La storia di Veri Shaqja: da “Masterchef Albania” ai “fornelli” astigiani del Gener Neuv di via Grandi
Quando la tradizione dei piatti piemontesi incontra i sapori mediterranei di Durazzo il risultato è una cucina saporita e innovativa dal gusto sorprendentemente originale.
E’ quanto accade al “Gener Neuv” in via Carlo Leone Grandi di Asti dove da un anno lavora il capo-chef Veri Shaqja. Origini albanesi ma da 12 anni in Italia, questo giovane cuoco di 29 anni vanta già un curriculum invidiabile tanto che due anni fa balzò all’onore delle cronache per essere arrivato terzo nel corso della gara-reality di “Masterchef Albania”.
Oggi, Veri dirige con piglio deciso e passione la cucina di uno dei ristoranti più celebri e blasonati dell’Astigiano, con ben 40 anni di storia.
La rivisitazione delle ricette tradizionali
Con il cambio di gestione al Gener Neuv, questo ragazzo ha avuto l’onere e l’onore di ricevere le ricette di Pina Fassi, custodirle ma anche di rivisitarle.
«Perché sì, la nostra clientela ricerca la tipica cucina piemontese ma con qualche novità» spiega Veri, a cui il titolo di “capo-chef” grava pesante.
«Preferisco essere definito “responsabile”, ho ancora molto da imparare» chiarisce umile e con un sorriso che gli illumina gli occhi.
Di strada questo ragazzo, non ancora trentenne, ne ha fatta molta.
Arrivato in Italia a 17 anni ha iniziato la sua carriera nella cucina del ristorante “Osteria Boccalatte” di Vercelli, sotto la guida dello chef Roberto Balgisi, oggi responsabile al Grand Hotel di Alassio. «Ho avuto la fortuna di incontrare un buon maestro – spiega Veri – il quale mi ha trasmesso la passione per questo lavoro e mi ha spinto a scoprire il mondo, ad essere curioso e a sperimentare nuovi sapori».
Nel 2006 a Canale d’Alba
Così il giovane Veri si trasferisce, nel 2006, a Villa Tiboldi a Canale d’Alba. «In questi anni ho cercato di acquisire la tecnica italiana senza dimenticare però le mie origini» spiega Veri, il quale ripropone per alcuni piatti di sua creazione i sapori della sua terra.
“I sapori della mia infanzia”
Come il dolce da lui battezzato “Il profumo e i sapori della mia infanzia”. Si tratta di gelso di moro in agrodolce, con sciroppo di petali, sfere di cioccolato fondente e crumble al limone.
«Ricordo ancora le estati passate a Durazzo quando ero bambino, a come mi arrampicavo lungo le colline che davano sul mare per raccogliere le bacche di gelso» ci racconta nostalgico.
Per lui, tornare nel suo Paese d’origine, resta un sogno prorogato ad una data indefinita. «In Albania non si comprendono i piatti troppo elaborati e, in generale, non piacciono. Io invece ho bisogno di continue sfide, mi piace creare e per questo per me l’Italia è il Paese in cui vivere» ci confida lo chef.
La sua mente, vivace e vulcanica, ha già prodotto gustose combinazioni che mescolano i saperi acquisiti in tanti anni dietro ai fornelli come il risotto con carpaccio di gamberi rossi di Mazzara del Vallo, fave di cacao e melissa o la “spugna” di peperoni di Carmagnola e salsa tonnata unita a piccole sfere del caprino del Alta Langa con basilico.
«Questa è un’ “entratina” iniziale, dove uso come materia prima prodotti piemontesi, realizzati da aziende locali nel rispetto del territorio. La buona riuscita dei piatti Amo il mio lavoro e ci tengo alla buona riuscita dei miei piatti. Ecco perché sono solito uscire in sala e parlare con i clienti, spiegando loro l’elaborazione dei piatti così da ricevere i complimenti ma soprattutto le critiche, sempre ben accette se costruttive».
Un lavoro che Veri svolge con dedizione ed entusiasmo.
Sicuramente un ottimo esempio per i tanti ragazzi che in questo periodo hanno terminato la scuola superiore e sono alla ricerca della loro strada.
Il mestiere del cuoco è tutto meno che semplice, soprattutto quando all’ora di pranzo si accavallano le ordinazioni e la cucina si trasforma in una trincea nella quale bisogna sapersi destreggiare bene.
Lucia Pignari