Qualche spiraglio di luce ad illuminare una congiuntura non rosea, dato che l’uscita dal tunnel della crisi non è ancora vicina
Qualche spiraglio di luce ad illuminare una congiuntura non rosea, dato che l’uscita dal tunnel della crisi non è ancora vicina. E’ emerso mercoledì in Camera di Commercio, dove, in occasione della Giornata dell’Economia, i vertici dell’Ente hanno presentato i principali dati inerenti l’andamento economico del territorio nel 2015. Presenti il presidente dell’Ente, Renato Goria, con diversi membri di Giunta e alcuni dirigenti e rappresentanti di associazioni di categoria.
E’ emerso innanzitutto che il sistema imprenditoriale astigiano conta, a fine 2015, 24.093 imprese, di cui 1.350 imprese nate e 1.408 cessazioni d’ufficio. Il tasso di crescita è pari a -0,24%: per quanto ancora negativo, segna un progressivo miglioramento rispetto ai tre anni precedenti. I fallimenti diminuiscono: 43 nel 2015, 8 in meno rispetto al 2014. Emerge un tessuto imprenditoriale composto da un elevato numero di micro e piccole imprese e di imprese individuali (67%), anche se si registra una riduzione delle stesse del 14%.
I settori
Per quanto riguarda i settori, il comparto dei servizi (alla persona, di supporto alle imprese, per l’istruzione, attività finanziarie e assicurative, sanità e assistenza sociale) registra un saldo positivo di 60 unità rispetto al 2014. Il manifatturiero segna un calo dello 0,4%, sebbene più contenuto rispetto al 3% del 2014, con particolare sofferenza per la metalmeccanica e l’industria del legno, mentre aumentano le industrie alimentari.
Segnali di decrescita provengono da costruzioni (ancora un settore in forte crisi), attività commerciali, trasporti e magazzinaggio e attività ricettive e di ristorazione. Per quanto riguarda il valore aggiunto prodotto, la provincia di Asti è quinta in Piemonte con 3.140 milioni di euro, secondi nella regione per incidenza del valore aggiunto del settore artigianato sul totale, mentre il valore aggiunto pro capite aumenta dello 0,8% rispetto al 2014, ma è ancora inferiore agli anni precedenti.
Imprese femminili, straniere e giovanili
L’imprenditoria femminile, dopo la contrazione del 2014, sembra registrare un lieve aumento: un’impresa su quattro è gestita da donne. Aumentano le imprese straniere (+63 unità) che incidono per il 9,1% sulla totalità delle imprese astigiane, mentre il saldo è negativo per le imprese condotte da giovani: – 85 unità rispetto al 2014 (-3,8%), con trend al ribasso considerando gli ultimi 5 anni.
Disoccupazione giovanile
La disoccupazione giovanile non accenna a diminuire. Continua infatti a peggiorare il tasso di disoccupazione nella fascia di età tra i 15 e i 24 anni, raggiungendo il 48,7% (+ 5,6% rispetto al 2014), il che significa che in media un giovane su due non lavora. Con riferimento alla fascia tra i 25 e i 34 anni, invece, il tasso di disoccupazione si attesta sull’11,3% (quello medio è pari al 9,5%, un punto in meno rispetto al 2014, ma lontano dal 4,1% del 2006).
Occupazione e cassa integrazione
L’occupazione segna un calo dell’1% rispetto al 2014, mentre segnali positivi provengono da commercio, turismo e agricoltura. La cassa integrazione aumenta del 7,8% anche se il primo trimestre del 2016 segna un’inversione di tendenza.
Export
La provincia di Asti segnala una contrazione dell’export e un aumento dell’import, ma il saldo della bilancia commerciale rimane positivo. Apprezzati – soprattutto in Germania, Francia, Gran Bretagna, Spagna e America che costituiscono il bacino di export principale – i prodotti metallurgici e alimentari, mentre calano le esportazioni di macchinari, parti e accessori per autoveicoli, prodotti della chimica-gomma-plastica e tessile e abbigliamento.
Situazione crediti e finanziamenti
In aumento l’ammontare dei prestiti bancari a imprese e famiglie e insieme le sofferenze (+7,7% rispetto al 2014). Le sofferenze bancarie, infatti, ammontano a 477 milioni di euro e rappresentano quasi il 10% degli impieghi. Rispetto al 2014 sono cresciute del 7,7%, prendendo come riferimento il quinquennio sono più che raddoppiate. Da parte del sistema imprenditoriale si rilevano insolvenze per 378 milioni di euro, i restanti 99 milioni di euro sono a carico delle famiglie e delle istituzioni sociali private.
Alice Ferraris