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Economia
Unioncamere

Imprese femminili, nell’Astigiano sono oltre 5.300

Stabili rispetto al 2021. In Nell’ultimo triennio cresciute dell’8,2% quelle guidate da imprenditrici straniere

Ammontano a 5.336 le imprese femminili nell’Astigiano, pari al 23% delle imprese provinciali (in totale 23.234), dato che colloca la nostra provincia seconda in Piemonte (al pari di Novara e Verbania) per quota delle imprese “in rosa” sul totale. Nel 2021 hanno registrato un tasso di crescita stabile rispetto al 2020 (+ 0,1%) e nell’ultimo triennio hanno visto in sofferenza i settori del commercio, dell’agricoltura e della manifattura.
E’ la fotografia che si compone dai dati 2021 di Unioncamere Piemonte e dai “numeri” del triennio 2019 – 2021 forniti dalla Camera di Commercio di Alessandria – Asti.

I dati

A livello piemontese le imprese “in rosa” sono aumentate in Piemonte, anche se con  un tasso leggeremente inferiore rispetto al 2019. A fine dicembre 2021 ammontavano a 96.433, in aumento rispetto alle 95.879 del 2020, ma ancora leggermente inferiori rispetto alle 96.591 di fine 2019. Raggiungono così una quota del 22,5% delle imprese complessivamente registrate in Piemonte. Nel 11,8% dei casi sono guidate da straniere, mentre il 10,8% è amministrato da giovani imprenditrici.

I settori

Il 25% delle imprese guidate da donne svolge la propria attività nel commercio, seguito, a distanza ragguardevole, dalle attività dell’agricoltura (13,3%) e dai servizi (12%). Quote significative di imprese femminili operano, inoltre, nelle attività dei servizi di alloggio e ristorazione (9,8%) e in quelle immobiliari (7,8%).
Per quanto riguarda il 2021 le imprese femminili hanno subito ancora una contrazione nel comparto agricolo (-1,5%), mentre sono rimaste sostanzialmente stabili in quello turistico (-0,1%). Le attività immobiliari hanno vissuto un incremento dell’1,2% e il noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese del +3,1%. Il ritmo espansivo ha assunto maggior intensità nelle attività finanziarie e assicurative (+3,6%), nel comparto delle costruzioni (+4,2%) e soprattutto nelle attività professionali scientifiche e tecniche (+6,4%).

La situazione nell’Astigiano

Per quanto riguarda l’Astigiano le imprese femminili, al 31 dicembre 2021, sono 5.336, con un tasso di crescita sostanzialmente stabile rispetto al 2020 (+ 0,1%).
Sono pari al 23% delle imprese provinciali (in totale 23.234), dato che colloca Asti seconda provincia in Piemonte (al pari di Novara e Verbania) per quota delle imprese in rosa sul totale.
In base ai dati forniti dalla Camera di Commercio Alessandria – Asti, relativi al triennio 2019 – 2021, emerge che agricoltura e commercio assorbono il 51% delle donne imprenditrici (1.601 e 1.147 imprese). Tuttavia agricoltura, commercio e manifattura sono settori in sofferenza. Basti pensare che nell’ultimo triennio si è registrato un -3,5% per l’agricoltura, -0,4% per il commercio, – 4,5% per la manifattura.
In crescita negli ultimi tre anni le imprese femminili straniere, pari a 622, l’11,6% del totale delle imprese “in rosa” astigiane. IL tasso di incremento è dell’8,2% rispetto al 2019. Sono concentrate prevalentemente in tre settori: commercio, agricoltura e ristorazione.

Le parole del presidente Coscia

«L’imprenditoria femminile – commenta Gian Paolo Coscia, presidente di Unioncamere Piemonte – rappresenta una fetta importante della nostra economia che deve essere valorizzata e sostenuta. Il Sistema camerale dedica un’attenzione particolare alle imprenditrici: presso le Camere di commercio piemontesi sono costituiti i CIF, Comitati provinciali per la promozione dell’imprenditoria femminile, che si occupano di sviluppo e qualificazione della presenza delle donne nel mondo dell’imprenditoria».

Il commento di Sara Origlia (Confartigianato)

A commentare i dati regionali anche Sara Origlia, presidente del Movimento donne Impresa di Confartigianato Piemonte. «La pandemia – spiega – non ha spento la vocazione imprenditoriale femminile, anche se abbiamo compreso ancora una volta come nel nostro Paese permanga un grande problema ancora insoluto: la conciliazione lavoro-famiglia, emersa in modo chiaro durante i lockdown. Chiediamo quindi, ancora una volta, politiche di sostegno che aiutino le donne ad uscire da questa situazione che le ha gravemente penalizzate sia sul piano personale sia lavorativo».

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