«Quale futuro per il Gruppo Cassa di risparmio di Asti?». E' la domanda che pongono, in modo compatto, le rappresentanze sindacali aziendali del gruppo bancario nato nel 2012, quando la Cassa di
«Quale futuro per il Gruppo Cassa di risparmio di Asti?». E' la domanda che pongono, in modo compatto, le rappresentanze sindacali aziendali del gruppo bancario nato nel 2012, quando la Cassa di Risparmio di Asti ha acquisito la maggioranza di Biverbanca: Dircredito, Fabi, Fiba Cisl, Fisac Cgil, Uilca. Un interrogativo scaturito al termine del primo incontro tra delegazione aziendale e organizzazioni sindacali, convocato nei giorni scorsi per avviare la procedura di riorganizzazione aziendale comunicata dal Gruppo lo scorso 27 gennaio.
«Come delegazione – scrivono i sindacalisti – abbiamo innanzitutto chiesto all'azienda un piano dettagliato per valutare in modo serio e concreto le soluzioni più adatte a questa procedura. Ma l'azienda ha risposto di non dover presentare piani industriali precisi e dettagliati poiché ritenuti non essenziali al confronto che si stava avviando. Ebbene, secondo noi questo è un atteggiamento fortemente improduttivo». Il confronto è proseguito discutendo di come verrebbe attuata la riorganizzazione. «I servizi che verrebbero accentrati ad Asti – spiega Patrizio Onori (Fisac Cgil) – sono i seguenti: back office, bilancio, controllo di gestione, compliance, finanza, risk management, canali innovativi e comunicazione (mentre rimarrebbero nella sede di Biverbanca, a Biella, risorse umane, marketing e direzione credito).
In virtù di questi accentramenti la riduzione di personale è stata confermata in 150 dipendenti (il 10% del totale), di cui 59 in CrAsti. Riduzione che si attuerebbe attraverso il ricorso ai prepensionamenti, di cui possono aver diritto, secondo il sondaggio informale effettuato dall'azienda, 200 dipendenti (dei quali, sempre da fonti aziendali, sarebbe d'accordo il 70 – 80% circa degli interessati). A tutto ciò si aggiungerebbe anche un importante utilizzo, da parte dell'azienda, di trasferimenti tra aziende, ovvero tra le sedi di Asti e Biella, con i disagi che ciò comporta per i dipendenti, e di mobilità tra uffici».
Onori tiene ad evidenziare anche un altro punto. «Quando è nato il Gruppo CrAsti – sottolinea – avevamo chiesto al direttore generale Demartini se prevedeva esuberi, memori dell'esperienza di altre banche. Ebbene, a questa precisa domanda ci ha risposto di no. Questa decisione è quindi il classico "fulmine a ciel sereno" che, tra l'altro, lascia molti interrogativi, che nascono da alcune considerazioni. Primo punto: con i prepensionamenti, in base ai meccanismi che regolano il fondo di solidarietà interno, il Gruppo attuerà certamente un risparmio, che tuttavia non sarà enorme.
Secondo punto: la direzione aziendale ha dichiarato di non escludere l'esternalizzazione di alcuni servizi e/o lavorazioni e di non prevedere per ora alcuna assunzione. Il dubbio che personalmente mi assale, a questo punto, è: sta per caso preparando il terreno in vista di una ulteriore acquisizione, magari per essere questa volta inglobata da un gruppo più grande?». Interpellato riguardo a quest'ultimo punto il direttore generale, Carlo Demartini, sorride e replica: «Smentisco categoricamente, ancorché sembra incredibile dover smentire, una invenzione priva di fondamento come questa». Mentre per quanto riguarda le altre questioni sollevate dai sindacati preferisce «non entrare nel merito della trattativa che è appena agli inizi». La trattativa riprenderà lunedì 17 febbraio alle 12.
e.f.