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Economia

Ferraioli sul piede di guerra
"I grossisti non ritirano più"

Il gruppo dei raccoglitori di ferro astigiani ha minacciato blocchi con i loro camioncini e un presidio sotto la Prefettura se non otterranno licenze che consentono loro di trasportare su strada il ferro vecchio. Attualmente rischiano multe fino a 6 mila euro e il sequestro dei mezzi ogni volta che vengono fermati dai carabinieri. E non possono accedere alle licenze "giuste" per motivi economici e per le posizioni giudiziarie…

Presi uno per uno non fanno notizia, ma tutti insieme rappresentano una "massa critica" che equivale all'insieme degli operai Way Assauto. Solo che per loro non c'è cassa integrazione nè alcun tavolo di trattativa e da 15 giorni non guadagnano più la loro giornata. Parliamo dei raccoglitori di ferro vecchio sul piede di guerra dopo che, due settimane fa, i grossisti che ritiravano quanto da loro recuperato, hanno chiuso le porte e non accolgono più nulla. Raccoglitori e grossisti sono le due facce della stessa medaglia; una medaglia in forte sofferenza da tempo che ma che ultimamente risente del giro di vite che le amministrazioni hanno deciso di dare al settore.
Un problema che, nella sola Asti e provincia, tocca da vicino 200 famiglie, fra italiani, rom e sinti. Un mestiere che storicamente funziona da "cuscinetto" fra chi ha deciso di uscire da giri di piccola delinquenza e quel mondo del lavoro che, anche in tempi floridi, malvolentieri accoglie i pregiudicati fra le sue fila.

E allora c'è questo mestiere, che si fa normalmente in coppia, con un camioncino scassato comprato a rate e qualche buon contatto in aziende che fanno sfridi di ferro e un giro di cittadini privati che si fanno ritirare a casa i rottami. Poi ci sono le "squadre" specializzate nello scovare le tante discariche abusive che costellano le campagne e le bonificano degli oggetti di ferro.
Una media di 200 chilometri al giorno per un guadagno che, nelle giornate migliori, sfiora i 50 euro. Un modo per sbarcare il lunario dignitosamente senza tornare o cominciare a delinquere che però si scontra duramente con la burocrazia. Il ferro è considerato un rifiuto pericoloso e per questo motivo il suo trasporto soggiace a regole molto complesse che sconfinano nei regolamenti sui rifiuti. Molti di loro lavorano in nero, ma molti altri sono invece in possesso di una licenza comunale "ambulante" che consente loro di ritirare il ferro e di conferirlo ai grossisti, ma non di trasportarlo su strada.

«Per questo avremmo bisogno di un'altra licenza impossibile da prendere per la maggior parte di noi» dice Gaetano Cadeddu, fra i portavoce della protesta e autore del gruppo facebook Gruppo Ferraioli Astigiani in rivolta. Fra i requisiti, infatti, per il trasporto autorizzato del ferro vecchio vi è la sottoscrizione di una fidejussione bancaria di 10 mila euro, altri 2 mila euro per le pratiche burocratiche, camioncini idonei al trasporto del ferro che devono passare un collaudo della Motorizzazione e poi la compilazione di un formulario di carico e scarico lungo e complesso. «Ma quale banca concede ad uno di noi la fidejussione? -dicono in coro i ferraioli durante un incontro sul piazzale della Coop- E poi, anche se trovassimo i soldi per la banca, per comprare il camioncino a norma, per pagarci la pratica sarebbe tutto inutile, perchè, fra gli altri requisiti, vi è quello di non essere stati condannati a pene superiori ai tre anni e qui, molti di noi, arrivano proprio dal mondo della delinquenza e hanno cominciato a fare questo mestiere per non ricaderci e per consentire ai figli di non cominciare mai».

Ma nelle scorse settimane, nel corso di una serie di controlli ai grossisti, è stato intimato loro di rispettare la legge, ovvero di ritirare solo più materiale ferroso proveniente da raccoglitori in regola con le norme, a pena di chiusura degli impianti. E c'erano anche loro in piazza, a protestare e a difendere il loro lavoro insieme a quello dei piccoli ferraioli.
Un appello accorato è stato raccolto dal sindaco Brignolo e dall'onorevole Fiorio, che si sono presentati all'incontro con gli assessori Vercelli e Pasta. «A noi basterebbe una licenza comunale che ci consentisse di raccogliere e trasportare i rifiuti ferrosi e di conferirli tramite autofattura -dicono i rottamai astigiani- in alcuni Comuni questo è stato fatto, ci aspettiamo che lo faccia anche Asti». Perchè dietro a questa protesta ci sono 200 intere famiglie che, altrimenti, non avrebbero più alcun sostentamento.

Daniela Peira

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