Dal Consorzio Barbera d’Asti i contatti con gli uffici del Ministero a Roma sono pressoché settimanali
Bruxelles blocca la Docg e il Nizza resta fermo in cantina, almeno per la parte che interessa il mercato americano.
L’incredibile notizia ci arriva dal mondo dei produttori vitivinicoli della Valle Belbo che denunciano questo paradossale effetto della burocrazia europea.
Sì, perché per gli Stati Uniti il Nizza Docg, per il quale i produttori e il Consorzio Barbera d’Asti e dei Vini del Monferrato stanno spendendo energie e risorse in promozione e tutela, non esiste in quanto la denominazione non rientra nel registro delle D.O.P. dell’Unione Europea.
«E’ una situazione estenuante, il disciplinare del Nizza è fermo da tre anni in Commissione Agricoltura a Bruxelles e finora l’Europa non si è pronunciata sulla sua iscrizione all’interno del registro delle D.O.P. con il conseguente risultato che una buona fetta dei nostri importatori non possono acquistarlo» spiega Filippo Mobrici Presidente del Consorzio Barbera.
Problemi per i mercati americani
Il problema sembra non sussistere per i mercati europei e per quelli asiatici ma per quelli statunitensi, più ligi al rispetto delle normative internazionali, e in cui il mancato riconoscimento ufficiale della Docg da parte dell’Europa costituisce un problema.
«Ridicolo se si pensa che il Nizza Docg esiste da tre anni anche se con un’etichettatura provvisoria concessa dal Ministero delle Politiche Agricole» aggiunge Mobrici.
Commissione europea poco solerte
La mancata solerzia della commissione europea non starebbe danneggiando solo la denominazione astigiana ma anche altre nuove denominazioni (circa 450) che attendono il riscontro da Bruxelles. «La verità è che ci troviamo di fronte ad una commissione che non sta lavorando – ha dichiarato Gianni Bertolino Presidente dell’Associazione Produttori del Nizza, che riunisce i 49 produttori vitivinicoli della Docg – E’ dal luglio del 2016 che il nostro vino è in commercio. Ci aspettiamo una risposta da parte della politica. Non possiamo aspettare oltre». La sfortuna della nuova Docg a base 100% Barbera prodotta in 18 comuni astigiani, da Agliano a Nizza e da Rocchetta Palafea a Cortiglione, e con una forte identità territoriale, è stata quella di approdare in un momento storico in cui l’iter burocratico per il riconoscimento delle Docg è cambiato.
Prima era sufficiente il benestare della commissione tecnica del Ministero dell’Agricoltura ma, dal 2014, si è resa necessaria un’ulteriore tappa: il via libera anche della commissione di Bruxelles.
Gli effetti con la nuova vendemmia
«Per il momento gli effetti di questo limbo non sono disastrosi – spiega Mobrici – Le aziende tamponano ricorrendo alla denominazione della Barbera Superiore Nizza.
Gli effetti si avranno con l’imbottigliamento della nuova vendemmia.
Le aziende dimostrano di credere nel prodotto, fanno investimenti in questa direzione ma poi si vedono bloccate per un pezzo di carta bollata. Ridicolo».
Dal Consorzio Barbera d’Asti i contatti con gli uffici del Ministero a Roma sono pressoché settimanali.
L’obiettivo è di raggiungere il riconoscimento in tempi brevi anche perché gli obiettivi sono ambiziosi.
Il Consorzio stima una potenzialità di crescita dei volumi pari al milione di bottiglie nei prossimi tre anni.
Al momento sono state prodotte 60 etichette e secondo i dati della vendemmia del 2016 se tutti i 5.600 ettolitri di Nizza Docg verranno imbottigliati si raggiungeranno le 800 mila bottiglie.