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Presidio Al.PI Esselunga
Economia
Protesta

I lavoratori ex Al.Pi: «La nostra lotta continuerà»

Giovedì fuori dai supermercati Esselunga si è svolto il volantinaggio sulla vertenza che vede al centro il macello di Baldichieri – La smentita di Esselunga

Presidio e volantinaggio, giovedì, davanti ai supermercati Esselunga di corso Torino e corso Casale. Protagonisti diversi lavoratori dello stabilimento ex Al.Pi. di Baldichieri che hanno voluto sensibilizzare la gente sulla battaglia che stanno portando avanti.
Lo stabilimento, infatti, dall’inizio di agosto è al centro di una vertenza sindacale per l’inquadramento contrattuale degli addetti. A portare avanti la protesta al fianco dei lavoratori la Flai Cgil, che ha già più volte incontrato la Fortes srl, che fino al 31 agosto ha fornito servizi di macellazione in regime di appalto, e la Società agricola Gruppo Ciemme, che dal 4 settembre ha acquisito proprietà e attività di macellazione.
Nelle scorse settimane è stata avviata la procedura di consultazione sindacale di 75 giorni dopo che la Fortes, venendo a cessare l’attività, ha inviato le lettere di licenziamento ai 106 dipendenti a tempo indeterminato (che non lavorano ma sono regolarmente retribuiti).

Lo scontro sul contratto

Come accennato, il nodo è sul contratto. I dipendenti, che erano inquadrati dalla Fortes con contratto nazionale artigiano, chiedono l’applicazione del contratto dell’industria alimentare, ritenuto l’unico che spetta loro. La società agricola Gruppo Ciemme ha invece proposto l’assunzione diretta dei lavoratori con contratto agricolo, in virtù della sua condizione di società agricola, aggiungendo benefici e, in un secondo momento, l’armonizzazione dei trattamenti retributivi con il contratto dell’industria alimentare.
Di fronte al rifiuto dei lavoratori, ha proposto il contratto dell’industria alimentare per le Pmi da parte di una società esterna, rifiutato dai lavoratori per la volontà di «uscire dalla logica degli appalti e avere più stabilità». Da lì la risposta della Gruppo Ciemme di «non poter fare di più».
E mentre le trattative proseguono su due tavoli distinti (in Prefettura con la Fortes, in Regione con la società agricola Gruppo Ciemme), i lavoratori hanno voluto ribadire pubblicamente le ragioni della lotta.

Le ragioni del presidio

«Siamo qui – ha spiegato Letizia Capparelli, segretaria provinciale Flai Cgil – per sensibilizzare l’opinione pubblica, informando che parte della carne che acquistano al supermercato “ha il sapore dell’ingiustizia”. Infatti il macello lavora la carne di maiale per noti marchi, tra cui Esselunga. La gente deve sapere che i lavoratori stanno combattendo per una battaglia giusta: negli ultimi 10 anni hanno cambiato 5 società appaltatrici vedendosi cambiare più volte il contratto: non è possibile che, in questo Paese, le aziende possano scegliere il contratto che più conviene loro. Chi fa attività di macellazione con una produzione elevata come nel caso dello stabilimento di Baldichieri deve avere il contratto alimentare. Proprio il contratto che avevano i lavoratori chiamati per far ripartire la produzione mercoledì scorso».
Il riferimento è al fatto che nei giorni scorsi la Gruppo Ciemme aveva chiamato lavoratori di due ditte di Trento e Cremona per pianificare «una saltuaria e minima ripresa della macellazione, al solo fine di mettere un freno al deperimento dello stabilimento e al grave rischio di perdita della clientela sul territorio». «E’ stato uno “schiaffo morale” – ha commentato Capparelli – nei confronti dei lavoratori in stato di agitazione sindacale. La carne non sarebbe dovuta arrivare sugli scaffali dei supermercati».
«Per questo motivo – ha aggiunto Denis Vayr, segretario regionale Flai Cgil – ci stiamo organizzando per andare a fare volantinaggio anche di fronte alle sedi delle aziende da cui sono partiti i lavoratori. Così come andremo sabato a Roma alla manifestazione “La via maestra”, indetta dalla Cgil con oltre 100 associazioni e organizzazioni. Questa lotta riguarda il Paese».
«La questione – ha concluso Capparelli – è approdata anche alla Camera dei deputati, grazie agli interventi degli onorevoli Grimaldi e Fornaro, e al Senato per voce dell’on. Susanna Camusso».

Le voci dei lavoratori

I lavoratori presenti al presidio si sono detti convinti nel proseguire la lotta. «Sono stufo di questa situazione», ha affermato Vlash Cotaj, 63 anni. «Sono stato assunti in quel macello 21 anni fa e ho sempre cambiato il contratto».
«Lavoro presso la ex Al.Pi dal 2017», aggiunge Salvatore Limardi, 63 anni. «Non ho mai scioperato in vita mia, ma ora lo sto facendo perché penso sia una battaglia giusta».
Gli ha fatto eco Pietro Kovaci, 56 anni. «Non ho mai fatto assenze, ho sempre svolto gli straordinari che negli anni sono stati chiesti dalle aziende appaltatrici per andare incontro alle loro esigenze. Ora siamo noi a chiedere il contratto che ci spetta».

La smentita di Esselunga

Sulla questione interviene però Esselunga.
«Esselunga – affermano dalla società della grande distribuzione – non ha in essere (e non ha mai avuto) con il gruppo Ciemme alcun rapporto di fornitura, dopo aver interrotto, già lo scorso 10 agosto, gli accordi commerciali con il salumificio Al.Pi al quale il Gruppo Ciemme è subentrato».

Per saperne di più leggi gli articoli dei giorni scorsi sulla posizione del Gruppo Ciemme e sui due tavoli di confronto attivati durante la vertenza. 

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