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Economia

Prezioso: «Renzi vuole colpire
e abbattere il sindacato»

Si è tenuto martedì scorso l'attivo indetto dalla Fiom Cgil per tutti i delegati nella sede della Way Assauto ad Asti. L'incontro, che ha visto la presenza anche del segretario generale

Si è tenuto martedì scorso l'attivo indetto dalla Fiom Cgil per tutti i delegati nella sede della Way Assauto ad Asti. L'incontro, che ha visto la presenza anche del segretario generale della CGIL Piemonte Alberto Tomasso, è stato convocato per fare il punto della situazione in vista dello sciopero regionale del 17 ottobre a Torino e della manifestazione nazionale in programma il 25 ottobre a Roma.

Apre l'attivo un video parodia delle dichiarazioni del Presidente Renzi in merito alla condannatissima esclamazione "Voi dov'eravate?" riferita da Renzi ai sindacati, accusati di aver contribuito ad allargare la forbice tra impiegati e disoccupati, dilagando per anni in mere questioni ideologiche. Nell'intento del filmato anche far comprendere l'importanza per il sindacato di comunicare in modo chiaro ed efficace con i lavoratori, considerando di trovare dall'altra parte in Renzi un maestro di ars oratoria.

Mentre nella sala verde di Palazzo Chigi si teneva l'incontro fra Renzi e i rappresentanti di CGIL, CISL e UIL, Giovanni Prezioso, segretario generale della CGIL Asti, illustrava rispetto a quello che a suo dire sarebbe l'obiettivo del governo: colpire il sindacato tramite un duro attacco mediatico, più forte ancora di quello che venne operato a suo tempo da Berlusconi. Di fronte a un tasso di disoccupazione giovanile attualmente quasi al 50%, ai disagi dovuti ai tagli ai servizi pubblici e alla sanità, non esiste una pianificazione per la crescita. Piuttosto, denuncia Prezioso, una strategia volta ad indebolire ed abbattere il sindacato.

Anche la situazione in Regione non è affatto rosea: il Presidente della Regione Piemonte Chiamparino chiederà aiuti al governo per evitare il default. In materia di Jobs Act, Prezioso osserva come il contratto a tutele crescenti in realtà non abbia mai conferito dignità al lavoro. Tale forma contrattuale stabilisce infatti che nei primi tre anni è lecito interrompere il rapporto di lavoro per qualsiasi motivo, ad eccezione di quello discriminatorio, o anche in assenza di ragioni. Niente reintegro o intervento della magistratura per stabilire il sussistere di motivazioni sufficienti per il licenziamento, ma il pagamento di un'indennità da parte del datore al dipendente licenziato.

Insomma, l'articolo 18 non si applica al contratto a tutele crescenti, finendo per "confondere" il lavoro con la servitù e riportando all'idea di datore come padrone già diffusa in certi ambienti. Ad Asti ad esempio non si stanno rispettando gli accordi con il sindacato in merito alla videosorveglianza sugli autobus utilizzata a discapito dei dipendenti. L'introduzione di contratti territoriali o aziendali in sostituzione di quelli nazionali vincoleranno il posto di lavoro alle decisioni dell'imprenditore, costituendo un serio pericolo per la sopravvivenza della ditta.

Conclude Prezioso riguardo al possibile trasferimento del TFR in busta paga: «l'idea di governo come buon padre è alla base del diritto pubblico quindi come può il bonus pater sottrarre il TFR ai figli?». Ed ora tutti in attesa della nuova mossa del sindacato dopo l'approvazione, arrivata mercoledì in tarda serata, del testo del Jobs Act al Senato.

a.f.

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