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Ospedale di Asti
Economia

“Dall’ospedale al territorio: ecco il modello di sanità che proponiamo”

Cgil, Cisl e Uil hanno inviato all’Asl una piattaforma di proposte. Tra le richieste l’incremento delle Case delle salute

«Spostare la risposta sanitaria dall’ospedale al territorio: un modello che costa meno, è vicino alle esigenze dei cittadini e fa in modo che gli ospedali si occupino di acuzie. La sanità deve diventare di prossimità».
E’ il punto focale della piattaforma firmata dai segretari generali Luca Quagliotti (Cgil Asti), Stefano Calella (Cisl Alessandria Asti) e Armando Dagna (Uil Asti Cuneo), presentata mercoledì in occasione di una conferenza stampa on line. Intitolata “Proposte per una migliore sanità in provincia di Asti”, è stata inviata lo stesso giorno al nuovo direttore generale dell’Asl astigiana, Flavio Boraso.
«Nei mesi scorsi – ha spiegato Calella – come sindacati abbiamo avviato uno studio sul sistema della sanità territoriale nella nostra provincia. Nel corso del 2020 è infatti emerso che la pandemia ha enfatizzato un sistema che era già carente e che dava criticità nella sua organizzazione. Per questo abbiamo pensato ad uno studio che analizza il contesto, evidenzia le criticità e formula proposte, in linea con i tavoli di confronto che si stanno costruendo a livello nazionale tra i nostri sindacati e i Ministeri e con il documento regionale di Cgil, Cisl e Uil dedicato a come, secondo noi, va riformata la sanità».
Il punto di partenza è la pandemia, ma lo studio vuole fotografare la situazione generale, quindi si focalizza sui dati 2019 (senza considerare, ad esempio, le assunzioni di personale a tempo determinato attuate in conseguenza all’emergenza sanitaria).

La situazione della sanità

«La sanità astigiana – ha sottolineato Quagliotti – è certamente riuscita, pur sottoposta a tensioni durissime, a garantire una risposta sanitaria durante la pandemia. Tutto ciò è avvenuto nonostante la riduzione dei posti letto effettuata negli due ultimi anni (abbiamo un posto letto ogni 352 abitanti, contro la media del quadrante di un posto letto ogni 255). Riduzione cui non è corrisposta una contestuale crescita delle strutture di medicina territoriale. Tanto che, nel corso della pandemia, è emersa la difficoltà della medicina territoriale di far fronte alle necessità dei cittadini».
«La convinzione che il territorio debba essere necessariamente al centro del sistema sanitario – ha aggiunto Quagliotti – nasce da due considerazioni fondamentali. Primo, il fatto che la popolazione è caratterizzata da un marcato processo di invecchiamento. Secondo, il fatto che un terzo della popolazione della provincia è concentrata in Asti città, mentre il resto è sparso su tutto il territorio, con pochi comuni di medie dimensioni».
Per creare un distretto forte, secondo i sindacati, bisogna quindi potenziare le case della salute; rafforzare la risposta domiciliare; dare vita ad un nuovo rapporto tra ospedale e territorio nei percorsi di cura.

Le Case della salute

Particolare attenzione viene dedicata alle Case della salute.
«Nel territorio di riferimento dell’Asl di Asti, che copre l’89% della provincia – ha ricordato Quagliotti – è presente una Casa della salute ogni 53.304 abitanti. Quattro le strutture già funzionanti (Canelli, Nizza Monferrato, San Damiano e Villafranca). Ma, per garantire una risposta adeguata, è necessario che se ne aggiungano altre: una a Villanova (zona industriale della provincia caratterizzata da un aumento della popolazione residente); una nel Nord Est Astigiano (nel 2006 si parlava di Grana); una in Val Bormida e due ad Asti per evitare di congestionare l’ospedale. In questo caso se ne potrebbero realizzare una nella zona Ovest della città (per esempio all’interno dell’ex Maternità, contenitore attualmente in disuso) e una nella zona Est (utilizzando eventualmente una parte della casa di riposo “Città di Asti”)».
Il modello avanzato dai sindacati si basa su due tipologie differenti di Case della salute: uno a bassa attività assistenziale (per quelle vicine agli ospedali di Asti e Nizza) ed uno a media/alta attività assistenziale (per titte le atre), con servizi aggiuntivi rispetto alle prime.

I sindacati propongono la realizzazione di una Casa della salute nell’ex Maternità di Asti

L’ospedale della Valle Belbo

Tra le richieste, quella di completare al più presto l’ospedale della Valle Belbo. «I lavori di costruzione sulla base dell’attuale progetto strutturale dovranno essere conclusi quanto prima, anche se poi sarà necessario fare un ragionamento a livello di trasporti e collegamento, vista la posizione isolata di Regione Boidi. A livello di servizi e reparti, però, secondo noi il progetto va integrato. Chidiamo infatti l’aggiunta di 2 ambulanze medicalizzate 24 ore su 24; 10 posti letto di recupero e riabilitazione; la creazione di sale attrezzate e un reparto di 10 posti letto per interventi di Day Hospital, Day Surgery e One Day Surgery. «In questo modo – ha evidenziato Quagliotti – si diminuirebbero le liste di attesa dell’ospedale di Asti, soprattutto in quelle specialità dove non è necessaria una degenza post intervento, come gli interventi alla cataratta. Poi si potrebbero anche garantire gli interventi per la libera professione intramoenia, sgravando anche in questo caso l’ospedale di Asti e garantendo degli introiti all’Asl».

Le risorse

La piattaforma indica anche le risorse necessarie. «La maggior parte delle proposte che abbiamo avanzato – hanno affermato i sindacalisti – sono a costo zero. Si tratta, infatti, di investire su nuove modalità organizzative che non comportano investimenti economici. Altre proposte trovano le coperture finanziarie all’interno delle risorse già stanziate nel bilancio regionale. In ultimo la nuova legge finanziaria, per la prima volta dopo anni, implementerà il fondo destinato alla sanità con 1 miliardo di euro, a cui si aggiungono i 9 miliardi di euro interamente dedicati all’assistenza territoriale del Ricovery Fund, cui dovrebbero aggiungersi, con ogni probabilità, le risorse del MES».

Le conclusioni

«La nostra piattaforma – ha aggiunto Calella al termine della relazione di Quagliotti – vuole essere un percorso inclusivo. Chi la vorrà condividere è ben accetto. Anzi, ci aspettiamo adesioni da parte dei sindaci, che sono le autorità sanitarie del territorio».
«Il senso della piattaforma – ha concluso Armando Dagna – sta tutto nelle proposte. Vorremo che ad Asti, così come in tutto il Piemonte, si attuasse una inversione di paradigma: dal cittadino che va a curarsi alla sanità che va al cittadino. Il modello incentrato sugli ospedali ha dimostrato tutti i suoi limiti, come dimostrano le storie che raccogliamo tutti i giorni tra i nostri iscritti. Storie da cui emergono il disagio e l’imposibilità per molte persone di avere un accesso dignitoso alla sanità».

Elisa Ferrando

 

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