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Economia

Confagricoltura, Forno: «Perchè
la Douja non diventa itinerante?»

«La Douja d'Or è senza dubbio una manifestazione bellissima, ma la domanda è d'obbligo: sta promuovendo al meglio le aziende astigiane? La mia sensazione è no». Riflessioni "a voce

«La Douja d'Or è senza dubbio una manifestazione bellissima, ma la domanda è d'obbligo: sta promuovendo al meglio le aziende astigiane? La mia sensazione è no». Riflessioni "a voce alta" per Massimo Forno, presidente provinciale dell'associazione di categoria Confagricoltura, eletto recentemente componente della Giunta della Camera di Commercio in rappresentanza della sua associazione e della Cia. «Un mandato – assicura – che sarà basato sulla condivisione e sull'ascolto della più ampia pluralità dei soggetti in campo».

Ecco, allora, il ragionamento su uno degli eventi qualificanti l'attività dell'Ente camerale, ovvero il Salone dei vini italiani all'Enofila. «La mia idea, che non è ancora una proposta ma che raccoglie le sollecitazioni degli associati – sottolinea – è quella di continuare ad organizzare la manifestazione all'Enofila, ma di accorciarne il calendario. A corollario si potrebbe infatti aggiungere un momento itinerante per portare, anche solo una volta all'anno, i vini astigiani che hanno superato il concorso della Douja in una città italiana, come Milano e Roma. Due giorni di permanenza con degustazioni per far conoscere le nostre eccellenze a ristoratori, albergatori, giornalisti, insomma agli addetti del settore. Così com'è ora, infatti, la Douja mi sembra molto autoreferenziale, in quanto è frequentata in gran parte da visitatori astigiani che, quindi, vogliono conoscere etichette non locali, sfruttando il fatto che il salone è nazionale».

In tale contesto Forno accarezza anche l'idea di una enoteca permanente nel centro di Asti, precisamente nell'ex sede della Croce Verde di piazza Libertà, che secondo lui rappresenterebbe la sede ideale. In qualità di membro di Giunta, Forno ricorda poi uno tra gli argomenti principali che dovranno essere oggetto di attenzione nei prossimi mesi. Ovvero, il delicato momento della Riforma della Pubblica Amministrazione, di cui si stanno aspettando i decreti attuativi, che impone all'Ente astigiano di accorparsi ad uno o più Camere di Commercio piemontesi dato che non raggiunge la soglia minima di "sopravvivenza autonoma", pari a 75mila imprese iscritte. «E' probabile – conclude – che l'Ente astigiano venga accorpato a quello di Alessandria, territorio con cui presenta maggiori affinità. Sarebbe tuttavia interessante sperimentare un polo al Nord con le province di Biella e Vercelli, affiancando alle eccellenze vitivinicole astigiane la coltivazione del riso tipica del Vercellese e la produzione tessile che caratterizza il Biellese».

Elisa Ferrando

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