«Il risultato finale deve essere uno soltanto: la salvaguardia dell’occupazione. Sono interessati dipendenti che negli ultimi anni hanno già pagato di tasca loro la difficile situazione dell’azienda, per cui adesso devono avere la garanzia del mantenimento del posto di lavoro. Come peraltro ci era stato assicurato nel momento del passaggio al nuovo gruppo».
A parlare è Mario Galati, segretario generale provinciale Filcams Cgil, che interviene in merito alla situazione della Conbipel di Cocconato, acquisita nel 2022 dalla BTX Italian Retail and Brand SpA (con una partecipazione dell’Agenzia di Stato Invitalia). La società, parte della holding Eapparels Ltd, aveva infatti acquisito il marchio, la sede e il magazzino di Cocconato, oltre ai punti vendita.
Il riferimento è a quanto emerso in occasione dell’incontro svoltosi a Roma nei giorni scorsi, che ha visto la partecipazione, tra gli altri, dei rappresentanti nazionali dei sindacati di categoria Fisascat Cisl, Filcams Cgil e Uiltucs Uil. Incontro preceduto da altre riunioni nelle settimane precedenti, tutte incentrate sulla procedura di Composizione negoziata di crisi, avviata dall’azienda a causa del trend economico negativo che sta vivendo. «Uno strumento – come si legge in una nota della Uiltucs nazionale – attivato per facilitare la ricerca di nuovi investitori capaci di rilanciare l’azienda, nonché per proteggere il patrimonio societario dei creditori. Fra le misure illustrate dall’azienda, la chiusura di 50 punti vendita nel biennio 2024/2025».
Le parole di Galati (Filcams Cgil)
«In questi due anni – spiega Galati – come sindacati abbiamo cercato una svolta per la salvezza dell’azienda, “forti” delle garanzie che ci erano state fornite sul gruppo subentrato. In realtà già da diversi mesi abbiamo notato segnali poco confortanti, come la cessione di alcuni punti vendita ad altre società e la chiusura di diversi negozi in Italia. Basti pensare che, dagli oltre 200 aperti nel Paese prima dell’emergenza sanitaria, si è passati agli attuali 140, con una previsione di arrivare ad un tetto massimo di 100. Vedendo questa situazione, che poi sarebbe ricaduta sull’attività della sede di Cocconato, abbiamo chiesto un incontro al Ministero delle imprese e del Made in Italy, cui hanno partecipato i segretari nazionali, svoltosi in più date nel mese di ottobre. E’ emerso che il gruppo è in forte difficoltà, per cui è necessario l’intervento di altri finanziatori. Ci siamo lasciati con l’impegno a riaggiornarci nelle prossime settimane perché vogliamo sapere quali e quante sono le offerte vincolanti di gruppi interessati a subentrare a BTX. In tale situazione, però, il dato fondamentale è che i posti di lavoro devono essere salvaguardati».
L’intervento di Di Martino (Uiltucs Uil)
Ne è convinto anche Francesco Di Martino, segretario generale provinciale Uiltucs Uil. «Come sottolineato nella nota congiunta firmata da tutte e tre le sigle – sottolinea – il nostro timore è legato ai dipendenti. Da oltre due anni circa 1.300 lavoratori sono gestiti da un’azienda che non li mette nelle condizioni di partecipare attivamente all’impresa e continua a gestire le loro sorti con decisioni unilaterali. Noi temiamo che in questa situazione vangano lasciati a casa i lavoratori sia dei negozi sia della sede, sulla base solo di logiche economiche e non occupazionali».
Di Martino fa un riferimento preciso alla situazione astigiana. «Tuteleremo la sede, in cui lavorano circa 140 persone, per la quale la proprietà sta già pensando alla cassa integrazione a seguito della contrazione della rete di vendita. Sede che è già stata, secondo noi della Uiltucs, penalizzata dalla cessione del magazzino a DHL un anno fa, che ha tolto valore al “pacchetto di vendita”. Al contempo, tuteleremo anche i lavoratori dei negozi, tra cui i 15 impegnati nei punti vendita di Cocconato e del “Nuovo Borgo” di Asti».