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Bullara Salvatore
Economia
Intervento

“Congedo di paternità, i dipendenti pubblici sono discriminati”

Salvatore Bullara (Cisl FP) interviene sulle novità introdotte dalla Legge di Bilancio e ribadisce: “Necessaria una revisione della normativa sul sostegno alle famiglie”

«La Legge di Bilancio ha aumentato il periodo di congedo di parternità obbligatorio e retribuito. Peccato che valga solo per i dipendenti del settore privato. Una significativa discriminazione. Ancora una volta, quindi, si conferma la necessità di una revisione completa della normativa relativa al sostegno alle famiglie e ai congedi parentali».
Ad affermarlo il sindacalista Salvatore Bullara (Cisl FP) che ricorda la modifica della normativa.
Il congedo di paternità obbligatorio e retribuito è stato portato da 7 a 10 giorni, adeguandosi così al minimo richiesto dall’Unione europea con la direttiva 2019/1158.

La legge

«In attesa delle disposizioni dell’Inps che stabiliranno le modalità tecniche per la fruizione del congedo (presumibilmente le stesse degli anni precedenti) – spiega il sindacalista – è bene precisare che i 10 giorni sono fruibili interamente solo per le nascite avvenute dal 1° gennaio 2021 al 31 dicembre 2021 (fino al 31 dicembre 2020 infatti i giorni erano 7, più eventualmente un altro, facoltativo, in sostituzione della madre e in accordo con lei) e spettano anche in caso di adozioni, affidamenti e di feto nato morto. Purtroppo, come ormai consuetudine, tale disposizione vale, incomprensibilmente, solo per i padri lavoratori dipendenti del settore privato. Nello specifico, la Legge di bilancio 2021 ha disposto espressamente che per i dipendenti pubblici occorre aspettare un decreto del Ministero della Funzione pubblica, per cui possono usufruire solo dei tre giorni previsti dal contratto per “particolari motivi”. Da sottolineare, tra l’altro, che in passato tale tesi non era sorretta da alcuna norma, ma solo da un parere dell’Aran. Ma questi pareri, come ha recentemente confermato la Cassazione, non hanno alcun valore interpretativo perché non sono di un organo terzo».

La necessità di una revisione della normativa

«Quindi una significativa discriminazione – prosegue – che va avanti da anni e che è diventata sempre più grave, nonostante sia già stata contestata in passato sia a livello nazionale che regionale. Nonostante ciò i governi che si sono succeduti hanno finora fatto finta di nulla, in attesa della condanna da parte dell’Unione europea che prima o poi arriverà, e i cui costi si scaricheranno sulla collettività. Anche questo provvedimento, quindi, pur nella sua utilità per (una parte) dei lavoratori, attesta inconfutabilmente la necessità di una revisione completa e sistemica di tutta la normativa relativa al sostegno alle famiglie e ai congedi parentali. È giunta l’ora di un nuovo Testo Unico sui congedi parentali che sostituisca l’ormai vetusta legge 92 del 2012 e il decreto legislativo 151 del 2001».

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