiano la produzione e la vendita di legna da ardere proviene dagli incolti che con il tempo imboschiscono ma è difficilmente calcolabile in termini di volumi perché sono poche le imprese di abbattitori che fanno della legna da ardere la loro principale attività. Nella maggior parte dei casi ? spiega Luigi Franco, responsabile economico Coldiretti Asti – si tratta di agricoltori che fanno dell'abbattimento e del commercio della legna da ardere un'attività secondaria alla quale si dedicano nella stagione invernale nei mesi di riposo vegetativo tra novembre e marzo secondo il calendario imposto dalla forestale».
La legna che deriva è utilizzata a scopo famigliare o venduta a privati, pizzerie e altre attività a prezzi che variano dai 12 ai 14 euro/quintale. «Accanto ai boschi l'astigiano conta ancora un migliaio di ettari di pioppeti il cui legno è destinato per la produzione di imballaggi, compensanti, arredi in arte povera e industria cartiera ?- aggiunge ancora Franco -? una coltivazione che va però via via ridimensionandosi a vantaggio di colture a ciclo breve e più redditizie, sia a causa dei temporali sempre più frequenti e violenti che pregiudicano i pioppeti, sia del prezzo molto basso della materia prima».
m.b.