Diventerà permanente il tavolo sulla crisi delledilizia convocato per la prima volta lunedì in Camera di Commercio su invito del presidente Mario Sacco. Un tavolo che ha riunito da una parte il
Diventerà permanente il tavolo sulla crisi delledilizia convocato per la prima volta lunedì in Camera di Commercio su invito del presidente Mario Sacco. Un tavolo che ha riunito da una parte il mondo imprenditoriale e delle associazioni di categoria. Dallaltra quello della Pubblica Amministrazione, con la partecipazione di 29 Comuni astigiani (erano stati invitati quelli oltre i mille abitanti), della Provincia, della Regione, oltre che del parlamentare Massimo Fiorio. La riunione, come si vede molto partecipata, ha fatto seguito alle manifestazioni pubbliche indette nei mesi scorsi da Gruppo costruttori edili dellUnione industriale, Cna e Confartigianato per evidenziare la grave crisi del settore delle costruzioni, che ha portato ad una sensibile diminuzione delle imprese e dei lavoratori coinvolti (circa mille i posti di lavoro persi a livello provinciale negli ultimi anni). Il presidente Sacco ha infatti accolto linvito delle imprese a discutere sulla questione e in particolare sul patto di stabilità, legge che sta creando gravi problemi sia ai Comuni sia alle imprese.
E proprio su questo argomento si è concentrato il dibattito di lunedì. «Dalle discussioni affrontate – commenta Mario Sacco – è emerso il grave problema rappresentato dal patto di stabilità, che va a peggiorare le conseguenze della grave crisi economica. Infatti molte Amministrazioni virtuose avrebbero opere pubbliche da realizzare già coperte dai fondi necessari, spesso grazie a riserve accantonate negli anni precedenti, ma non possono eseguirle a causa degli obiettivi generali del patto, che non distinguono tra Enti virtuosi e non. E ancora, a volte capita che, se anche le Amministrazioni hanno fatto partire i lavori, magari perché a cavallo di più esercizi, si trovano bloccate successivamente, con la conseguenza di non poter più corrispondere i pagamenti alle imprese, che quindi sono costrette a rivolgersi alle banche oppure a bloccare il cantiere.
Per questo abbiamo deciso che, come Camera di Commercio, invieremo alle Istituzioni presenti allincontro (oltre che allAnci, lAssociazione nazionale comuni italiani), un documento firmato dai partecipanti al Tavolo, in cui si ribadiscono due punti fondamentali: lesigenza di sostenere limprenditoria locale, invitando quindi le Amministrazioni a redigere bandi e gare dappalto con importi bassi, in modo da favorire, ovviamente nel rispetto delle regole, le ditte astigiane (che generalmente non sono strutturate per svolgere grandi opere, ndr); e sostenere la richiesta dei Comuni di rivedere il Patto di stabilità. Dopodiché ci rivedremo tra un mese per fare il punto della situazione e verificare se, a livello legislativo, si è mosso qualcosa».
Da parte sua lassessore regionale allUrbanistica e alle Opere pubbliche, Giovanna Quaglia, ha ricordato «i grandi sforzi che la Regione sta facendo per venire incontro alle esigenze degli Enti locali», facendo vari esempi in merito, per poi sottolineare che «il vero cambiamento di passo non può prescindere che da una modifica del patto di stabilità a livello nazionale. La Regione Piemonte, anche per la peculiarità di un territorio in cui 1.077 comuni su 1.207 sono sotto i 5 mila abitanti, è pronta a manifestare al fianco dei sindaci. Il rilancio delleconomia, in particolare per quanto riguarda il settore edile, deve necessariamente passare attraverso un allentamento delle maglie del patto di stabilità».
Un invito alla concretezza è poi arrivato da Paola Malabaila, presidente dellUnione industriale.
«Ho apprezzato molto la convocazione dellincontro – ha commentato – in quanto dimostra il desiderio comune di voler uscire dalla crisi. Ho anche apprezzato la folta e qualificata partecipazione alla riunione e la decisione di trasformarla in un Tavolo permanente che si riunirà a cadenza ravvicinata, in quanto lesigenza delle imprese è trovare strategie di uscita al più presto, dato che molte ditte del territorio, se la situazione non migliorerà, hanno soltanto più due o tre mesi di vita. Detto questo, ho proposto che alle prossime riunioni si faccia una lavoro molto pratico e concreto, ovvero una ricognizione delle opere di Provincia e Comuni cantierabili, pronte per la gara dappalto, e delle possibilità di finanziamento esistenti (eventuale sforo dal Patto di stabilità, finanziamenti europei o altro). E questo sia per evitare di perdere tempo sia per evitare che, come a volte accade, ci siano i fondi ma i progetti non siano ultimati, con conseguente perdita delle somme, dato che hanno una scadenza».
Elisa Ferrando