Salvo cambiamenti dell’ultima ora, è previsto dalle 19 di oggi (martedì) alle stessa ora di giovedì 26 gennaio lo sciopero dei benzinai contro il decreto trasparenza del Governo. Promosso da Faib, Fegica, Figisc-Anisa, riguarderà anche anche gli impianti self-service (potrebbero restare aperti quelli gestiti dalle compagnie petrolifere).
Il caro-carburanti continua quindi a far discutere, considerando le difficoltà causate a famiglie e imprese anche in seguito alla cancellazione, dallo scorso primo gennaio, del taglio alle accise dei carburanti introdotto dal Governo Draghi e in vigore dal marzo 2022.
Un argomento che approfondiamo con Maurizio Caredio, amministratore delegato Caredio group con sede a Montaldo Scarampi. L’azienda si occupa di autotrasporto, logistica e servizi, per un totale di circa 500 addetti (tra diretti e indiretti). Per quanto riguarda il solo ramo dell’autotrasporto conta circa 180 dipendenti e 100 camion, con cui effettua trasporti in Italia e all’estero.
Quale situazione state vivendo?
Dal 21 marzo 2022 è stata sospesa l’agevolazione per il settore dell’autotrasporto, per cui le aziende come la mia hanno beneficiato dello stesso sconto sulle accise di qualsiasi altro cittadino che utilizza una vettura. Un provvedimento che ci ha penalizzato molto.
Infatti l’agevolazione riservata al settore consiste in un “ritorno” di accise restituito dal Governo ogni tre mesi, di cui da anni beneficiava il nostro settore, e grazie a cui riuscivamo a pianificare i costi. Riconosciuto solo per camion Euro 5 ed Euro 6, va inoltre a premiare le aziende che investono sulla flotta. Invece lo sconto alla pompa aiuta anche le aziende che utilizzano camion Euro 3 o 4.
Fortunatamente il Governo Meloni ha ripristinato questa agevolazione dal primo gennaio di quest’anno, con l’accredito dei 21 centesimi a litro per la categoria che, alla fine, è andato ad equiparare lo sconto generale che è stato tolto.
Ma stiamo comunque parlando di un prezzo alto alla pompa, all’incirca di 1 euro e 80 centesimi. Un grave problema per la categoria che si protrae ormai dal 2021.
I provvedimenti
Come lo avete affrontato?
Nell’arco del 2021/2022 abbiamo indicizzato il prezzo del gasolio con i clienti. I prezzi dei nostri servizi, quindi, aumentano o diminuiscono a seconda dell’andamento del prezzo del gasolio.
Però ci sono clienti all’estero, con cui abbiamo contratti annuali e un traffico consolidato, che non accettano l’indicizzazione, chiedendo un prezzo definito del servizio. Quindi non sempre questa strategia funziona. Anche perché ad oggi abbiamo praticato tre aumenti in due anni.
E poi ci sono prodotti legati a settori fermi per il caro-energia (materie prime, ceramiche) che non possono assorbire questi incrementi e vanno a squilibrare le tariffe.
Poi c’è la questione del costo del gas..
Ovvero?
Come molte altre aziende abbiamo acquistato recentemente camion a metano liquido, richiesti da alcune ditte per cui svolgiamo il servizio. Sono veicoli ecologici, utili a livello ambientale, ma che costano in media 40mila euro in più rispetto a quelli a gasolio e sono più costosi a livello di manutenzione.
Ebbene, in questo frangente dal maggio 2021 il metano è passato da 0,80 euro al kg a quasi 2,40 euro al kg. E’ triplicato, tanto che nel 2022 abbiamo fermato i camion a gas 8 mesi. Poi il Governo Meloni, lo scorso dicembre, ha dato un contributo sul pregresso (20% di credito di imposta sul secondo trimestre 2022 e 40% da agosto a Natale).
A parte che è stato un provvedimento a posteriori, che non si poteva pianificare, non risolve comunque il problema del costo troppo elevato. Il picco toccato ad agosto 2022 era 2,90 – 3 euro. Con il contributo, scorporando l’Iva, si scende a 1,30 euro, il 210% in più rispetto al costo del 2021.
La scarsità di autisti
Da tempo lamentate anche la difficoltà a trovare autisti…
Sul mercato europeo mancano circa 20mila autisti per nazione, a dimostrazione che non si tratta di un problema solo italiano.
Nel nostro Paese, poi, il 65-70% degli autisti è straniero. Non hanno quindi problemi a trasferirsi se le condizioni economiche che proponiamo non li soddisfano. Di conseguenza nel nostro settore abbiamo aumentato negli ultimi anni gli stipendi di 200 euro, per far fronte alla concorrenza di Paesi come la Germania e l’Olanda, dove i salari sono stati incrementati per far fronte all’inflazione.
Ammetto che nel nostro settore è stata fatta negli ultimi anni una guerra all’impoverimento del costo del personale senza alcun senso, che ha dato questi risultati. Ma, al contempo, sottolineo che in Italia gli stipendi non sono adeguati all’inflazione. Per evitare di non governarla più, si dovrebbe dare l’aumento netto ai dipendenti incidendo sulla contribuzione, che peraltro si potrebbe recuperare dei costi che lo Stato sostiene per finanziare il reddito di cittadinanza. In questo modo le aziende non avrebbero costi ulteriori e lo stipendio netto dei dipendenti aumenterebbe. Su questo mi aspetto un intervento del Governo.
Secondo lei si dovrebbe tornare ad un taglio delle accise per tutti?
Il prezzo dei carburanti alla pompa dovrebbe sicuramente tornare a 1,50 – 1.530.
Anche perché è bene ricordare, a questo proposito, che siamo un Paese di consumatori: se i cittadini non acquistano, le aziende non producono.