Una recente classifica mette l'Astigiano tra la zone più pop d'Italia. Forse stilandola qualcuno deve anche aver pensato ai cerchi nel grano che da qualche anno spuntano puntuali ogni
Una recente classifica mette l'Astigiano tra la zone più pop d'Italia. Forse stilandola qualcuno deve anche aver pensato ai cerchi nel grano che da qualche anno spuntano puntuali ogni primavera nei campi tra Asti e Torino. Fino a qualche giorno fa ci si chiedeva se fossero opera umana o un segno di una mano aliena mentre invece la domanda giusta da porsi riguarda quanto valore hanno generato. A questa e altre domande hanno provato a rispondere i ricercatori del Cerca dell'Università del Piemonte Orientale. Nel luglio 2008, infatti, dalle parti di Villanova il primo cerchio nel grano muoveva la curiosità di alcuni astigiani. Nel luglio del 2013 il cerchio nel grano di Robella diventava invece per alcuni giorni una vera e propria meta turistica.
Oltre a dire qualcosa sul passaparola e sui social network (cinque anni fa il passaparola viaggiava per lo più da persona a persona e nel 2013 viaggia da molti a molti modificando sostanzialmente le dinamiche della comunicazione) possiamo provare ad esaminare la faccenda sotto il profilo economico. Un modo, anche se non l'unico, per misurare il valore di un bene o di un servizio è di stabilirne il valore monetario. La disponibilità a pagare quindi che le persone hanno per aggiudicarselo. «Se esiste un mercato -? spiega il professor Roberto Zanola -? la questione è piuttosto semplice. Basta informarsi sul prezzo e il gioco è fatto. Se invece si parla di reputazione o, come nel nostro caso, di un cerchio nel grano, la soluzione è meno immediata». Infatti il valore della produzione per un campo come quello di Robella è abbastanza semplice da calcolare e vale circa 4000 euro (75 quintali per ettaro a circa 30 euro al quintale per i tre ettari del campo, ad essere generosi).
Ma ovviamente questa non è la risposta alla nostra domanda. Il valore aggiunto è dato in questo caso dal cerchio o meglio dal desiderio che le persone a seguito del passaparola hanno di andarlo a vedere. Desiderio che ha generato nell'estate del 2013 un vero e proprio flusso turistico. Il metodo con cui i ricercatori hanno effettuato la stima si chiama metodo del costo di viaggio. Si contano infatti gli accessi unici al sito e si moltiplicano per il costo del viaggio (auto, autostrada, biglietti di mezzi pubblici, pasti, pernottamenti, voli aerei) che ogni visitatore ha sostenuto per arrivare a Robella. «Il metodo ha ovviamente delle limitazioni -? spiega ancora il Professor Zanola -? primo tra tutti il fatto di motivazioni multiple nella decisione di viaggio. Tale problema è decisamente rilevante e deve essere adeguatamente ridotto con tecniche statistiche nel caso ad esempio di visite in una città d'arte ma possiamo piuttosto tranquillamente affermare che la scelta di viaggio su Robella sia stata generata dalla presenza di questo strano manufatto».
Così partendo dagli oltre seimila viaggiatori unici contati si arriva a una stima di oltre 500 mila euro. Il valore del campo? Il valore del cerchio? Più probabilmente il valore che l'interesse per il sito e il diffondersi virale della curiosità in rete ha generato. Creando, almeno in questo caso, valore dal nulla. D'altra parte i mercati sono una rete tra singoli sempre più intelligenti e coinvolti. Qualche mese fa su queste pagine la collega Daniela Peira ha lanciato una provocazione. Più degli investimenti a volte inutili paga incuriosire le persone. Ne eravamo convinti e lo abbiamo scritto. Adesso che abbiamo avuto anche la conferma del mondo accademico, speriamo che non sia solo un fuoco di paglia.