Giornata astigiana, lunedì, per il noto chef Alessandro Borghese. Volto della televisione grazie a trasmissioni come “4 ristoranti”, è anche brand ambassador dell’Asti Docg da circa due anni, tanto da essere stato invitato, nel cortile di Palazzo Ottolenghi, a partecipare alla conferenza “Il territorio come ingrediente dell’economia”, insieme al vice presidente del Consorzio dell’Asti Docg, Stefano Ricagno, e al presidente dell’Unione industriale, Andrea Amalberto.
Prima di salire sul palco insieme ai relatori, però, si è reso disponibile ad incontrare i giornalisti per rilasciare brevi interviste presso l’area degustazioni del Consorzio dell’Asti e del Moscato d’Asti Docg allestita in piazza Roma per la Douja d’Or.
Ecco le domande che gli abbiamo posto.
I prodotti del territorio in cucina
Quali sono i prodotti tipici dell’Astigiano che usa maggiormente in cucina?
“Posso parlare di ricette e prodotti. Per esempio adesso, presso “Il lusso della semplicità”, il mio ristorante a Milano, abbiamo in carta una mia versione del coniglio all’Astigiana, molto apprezzata. Quando sono venuto qui sul territorio, sia per l’Asti docg sia per la trasmissione “4 ristoranti”, ho preso spunto e ho messo in carta questo piatto che mi dà un sapore di antico, di vecchio dal punto di vista gastronomico – inteso in senso positivo, però – con la possibilità di rivisitarlo in chiave parzialmente più moderna. E’ un piatto che funziona molto bene.
E poi uso molto la muletta, un salume pazzesco molto adatto come antipasto, tanto che lo servo come stuzzichino al bar per allietare i clienti. E ancora i cardi, le nocciole e gli altri prodotti del territorio che arrivano nella carta del mio ristorante spesso e volentieri. Adesso che è stagione inizieranno sicuramente ad essere presenti anche funghi e tartufi. E poi l’uva stessa, che ho utilizzato per fare crostate o salse in abbinamento con il filetto di maiale.
Insomma, i prodotti del territorio astigiano compaiono all’interno del mio locale lungo tutto l’arco dell’anno”.
Quali sono le principali caratteristiche che rendono l’Asti docg un abbinamento o un ingrediente prezioso all’interno di un menu?
“Essenzialmente il prodotto molto trasversale, che consente a noi chef di lavorare sia sul secco sia sul dolce, caratteristica che non è propria di tutte le produzioni. Aggiungo però che ho notato che questo stretto bacino di territorio è ricco di marchi storici che, secondo me, sono stati un po’ dormienti negli anni. Ultimamente, tuttavia, il Consorzio dell’Asti docg e tutta la parte industriale hanno iniziato ad investire, ravvivare, rinnovare e comunicare. Tramite chi? Soprattutto tramite i giovani. In questo modo, un prodotto che era legato al cesto di Natale ora è più fruibile, è diventato smart. Un po’ più figo. In questo modo ci proiettiamo nei prossimi dieci anni di vendite e di promozione del prodotto”.
Cucina e televisione
I programmi di cucina, proposti in grande quantità e ormai da diversi anni in televisione, hanno sempre seguito. Lei, che è un personaggio televisivo molto apprezzato, come spiega il duraturo successo di questo format?
“Posso semplicemente sottolineare che siamo l’unico popolo che all’ora di pranzo, quando è ancora a tavola perché ha appena finito il pasto, si domanda cosa c’è per cena. Insomma, è nel nostro DNA”.
Elisa Ferrando
Il territorio e il desiderio di ripartenza
Al termine dell’incontro con i giornalisti Borghese si è recato a Palazzo Ottolenghi, sotto gli sguardi curiosi dei passanti. Insieme ad Andrea Amalberto e Stefano Ricagno, moderato dalla giornalista Roberta Favrin, ha parlato di Asti e delle sue eccellenze.
“Oggi siamo stati tutta la giornata in mezzo ai filari – ha esordito Borghese – in quanto solo così ci si rende conto del grande lavoro fisico che c’è dietro ad ogni bicchiere di vino, ma anche dei cambiamenti che questo mestiere ha subito, di quanto la tecnologia abbia modificato la raccolta, la pigiatura e tutto il processo che riguarda la vinificazione”.
Secondo lo chef Borghese i fornelli per una buona ripartenza sono già stati accesi. “Si percepiscono i grandi sforzi di volontà ed economici da parte degli industriali locali, dei vignaioli e dei proprietari delle cantine – ha affermato – per rilanciare il territorio e i prodotti. Ma, anche, lo sforzo di comunicazione e promozione tramite i canali social”. Anche se, come ha sottolineato, bisognerà investire in infrastrutture e in accoglienza per ottenere risultati certi. “Quello che mi affascina di questo progetto – ha aggiunto Borghese – sono le persone, persone all’apparenza dure ma che, piano piano, come un tortino al cioccolato, rivelano un cuore morbido”.
Il ritorno dei giovani
Si è poi parlato del ritorno dei giovani, che si stanno avvicinando al territorio e al lavoro della terra con un approccio diverso, più consapevole. “I produttori di uva sono la base di tutta la catena di trasformazione che porta ai supermercati – ha commentato Stefano Ricagno – e i dati che abbiamo sono positivi”.
“Il Consorzio ha creduto molto in Alessandro, nella sua capacità di comunicazione e nella crescita – ha sottolineato Favrin – e viceversa”. E a Borghese va il merito, con i suoi quasi due milioni di follower, di aver attirato anche il pubblico più giovane. “Tanti ragazzi – ha ricordato lo chef – sono tornati alla terra dopo gli studi universitari, attratti da tutto ciò che ha un valore storico, da tutto ciò che è italiano e che è stato rispolverato”.
Giovani consumatori, quindi, ma anche giovani imprenditori stanno ruotando intorno a questo mondo “e a questo territorio che non ha nulla da invidiare ad altre zone – ha detto Andrea Amalberto – giovani coraggiosi che, pur vivendo in un Paese dove il mondo del lavoro è difficile, hanno lo stesso voglia di rischiare”. E di raccontare il territorio. “Abbiamo ripreso due Ape car storiche, attualmente collocate nella nostra area degustazioni alla Douja d’Or – ha detto a tal proposito Ricagno – che saranno a disposizione dei consorziati per manifestazioni, ma con cui andremo anche in giro per l’Italia”.
Monica Jarre