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Edilizia nel baratro, persi in un annomille posti di lavoro in provincia
Economia

Edilizia nel baratro, persi in un anno
mille posti di lavoro in provincia

Una distesa di caschetti gialli a simboleggiare i mille posti di lavoro persi nel settore delle costruzioni negli ultimi anni a livello provinciale. A collocarli,  sabato mattina in piazza San

Una distesa di caschetti gialli a simboleggiare i mille posti di lavoro persi nel settore delle costruzioni negli ultimi anni a livello provinciale. A collocarli,  sabato mattina in piazza San Secondo, i promotori della manifestazione di denuncia della grave situazione in cui versa l’edilizia astigiana: il Gruppo costruttori edili dell’Unione industriale, Confartigianato e Cna.

Sul tema sono infatti intervenuti Paola Malabaila, presidente dell’Unione industriale; Luciano Mascarino, capogruppo dei Costruttori edili dell’Unione industriale; Biagio Riccio, presidente provinciale di Confartigianato;  Annunziato Pontarelli, presidente degli Artigiani edili di Confartigianato. Infine, per la Cna hanno parlato il direttore Giorgio Dabbene e il presidente degli artigiani edili, Fabiano Baù.
«Siamo qui, nel cuore della città e di fronte al Municipio – ha esordito Luciano Mascarino – per esprimere il sentimento che ormai caratterizza noi costruttori, ovvero una grave depressione. E per segnalare alla cittadinanza i mille posti di lavoro persi dal settore. E per farlo abbiamo deciso di organizzare questa manifestazione senza invitare politici o amministratori, dato che finora nessuno ci ha ascoltati».

Da parte sua Paola Malabaila, presidente dell’Unione industriale, ha affermato di essere molto preoccupata per «la situazione drammatica in cui versano le nostre imprese provinciali, quasi tutte a conduzione familiare, in quanto in questo periodo rischiamo di vanificare il lavoro svolto dai nostri predecessori. Certo, le ultime analisi a livello nazionale affermano che, nonostante la crisi, si comincia ad intravedere la luce in fondo al tunnel. Ma questo timido segnale vale solo per le imprese che riescono ad esportare. Noi, come costruttori, non abbiamo prodotti da proporre al mercato estero, se non il cosiddetto know how. E poi ricordo che in Italia le costruzioni rappresentavano, prima della crisi, il 9% del Pil. Se tutte le aziende del comparto dovessero andare a cercare sbocchi all’estero quale fine farebbe l’economia italiana?».

A sottolineare l’importanza del settore per l’economia del Paese anche Biagio Riccio. «Non è solo un volano occupazionale – afferma – ma anche un comparto che determina un indotto enorme. Dal 2010 abbiamo cominciato a denunciare la situazione di crisi drammatica che caratterizza l’edilizia, ma, come risposta, abbiamo solo ricevuto provvedimenti statali vessatori, dall’obbligo di collocare i tracker satellitari sui camion al sistema Sistri, che hanno incrementato i costi delle aziende, il cui cuneo fiscale è già molto alto. Ultima invenzione il Durt (Documento unico di responsabilità tributaria, ndr), un nuovo metodo di certificazione fiscale per le imprese, in un contesto in cui, invece, lo Stato ritarda mesi e anni a pagare le aziende. Il problema si replica a livello locale, quando le Amministrazioni affidano i pochi lavori pubblici che sono in grado di eseguire ad aziende che arrivano da fuori provincia, portando così, di fatto, i nostri soldi fuori dal territorio».

Un invito alla concretezza, ancora una volta rivolto alla politica, è arrivato anche da Fabiano Baù, che ha sottolineato come sia assolutamente necessario che «alla fine si concretizzino le idee, in quanto a livello politico e amministrativo, spesso mancano i fatti». A sottolineare alcuni timidi segnali positivi, in tale contesto, Giorgio Dabbene, direttore della Cna. «Qualche piccolo spiraglio si nota all’interno del Decreto del fare, studiato dal Governo. Ricordo, ad esempio, i 170 milioni di euro stanziati per opere pubbliche in Piemonte, anche se questa cifra comprende tre/quattro grandi opere che non riguardano l’Astigiano. E poi i 150 milioni di euro stanziati per la manutenzione delle scuole, per la sicurezza dei nostri ragazzi. Certo, in entrambi i casi bisogna vedere quanto rimarrà sul nostro territorio, ma sono comunque aperture. Segnali di cui il settore ha estremamente bisogno, in quanto dalle nostre imprese edili associate arrivano messaggi di sopravvivenza pura, dove i titolari non garantiscono di riuscire a tenere a lungo gli operai, anche se licenziare è l’ultima cosa che vorrebbero».

A ribadire ancora la necessità di regole in ambito pubblico per mantenere i pochi lavori che si possono eseguire sul territorio Luciano Mascarino: «Siamo preoccupatissimi per il Pisu (Piano integrato di sviluppo urbano, che riguarda diverse zone della città, ndr) – afferma – in quanto potrebbe dare ossigeno alle imprese ma temiamo, come sempre, che i lavori vengano affidati ad imprese fuori provincia e regione. Da tempo, infatti, chiediamo che gli appalti vengano stilati, ovviamente nel rispetto della legge, con regole che privilegino le aziende del territorio». «Senza contare – ha continuato – il tempo e i soldi che abbiamo perso in passato per appoggiare idee e progetti cui potevamo essere interessati, come la costruzione di nuovi parcheggi in città, e che poi, dopo mesi e anni di discussioni, si sono arenati e non se ne è fatto nulla. Nei mesi scorsi, poi, abbiamo lanciato pubblicamente una proposta: vendere agli Enti pubblici, a prezzi agevolati, parte degli alloggi che abbiamo costruito negli ultimi anni e che sono attualmente invenduti (in provincia se ne contano circa 3mila). Ecco, questa proposta deve essere trattata a livello istituzionale».

Ad ascoltare gli interventi della categoria il presidente della Camera di Commercio Mario Sacco, il parlamentare Massimo Fiorio e il sindaco di Vinchio Andrea Laiolo. Al termine degli interventi Sacco è intervenuto ricordando che, nei mesi scorsi, aveva annunciato che avrebbe portato avanti un’indagine con i Comuni della provincia per verificare la possibilità di dare il via a nuovi lavori e appalti, fermo restando il Patto di stabilità. «Questa indagine è terminata – ha affermato Sacco – e a settembre saremo pronti ad organizzare un incontro per pianificare il tutto».
Infine Massimo Fiorio ha ricordato alcuni provvedimenti, interessanti per il settore, che sta portando avanti il Parlamento, tra cui la tranche di pagamenti (20 miliardi) per coprire i debiti contratti dalla Pubblica amministrazione verso le imprese; gli stanziamenti per l’edilizia scolastica e gli ecobonus.

Elisa Ferrando

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