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Dierre, assemblea e corteo dei lavoratori
Economia

Dierre, assemblea e corteo dei lavoratori

E’ previsto per martedì 25 marzo, dalle 11 alle 14, lo sciopero unitario promosso da Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil che interesserà gli oltre 700 dipendenti dei quattro stabilimenti della Dierre,

E’ previsto per martedì 25 marzo, dalle 11 alle 14, lo sciopero unitario promosso da Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil che interesserà gli oltre 700 dipendenti dei quattro stabilimenti della Dierre, azienda leader mondiale nella produzione di porte blindate, porte per interni e serrature.
La manifestazione di protesta prevede l’assemblea davanti ai cancelli di Dierre centrale dalle 11 alle 12, quindi la partenza del corteo, che percorrerà la statale per arrivare sotto il Municipio, in modo da esporre al sindaco Christian Giordano le motivazioni della protesta, dato che nelle scorse settimane aveva organizzato un incontro in Municipio convocando sindacati e azienda.

«La Dierre – commenta Claudio Chierchiello (Fiom Cgil) –  deve tornare sui propri passi e aprirsi al dialogo, per venire incontro alle richieste che facciamo per conto dei lavoratori. Questi ultimi si vedono applicare, ormai da sei anni, vari tipi di ammortizzatori sociali – dalla cassa integrazione ordinaria a quella straordinaria, per arrivare agli attuali contratti di solidarietà, “in funzione” ormai da tre anni – con conseguente diminuzione degli stipendi. Dall’inizio dell’anno abbiamo posto “sul piatto” alcune questioni importanti da discutere, ma non abbiamo ottenuto le risposte che ci aspettavamo. Primo, il timore della delocalizzazione della produzioni. L’azienda continua a negarlo, ma i lavoratori ci dicono che in alcuni casi le porte blindate sono realizzate solo in minima parte a Villanova mentre il grosso della lavorazione si attua all’estero, in Portogallo. Secondo, il fatto che la proprietà ha affermato di aver bisogno di un aumento dei contratti di solidarietà dal 40% al 60% a livello individuale. Provvedimento che diminuirebbe ancora lo stipendio, mettendo in seria difficoltà i lavoratori che non riuscirebbero a far fronte alle spese ordinarie che gravano ormai sulle famiglie. Terzo, il fatto che l’azienda non anticipa il 70% dei contratti di solidarietà, come previsto, ma solo il 60%, rimandando il 10% alla pubblicazione del decreto ministeriale, che avviene diversi mesi più tardi. Noi chiediamo, invece, che l’anticipo sia completo».

Sulle questioni sollevate l’azienda ha replicato nei giorni scorsi, ricordando innanzitutto che non sono previsti licenziamenti né esuberi. Per poi rispondere alle questioni sollevate dai sindacalisti con Cesare Manganelli, funzionario dell’azienda per quanto riguarda le questioni sindacali. Manganelli ha ricordato in primo luogo che «la produzione nello stabilimento portoghese è propedutica e utile a quella italiana, per cui non si può affatto parlare di delocalizzazione». Quindi che «la diminuzione dal 70% al 60% degli anticipi è un effetto “a cascata” della modifica della Legge di stabilità e che l’aumento dei contratti di solidarietà è solo una misura cautelare “anticatastrofe” da attuare eventualmente solo nel caso in cui si verificassero peggioramenti pesanti della situazione economica».

e.f.

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