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Economia
Focus

Edilizia tra bonus fiscali e costi alle stelle

Carlo Fornaca (Unione industriale) e Guido Gallo (Cassa edile) analizzano lo “stato di salute” del comparto

«E’ innegabile che i bonus in edilizia abbiano determinato l’avvio di numerosi cantieri, ma rincari eccezionali delle materie prime e problemi irrisolti da anni rischiano di limitare i vantaggi di questo strumento».
Così Carlo Fornaca, titolare di CS Costruzioni di Frazione Sessant e a capo del Gruppo costruttori edili dell’Unione industriale di Asti, delinea lo “stato di salute” dell’edilizia.

Carlo Fornaca

Parliamo di bonus fiscali…
«I bonus fiscali – sia il cosiddetto 110%, sia quello relativo alle facciate – rappresentano un’ottima idea e hanno indotto tanti cittadini ad effettuare interventi su case singole e condomini. Interventi che determinano automaticamente altri due vantaggi (dato che una parte dei lavori riguarda l’efficientamento energetico): ridurre il consumo di energia e l’inquinamento, per l’80% dovuto al riscaldamento nelle abitazioni. Senza contare che hanno consentito di stanare numerosi lavoratori irregolari, come dimostra il fatto che l’imponibile contributivo, registrato dalla Cassa edile di mutualità ed assistenza, è aumentato per la fascia di età tra i 30 e 45 anni, relativo ad addetti che quindi presumibilmente lavoravano già nel settore, dato che non sono più tanto giovani. Ma i problemi non mancano lo stesso.
A cosa si riferisce?
In primo luogo al continuo cambiamento delle tempistiche. Pensiamo agli interventi sulle case singole. In questo caso l’ultima modifica è stata inserita nella Legge di bilancio 2022, che prevede la proroga al 31 dicembre 2022 ma a patto che si sia svolto il 30% del lavoro entro il 30 giugno, pena la decadenza del bonus e, quindi, l’obbligo del committente di pagare l’intervento. Per i condomini, invece, la scadenza è il 31 dicembre 2023. A questo punto sarebbe stato meglio adeguare la scadenza delle singole unità immobiliari a quella dei condomini, perché purtroppo la situazione attuale non consente di garantire lo svolgimento regolare dei lavori.

Italia Paese di assemblatori

Per quali motivi?
La ragione sta nel fatto che alle imprese edili non è assicurato l’arrivo dei materiali necessari. Pensiamo ai materiali base dell’edilizia: acciai, polimeri, semiconduttori e microchip (fondamentali per la componente elettrica, dagli impianti alle caldaie, fino alla domotica). Non si producono più in Italia da anni, a causa di una politica distruttiva che – per burocrazia eccessiva, costo della manodopera e regole restrittive – ha portato l’Italia ad essere un Paese di assemblatori che importa dall’estero materie prime e componenti fondamentali per la produzione.
Quali sono le conseguenze? In caso di crisi (come la pandemia con la relativa chiusura degli stabilimenti prima, la guerra in Ucraina poi) gli Stati esportatori ci tengono “sotto scacco”, in quanto ci consegnano i materiali solo dopo aver rifornito le imprese nazionali (con tempi che arrivano anche a 8 – 10 mesi) e imponendo il prezzo che desiderano. Dipendendo totalmente dall’estero, noi subiamo la politica commerciale. Come Ance (Associazione nazionale costruttori edili) stiamo portando questo tema ai Tavoli con il Governo.

I rincari

A proposito di prezzi, aveva mai visto rincari così elevati?
No, non mi era mai capitato, dato che vanno dal 40 al 150%. E gli effetti sono deleteri. Innanzitutto incidono sui ricavi delle imprese, determinando un incremento che non dipende dall’aumento degli utili. E poi creano problemi anche a livello di appalti.
Basti pensare che, nonostante i decreti ministeriali sul caro-prezzi, come Ance abbiamo chiesto e ottenuto la possibilità di revisione dei prezzi per gli appalti contrattualizzati. Il problema è che, con i rincari attuali, in alcuni casi la differenza è talmente elevata che il completamento dei lavori è a rischio per mancanza di copertura economica. Un rischio che, peraltro, riguarda anche i progetti legati al PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza).
Ci spieghi…
Il PNRR rappresenta una grande soluzione per il rilancio occupazionale e il rinnovo a livello di urbanizzazioni, ma incorre in un rischio molto elevato per i problemi prima citati. Senza dimenticare che sul Piano gravano il mancato allineamento a livello di burocrazia e la necessità di interventi per favorire l’arrivo di manodopera. Servirebbero infatti sgravi per i contratti di apprendistato e una nuova regolamentazione sul pre-avviso delle dimissioni a livello contrattuale. Attualmente è di soli 10 giorni: passi per un manovale, ma per un operaio di terzo e quarto livello, che formiamo in 5/7anni, è troppo poco. E’ un problema che va risolto aumentando i giorni di preavviso proporzionalmente al livello raggiunto dal dipendente.
Tornando al tema dei ritardi nella fornitura di materie prime, immagino che vi crei problemi anche a rispettare le scadenze dei contratti…
Sì. Per questo motivo è necessario un intervento a livello legislativo che sospenda temporaneamente le penali alle imprese, quando sono slegate dalle loro responsabilità, in attesa che si ristabilizzi la filiera delle forniture.

 

Gallo (Cassa edile): “Cosa succederà dal 2024?”

Guido Gallo

 

«Gli indicatori sono tutti positivi. Ma cosa succederà dal primo gennaio 2024, quando i bonus non saranno più a disposizione?».
E’, questa, la domanda che preoccupa Guido Gallo, titolare dell’impresa Gallo Leandro sas, attiva da oltre 60 anni, e presidente della Cassa edile di mutualità ed assistenza della provincia di Asti.
«Attualmente il mercato è “tarato” sui bonus fiscali, per cui non reputo che sia in atto una ripresa del settore. Grazie a questo strumento, comunque, vediamo in aumento la media delle imprese e degli operai, le ore lavorate e l’imponibile contributivo. Poche settimane fa è stato rinnovato il contratto nazionale di lavoro ed è sotto gli occhi di tutti il fiorire di cantieri in città. Sicuramente quest’anno l’incremento continuerà nella soddisfazione generale. Anche perché, effettivamente, i bonus comporteranno una riqualificazione delle città con l’abbellimento, il recupero e l’efficientamento di numerosi edifici.
Il problema, però, è: cosa succederà dopo il termine dei bonus, ovvero dal primo gennaio 2024? Spero che il Governo cominci a porsi questa domanda. Tanto più che con il rincaro attuale dei prezzi, spesso non giustificati, non si può nemmeno più costruire immobili nuovi ad uso residenziale, perché diventa impossibile lavorare in vista della vendita di alloggi, parlo a livello locale, a 1.500 – 2.000 euro al mq, cifre che rappresentano la media dei prezzi di Asti».
I bonus, tuttavia, hanno avuto anche effetti negativi, come il verificarsi di frodi fiscali. «Non penso – afferma – che le frodi abbiano riguardato il bonus 110%, perché i controlli sono serrati, ma più che altro il bonus facciate, che effettivamente all’inizio era stato scritto male».

La carenza di manodopera

Una “spina nel fianco” del settore è poi la carenza di manodopera. «Se oggi non avessimo la forza lavoro straniera – evidenzia – non potremmo andare avanti. Abbiamo capito che gli Italiani non vogliono più svolgere questo mestiere, nonostante il fatto che chi si inserisce in questo settore, se ha capacità, ha grandi potenzialità a livello di guadagni. Per ovviare a questo problema come Cassa edile stiamo cercando di studiare progetti ad hoc. Uno di questi coinvolgerebbe il Cpia, il Centro provinciale di istruzione adulti. Ci piacerebbe infatti avviare una sinergia in base a cui noi offriamo la possibilità, agli stranieri che frequentano il Centro per imparare l’Italiano, di seguire un corso che insegni loro un lavoro grazie alle nostre Scuole edili, impiegando le opportune risorse».

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