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Cocconato

Conbipel, nessun passo avanti per contrastare la crisi

I sindacati lamentano la situazione di stallo – Galati (Cgil): «La situazione resta drammatica» – Di Martino (Uil): «Nessuna conferma sull’interesse di Ovs»

Non è ancora passata la tempesta sulla Conbipel di Cocconato. Dopo l’acquisizione del gruppo londinese Eapparels (controllato dal fondo Grow Capital di Singapore), subentrato all’amministrazione straordinaria con la partecipazione di Invitalia, azionista al 49%, la crisi non sembra essere passata. Le condizioni di mercato, con il rallentamento dei consumi, non hanno consentito il rilancio del marchio e il proprietario prospetta la chiusura di oltre un terzo dei 150 punti vendita entro il 2025. Un piano di risanamento che non incontra il favore delle organizzazioni sindacali, preoccupate per le ripercussioni sull’occupazione. La scorsa settimana le parti sono state convocate al Ministero della sviluppo economico, ma i sindacati ne sonno usciti senza alcuna rassicurazione.

L’opinione di Galati

«La situazione rimane drammatica – dice Mario Galati, segretario provinciale della Filcams Cgil – alla riunione al Ministero l’azienda era stata invitata a presentare un piano industriale con proposte di sicurezza per i livelli occupazionali e per il futuro dei punti vendita. Invece sono state prospettate delle proposte non vincolanti e nessuna garanzia di continuità per l’attività commerciale, tanto che anche da parte del Mise il piano non è stato considerato valido ed è stato fissato un nuovo tavolo di trattativa per il prossimo 22 gennaio. Per noi è importante che venga garantita l’occupazione, qualunque sia il piano industriale dell’azienda o di un eventuale subentro di nuovi soci».
Si rincorrono infatti voci di un interessamento al rilevamento dei negozi da parte di una catena dell’abbigliamento (Ovs) e di un altro marchio abruzzese, ma le organizzazioni sindacali non ne hanno avuto la conferma.

Il commento di Di Martino

«Apprendiamo da notizie di stampa di questo interessamento ai negozi della Conbipel, ma al tavolo ministeriale l’azienda non ha portato progetti concreti», commenta Francesco Di Martino della Uiltucs Uil. «In ogni caso – prosegue – chiunque arrivi deve presentare un piano industriale con precise garanzie sull’occupazione. Vogliamo evitare lo “spezzatino” dell’azienda. Conbipel ha già ceduto il magazzino, una decisione che ha portato il gruppo ad avere oggi difficoltà per l’approvvigionamento della catena di negozi. Anche il Mise ha chiesto che venisse presentato un piano vincolante che finora non si è visto. Trovo preoccupante che alla riunione Invitalia, che è parte in causa, non si sia neppure presentata. Per quanto ci riguarda vogliamo capire che fine faranno i negozi. Perché chiuderli se il marchio funziona?».
Azienda e sindacati si incontreranno nuovamente venerdì 20 dicembre, prima della convocazione al Ministero di gennaio, per cercare un punto di incontro sulle criticità sul tavolo.

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