«La quasi totalità degli operai che ha partecipato al referendum si è detta daccordo a modificare il Contratto nazionale di lavoro in vigore dallo scorso 1° gennaio. Quindi nei prossimi giorni
«La quasi totalità degli operai che ha partecipato al referendum si è detta daccordo a modificare il Contratto nazionale di lavoro in vigore dallo scorso 1° gennaio. Quindi nei prossimi giorni scriveremo alle aziende del comparto per chiedere un incontro e discutere i punti della piattafiorma». Ad annunciarlo la Fiom Cgil, che giovedì ha stilato un primo bilancio del Referendum certificato che ha portato avanti nelle ultime settimane in 16 aziende metalmeccaniche astigiane aderenti a Federmeccanica o Confindustria. Scopo della consultazione, chiedere alla base cosa ne pensa del nuovo contratto, firmato lo scorso 5 dicembre da Federmeccanica/Confindustria solo con Fim Cisl e Uilm, quindi senza la Fiom, non invitata in quanto non aveva firmato il contratto precedente.
Un contratto che alla Fiom non piace per vari motivi: «A livello nazionale – ricorda Pietro Bonaudi, segretario provinciale Fiom – abbiamo contestato diversi punti che lo caratterizzano, inerenti il salario, i meccanismi di recupero dellinflazione vera, la gestione degli orari, dei tempi di lavoro e trattamento delle malattie brevi. Tutti punti, che, riassunti, configurano una perdita di diritti in fabbrica e una compressione della forza lavoro su cui si scarica il recupero di competitività. Scelte miopi che allungano i tempi del declino se non si interveniene con una politica industriale, investimenti pubblici e privati, formazione e innovazione».
Bonaudi ricorda quindi come si è svolta la consultazione. Le assemblee sono state organizzate in 16 delle maggiori aziende astigiane (alcune restano ancora da contattare), da cui sono emersi questi risultati. Gli aventi diritto al voto erano 2.228, di cui 1.236 votanti (pari al 54,02%). Il 95,87% dei votanti ha appoggiato la proposta Fiom (ovvero la volontà di «rendere inapplicabile lintesa Federmeccanica e di aprire nelle aziende e nei territori vertenze per negoziare collettivamente contenuti normativi e salariali di miglior favore»), contro il 4,13% dei no; le schede bianche e nulle sono state 26.
«I dati di Asti – conclude Bonaudi – sono in linea con quelli nazionali, per cui siamo soddisfatti. Anche perché la percentuale dei votanti, di sicuro non alta, rispecchia quella che partecipa alle assemblee. E ovvio, comunque, che le percentuali più alte si sono verificate laddove il numero di operai è più alto rispetto agli impiegati». «A giorni, quindi – conclude – scriveremo alle aziende per chiedere un incontro e discutere i punti della piattaforma su cui non siamo daccordo per migliorarli, tra cui democrazia e rappresentanza, retribuzioni e recupero dellinflazione, orario di lavoro, trattamento della malattia».
Il commento della Fim Cisl
La decisione della Fiom aveva suscitato, a gennaio quando era stata annunciata, un dibattito in campo sindacale, tanto che cera stato un botta e risposta tra la Fiom da una parte e Fim/Uilm dallaltra. Questi ultimi, nello specifico, avevano difeso il contratto nazionale e i vantaggi che procurava ai lavoratori, bollando sostanzialmente come «mediatica lidea di chiedere un parere su quanto fatto da altri».
«Non mi permetto di contestare i numeri diramati dalla Fiom – commenta ora Tino Camerano (Fim Cisl) – ma ricordo solo che, se la Fiom vuole chiedere azienda per azienda ulteriori vantaggi per i lavoratori, e riesce ad ottenerli, noi siamo anche disposti a sostenerli. Ma allora la Fiom deve dichiarare ufficialmente che sta smantellando il contratto nazionale. Contratto che, comunque, ha portato benefici nonostante la crisi, mentre la Fiom, col suo atteggiamento, finora non ha portato a casa nulla».
e. f.