Venerdì 28 dicembre la firma definitiva sullacquisto da Monte Paschi del 60% della cassa di risparmio di Biella e Vercelli, un affare da 203 milioni di euro. E' la parole fine su un'operazione iniziata lo scorso aprile, che ha visto la banca astigiana prevalere su altri istituti intenzionati a mettere le mani sul pacchetto detenuto dai senesi. Ora "la più grande Cassa di risparmio del Piemonte", secondo la definizione del direttore Demartini, è realtà…
E fatta. Venerdì 28 dicembre saranno firmate le ultime carte che sanciranno il matrimonio tra Cassa di Risparmio di Asti e Biverbanca (Cassa di Risparmio di Biella e Vercelli). Quel giorno sarà infatti definitivamente conclusa loperazione di acquisizione della partecipazione di controllo – pari al 60,42% – di Biverbanca da parte della banca astigiana, che ha recentemente ottenuto le relative autorizzazioni da parte dellAutorità di vigilanza e della Banca dItalia.
Ultimo passaggio ancora in programma sarà lassemblea straordinaria degli azionisti dellistituto astigiano, chiamata in prima convocazione a riunirsi giovedì 27 dicembre per approvare la proposta del Consiglio di Amministrazione, che lo scorso 15 novembre aveva deliberato allunanimità la proposta di aumento del capitale sociale (a titolo gratuito e a pagamento) per un importo complessivo di circa 70 milioni di euro proprio in vista delloperazione Biverbanca, in modo da «incrementare la capacità patrimoniale dellIstituto per assicurargli unadeguata dotazione di mezzi propri idonea a supportare le prospettive strategiche della banca e del gruppo».
Grande soddisfazione per il buon esito delloperazione si respira nella sede centrale della banca astigiana, che può finalmente porre la parola fine su unoperazione durata diversi mesi.
Tutto è cominciato lo scorso aprile quando – tramontata da alcuni mesi lipotesi di acquisire la Cassa di Risparmio di Alessandria, che la Banca Popolare di Milano aveva deciso di fondere con la Banca di Legnano – listituto bancario astigiano ha presentato a Mediobanca unofferta non vincolante di acquisto della quota di controllo di Biverbanca messa in vendita da Monte dei Paschi di Siena. Unintenzione di disponibilità che vedeva la CrAsti in lizza con una concorrente, la Banca Popolare di Vicenza. Proposta cui è seguita lofferta vincolante: listituto senese ha accettato la proposta di CrAsti di acquistare la sua quota di partecipazione per una cifra che si aggira intorno ai 200 milioni di euro (quasi la metà dei 390 milioni che i Senesi avevano speso nel 2007 per rilevarla da Intesa), prezzo di acquisto da sottoporre a successivo aggiustamento. «E nata, di fatto, la più grande cassa di risparmio del Piemonte, con 252 sportelli nel Nord Ovest», aveva dichiarato con orgoglio, abbinato alla consueta prudenza, il direttore generale della banca CrAsti, Carlo Demartini, in occasione della conferenza stampa di annuncio dellacquisto della quota.
Da quel giorno, tuttavia, non sono mancati ostacoli e difficoltà. Basti ricordare quando il consiglio di amministrazione della CrAsti ha dovuto modificare il contratto di compravendita stipulato con Monte dei Paschi a causa del veto imposto dalle Fondazioni di Biella e Vercelli – detentrici delle quote di minoranza di Biverbcanca, rispettivamente pari al 33,44% e al 6,14% – che avevano posto il problema di una ipotetica futura valutazione della partecipazione detenuta da Biverbanca in Banca dItalia, pari al 2,1%. Lo scontro era proprio sul valore di questultima, che Monte dei Paschi aveva deciso di trattenere. La questione relativa ai soci è stata poi risolta definitivamente allinizio di novembre, quando la Fondazione Cassa di Risparmio di Biella e la Fondazione Cassa di Risparmio di Vercelli hanno deliberato di non esercitare il diritto di prelazione loro spettante sulla partecipazione azionaria del 60,42% dellistituto bancario, sottolineando inoltre «il positivo risultato ottenuto nellevitare la scissione della partecipazione Banca dItalia da Biverbanca, che consente, in via potenziale, di accrescere significativamente il patrimonio della banca».
Infine, recentemente, larrivo delle autorizzazioni attese dallAutorità di Vigilanza e dalla Banca dItalia, passaggi istituzionali di fondamentale importanza.
«Arriva quindi la parola fine – sottolinea Aldo Pia, presidente della banca CrAsti – sul processo di acquisizione, che dà il via alla fase successiva. Ovvero, linizio di un nuovo gruppo bancario rilevante a livello regionale». Gruppo che, comunque, come ha più volte sottolineato il direttore generale Demartini, «manterrà sempre la sua natura di banca di relazione con il territorio».
Elisa Ferrando