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Economia
Tavola rotonda

«Incentivi e welfare contro il divario salariale di genere»

Il tema è stato approfondito, tra cause e soluzioni, all’incontro promosso da Feneal Uil legato alla Giornata internazionale contro la violenza sulle donne

E’ stato approfondito da diversi punti di vista – lavorativo, culturale e di welfare – il tema del divario salariale di genere.
L’occasione è stata, martedì scorso al polo universitario astigiano, il convegno “Lavoro e parità: l’occupazione femminile e il divario salariale di genere – Non c’è uguaglianza senza rispetto”, organizzato dalla Feneal Uil insieme alla Uil Asti Cuneo, legato alla Giornata internazionale contro la violenza sulle donne.
A fare gli onori di casa i segretari generali Armando Dagna (Uil) e Giuseppe Manta (Feneal), che hanno poi dato la parola a Michela Guiberti, funzionaria Feneal Alessandria, e Valeria Giraudi, responsabile Pari opportunità Uil Asti Cuneo, per introdurre il tema.

Il divario salariale di genere

«Il divario salariale di genere – hanno affermato – è una delle manifestazioni più evidenti della diseguaglianza nel mondo del lavoro».
Le due sindacaliste hanno citato i dati dell’Organizzazione internazionale del lavoro, in base a cui le donne guadagnano in media il 20% in meno degli uomini. Una differenza confermata, restringendo il raggio di azione all’ambito locale, dai dati del bilancio sociale Inps. Un esempio? La paga media settimanale dei lavoratori dipendenti nell’Astigiano: la media per le donne è 480 euro, a fronte dei 589,5 euro degli uomini.
«I motivi – hanno affermato – sono dovuti alla cosiddetta segregazione occupazionale, ovvero alla concentrazione delle donne in settori a bassa retribuzione per un complesso intreccio di fattori sociali, culturali ed educativi. Quindi alla frequente interruzione della carriera per motivi legati alla famiglia. E ancora, alla discriminazione salariale diretta, in quanto, soprattutto nei ruoli di alta dirigenza, le donne percepiscono stipendi inferiori agli uomini per svolgere le stesse mansioni. Infine alla scarsa presenza di donne nei ruoli di leadership, meglio retribuiti».
Situazione in miglioramento, a livello di “quote rosa”, in edilizia: «Secondo un rapporto del 2024 – hanno sottolineato – la presenza femminile nell’intera filiera dell’edilizia in Italia si attesta al 12%, mentre nelle aziende direttamente operative in cantiere la percentuale scende al 7%. Nonostante queste cifre indichino una minoranza, rappresentano comunque un incremento rispetto al passato».

La tavola rotonda

Dati che sono poi stati commentati positivamente da Paola Malabaila, presidente Ance (Associazione nazionale costruttori edili) Piemonte e Valle d’Aosta nel corso della tavola rotonda, tutta “al femminile”, che ha visto partecipare rappresentanti del mondo datoriale, sindacale e amministrativo. Moderate da Elisa Ferrando, giornalista de “La nuova provincia”, hanno partecipato anche Stefania Gagliano, direttrice Cna (Confederazione nazionale artigianato) Asti – Alessandria; Maria Teresa Cianciotta, segretaria Uil con delega alle Pari opportunità; Maria Elena Senese, segretaria generale Uil Calabria; Loretta Bologna, assessore comunale all’Istruzione; Maria Ferlisi, consigliera comunale, già assessore alle Pari opportunità.
Il confronto ha approfondito, facendo anche emergere diverse opinioni, cause e conseguenze del divario salariale. Il tutto tra esempi virtuosi di donne che si sono costruite una carriera o ritagliate un ruolo di vertice, esigenze delle imprenditrici artigiane, vertenze sindacali sulle difficoltà incontrate dalle donne sul posto di lavoro, stereotipi da abbattere e interventi concreti delle Amministrazioni locali per sostenere le famiglie nell’accesso ai servizi per l’infanzia.
La tavola rotonda è terminata con l’intervento di Maria Elena Senese che ha avanzato alcune proposte mirate a ridurre il divario salariale. Tra queste, incentivi (agevolazioni fiscali e sgravi contributivi) alle aziende per l’assunzione di donne, specialmente nei settori dove le disparità sono più marcate. Quindi una premialità per le imprese che adottano politiche di pari opportunità, come l’equiparazione salariale e la certificazione della parità di genere prevista dal PNRR.

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