La Gran Medaglia d’Oro del Concours Mondial de Bruxelles 2022 è stata assegnata all’Uvalino Uceline 2015 dell’azienda vitivinicola di Costigliole d’Asti Cascina Castlèt. In una delle competizioni vinicole più prestigiose al mondo, andata in scena a Rende, in Calabria, l’etichetta costigliolese è stata selezionata tra i 18 vini top italiani: è l’unico vino piemontese premiato. Quella di uvalino era un tempo la bottiglia più preziosa, da regalare al dottore, al farmacista e al prete: un vino di lusso per far bella figura. La sua presenza viene attestata in Piemonte almeno dagli ultimi anni dell’800 e da quell’epoca risulta diffuso in tutta l’Astesana meridionale, con il cuore nella zona di Costigliole: veniva impiegato in purezza e passito soltanto dalle famiglie più abbienti. Mariuccia Borio, anima di Cascina Castlèt, oggi produce circa 5 mila bottiglie di quel vitigno ormai raro: da anni l’azienda crede e finanzia la ricerca universitaria per custodire e tramandare la coltivazione di Uvalino sulle colline di Costigliole. Una ricerca che dura da oltre 30 anni. «È una soddisfazione che un vitigno raro, prossimo a scomparire, sia oggi riconosciuto tra i grandi vini – commenta Mariuccia Borio – È il vitigno del mio cuore: l’uvalino ha sempre fatto parte della mia vita. Per noi bambini, la raccolta dell’Uvalino era una festa. Nel 1992 impiantai il primo filare. Oggi ho circa un ettaro e mezzo di uvalino, in due vigneti».
Dalla vendemmia 1995, inizia la collaborazione con l’Istituto sperimentale per l’Enologia di Asti. Il progetto fu presentato nel giugno 2003 in occasione del VII International Symposium of Oenology di Arcachon, organizzato dall’Università di Bordeaux, dove vennero presentate le più importanti ricerche europee in campo vitivinicolo. L’iter burocratico per rendere l’uvalino un vitigno riconosciuto e permesso è durato alcuni anni. La prima annata in commercio fu la vendemmia 2006: uscì nel 2009. Il suo nome, Uceline, è frutto della ricerca dello storico Gianluigi Bera: agli inizi del Seicento, nella collina torinese e in Astesana, si designavano uve a maturazione talmente tardiva da essere vendemmiate quando le viti avevano perso tutte le foglie, al punto che gli uccelli se ne cibavano largamente. L’etichetta è stata realizzata da Giacomo Bersanetti, Sga Wine Design, che ha firmato tutte le etichette dell’azienda: rappresenta il volo di un piccolo stormo di uccelli che partono per terre lontane dopo la vendemmia o tornano con la primavera dopo aver passato l’inverno nelle terre calde d’Africa. Le lettere del nome Uceline si animano fino a ricreare un volo di uccelli. La soluzione quasi surreale della serigrafia, realizzata direttamente su vetro, si esprime con il colore giallo terra delle sabbie astesane dove cresce l’uvalino.
L’azienda. Oltre trenta ettari di vigna racchiudono un progetto che nasce da due idee semplici: rispettare la natura ed essere al passo con la tecnologia. Cascina Castlèt, sulle colline tra Langa e Monferrato, coltiva vitigni autoctoni: Barbera, Moscato, Uvalino, Nebbiolo, ma negli anni ha scommesso anche su Cabernet Sauvignon e Chardonnay. I vini di Cascina Castlèt nascono da uve risolute e portano nomi coraggiosi, come Passum, Policalpo, Avié, Litina, Goj, Ataj e Uceline, ed ogni nome racchiude una storia, un racconto, un piccolo aneddoto della famiglia e del territorio. La cantina di Cascina Castlèt ha due anime: una vecchia cantina, interrata e al cui interno si trovano grandi botti in rovere, e un nuovo locale di affinamento, con barrique, tonneaux e macchine moderne. L’azienda produce energia pulita con un impianto fotovoltaico e impiega un moderno impianto di fitodepurazione naturale delle acque reflue di cantina. Da pochi mesi è nato anche il nuovo wine shop con ampi spazi per l’accoglienza e la degustazione. I vini raggiungono ogni parte del mondo, da New York a Tokyo, da Oslo a Sydney fino alla Nuova Caledonia e alle Antille Olandesi.