Quantitative easing e politiche espansive della BCE. Se ne parlerà venerdì sera, 27 febbraio, a partire dalle 20, nell'ex sala consiliare del Municipio durante un incontro aperto a tutti
Quantitative easing e politiche espansive della BCE. Se ne parlerà venerdì sera, 27 febbraio, a partire dalle 20, nell'ex sala consiliare del Municipio durante un incontro aperto a tutti organizzato dall'associazione Gli Argonauti di Asti e Italia Aperta. A spiegare quali saranno gli impatti su imprese e cittadini saranno Riccardo Puglisi, editorialista del Corriere della Sera e ricercatore all'Università di Pavia, Raffaele Zenti, fondatore di Advise Only, Oscar Giannino, giornalista economico e tra i fondatori di Fare per Fermare il Declino e Corrado Griffa, esperto di economia e membro di Italia Aperta, un osservatorio di analisi sulle politiche economiche e non solo. Proprio a quest'ultimo abbiamo chiesto di spiegare meglio lo strumento del QE e gli effetti che avrà sull'economia italiana.
Cosa si intende per "quantitative easing" e perché la BCE ha deciso di ricorre a questo strumento?
Il QE è l'insieme di misure con cui la Banca Centrale Europea (come fatto in passato da quelle USA, giapponese, inglese) intende immettere liquidità nel sistema bancario, confidando che questa liquidità sia utilizzata dalle banche europee per concedere prestiti alle imprese (ed ai privati) così da rilanciare l'economia europea. In termini concreti, la BCE intende acquistare ogni mese, e sino ai prossimi 18 mesi, 60 miliardi di titoli di stato oggi di proprietà delle banche europee; come contropartita delle vendita dei titoli, le banche riceveranno liquidità per pari ammontare. La BCE si attende che questa liquidità venga utilizzata dalle banche europee per concedere nuovi prestiti ad imprese e privati. La BCE ha deciso di ricorrere al QE alla luce della debolezza nell'economia europea: bassa crescita, negativa in alcuni Paesi (come l'Italia) e pochi prestiti bancari alle imprese.
L'acquisto di titoli di stato da parte della BCE dovrebbe sortire un effetto positivo sull'economia dei singoli stati membri, iniettando denaro e, come nel caso delle banche, sbloccando la paralisi dei prestiti ad imprenditori e dei mutui ai cittadini. E' veramente così? Oppure c'è il rischio che il denaro, alla fine, rimanga dei caveau degli istituti di credito?
L'obiettivo è quello indicato. Quando una banca centrale, come la BCE, assume misure importanti come il QE, il sistema bancario si trova dinanzi ad una "pressione morale" cui è difficile opporsi ma non esiste alcun obbligo legale delle banche a concedere, a loro volta, credito ad imprese e privati, utilizzando la liquidità ottenuta attraverso la vendita di titoli di stato. Per rispondere alla seconda domanda, dobbiamo ricordare che esiste un duplice rischio: che le banche non vendano titoli di stato alla BCE o ne vendano in misura inferiore a quanto previsto ed auspicato dalla stessa (e quindi i 60 miliardi mensili di operazioni di QE si riducano nel loro ammontare); che la liquidità affluita alle banche tramite il QE non venga utilizzata (o utilizzata solo in parte) dalla banche per concedere prestiti al sistema economico.
All'interno della BCE ci sono economisti che non hanno condiviso la scelta di ricorrere al QE perché, guardando alla rimessa in moto dell'economia statunitense, dicono che si poteva attendere gli effetti positivi di quest'ultima sui mercati europei. Lei cosa pensa a riguardo?
Le posizioni all'interno della BCE erano diverse; la misura di procedere adesso al QE è stata presa a larga maggioranza dei componenti la BCE, tutti banchieri centrali dei rispettivi Paesi. La maggioranza ha quindi ritenuto che il momento fosse ora, e non rinviabile. A mio avviso, sarebbe stato certamente più corretto adottare il QE mesi orsono; ma come sempre, è facile giudicare una partita dalla tribuna. La BCE ha comunque il potere di adottare misure come il QE e nessuno, all'interno della UE, può contestare questo potere.
Al piccolo risparmiatore italiano cosa dovrebbe portare l'operazione di QE disposta da Draghi? E sull'inflazione ci sarà la ricaduta positiva che tutti si attendono?
Il cittadino che intende chiedere un prestito od un mutuo ha una maggiore possibilità di averlo, nel caso le banche adottino correttamente le misure di QE, e a tassi che dovrebbero essere inferiori a quelli sinora applicati. Il cittadino che ha risparmi investiti in titoli di stato, od altri strumenti finanziari (obbligazioni quotate societarie ndr), specularmente, dovrà attendersi un rendimento inferiore a quello sinora ottenuto (e già storicamente basso) a causa di tassi di interesse calanti. C'è poi la questione inflazione: la BCE ha dichiarato che il programma di QE continuerà sino a quando le aspettative di inflazione futura non saranno allineate al tasso di inflazione atteso dalla BCE, che è indicato nell'intorno del 2%. Questo non significa che il QE continuerà sino a quando l'inflazione annua raggiungerà il 2% ma significa che il QE continuerà sino a quando la BCE non riterrà che le aspettative di inflazione futura siano allineate, ovvero previste, nell'intorno del 2%.
In questo momento l'eventuale abbandono della moneta unica da parte dell'Italia, ogni tanto invocato come la panacea di tutti i mali, creerebbe un effetto domino devastante sulla nostra economia?
Dagli anni ?70 quando i tassi sui bot italiani erano superiori al 20%, i tassi sui titoli pubblici sono progressivamente scesi, sino a raggiungere, o avvicinare, quelli pagati dai Paesi europei "più virtuosi", cosa avvenuta al momento dell'entrata nell'euro. In tutti questi anni, l'Italia ha goduto del "dividendo dei tassi bassi sull'euro", riducendo quindi il costo sul debito pubblico, ma non ha saputo beneficiare di una prolungata fase di "grazia" per ridurre il debito pubblico, cosa che oggi si invoca in situazioni economiche e finanziarie molto difficili: l'Italia poteva, doveva, ridurre il debito nei 20 anni passati, grazie a tale fase di "grazia", riducendo la spesa pubblica improduttiva.Ciò non si è verificato.
Le ricette di Renzi, ad un anno esatto dal suo insediamento, sono servite a fermare il declino che voi tutti denunciate invocando riforme radicali su spesa pubblica, fisco, mercato del lavoro e riforme statali?
Mi lasci citare Oscar Wilde: "L'uomo può credere all'impossibile, non all'improbabile".
Riccardo Santagati