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Righeira Johnson
Economia
Douja d’Or

Johnson Righeira: «Ecco il vino che mi rispecchia»

Sarà ospite, nell’ambito della Douja d’Or di Asti, all’incontro in cui ripercorrerà la carriera da musicista e parlerà della nuova attività di produttore di Erbaluce

Sarà ospite giovedì 14 settembre, alle 18.30 presso la Camera di Commercio di piazza Medici ad Asti, Johnson Righeira, già componente del duo musicale Righeira, diventato famoso negli anni Ottanta con brani quali “Vamos a la playa” e “L’estate sta finendo”.
Durante l’incontro – intitolato “Dai Righeira al vino. Vamos alla vigna” e inserito nel programma della Douja d’Or, manifestazione dedicata al vino in corso nel centro storico cittadino – si ripercorrerà la carriera dell’artista grazie all’intervista di Marco Lombardi, giornalista e critico cinematografico, che assocerà i brani dei Righeira ai vitigni della Douja e all’Erbaluce di Caluso “Kutu” prodotto dallo stesso artista.
Johnson Righeira, da quando è produttore vinicolo?
Alla fine del 2019, prima dell’avvento della pandemia, ho affittato una casa nel Canavese, vicino ad Agliè. L’idea era quella di andare a rilassarmi ogni tanto, staccando dalla vita cittadina. Poi, con l’avvento del primo lockdown, complice anche il fatto che lì vicino abitavano degli amici, ho deciso di rimanere. Anche se sono residente ancora a Torino, da allora non mi sono più mosso. Così, da appassionato di vino, ho cominciato ad acquistare appezzamenti di vigna e, alla fine del 2020, mi è venuta l’idea di fare un salto di qualità e diventare un piccolo produttore.
Quale vino ha scelto di produrre?
L’Erbaluce, peraltro affinato in anfora. La prima vendemmia è stata nel 2021, ma ho visto le bottiglie nel 2022, dopo dieci mesi in anfora, con un risultato molto buono.

La produzione

Quali i “numeri” della produzione?
Quest’anno ammonta a 650 bottiglie; il prossimo anno, grazie alla vendemmia 2023, arriverò a quota 1.500. L’idea è quella di andare avanti, continuando comunque ad avere una produzione di nicchia. Vorrei consolidare prima di tutto la produzione di Erbaluce, poi passare al vino rosso, arrivando al massimo a confezionare 10mila bottiglie per tipologia.
Come si chiama il vino?
Si chiama “Kutu”, un nome che sembra giapponese, ma che in realtà è frutto del lungo discorso che ho portato avanti con l’enologo cui mi sono affidato, in modo che il vino rispecchiasse la mia personalità. “Kutu”, con riferimento al dialetto, fa pensare ad una persona un po’ fuori dagli schemi, che è la cifra di ciò che ho fatto nella vita e che ho trasferito anche in questa attività, essendo l’Erbaluce in questione frutto di una vinificazione non tradizionale.
La sua passione per il vino a quando risale?
Il percorso è iniziato negli anni Ottanta, ma ho cominciato ad approfondire le mie conoscenze dagli anni Novanta. Avendo vissuto alcuni anni a Vignale Monferrato, altra area a forte vocazione vinicola, ho avuto l’opportunità di incontrare produttori e degustare vini. Cosa che ho continuato a fare anche nella mia carriera da artista. Quando viaggio per l’Italia, da solo o con la band, mi fermo sempre in una trattoria per assaporare i gusti tipici del luogo in cui mi trovo.

La musica

A proposito di musica, quest’anno la canzone di successo dei Righeira, ovvero “Vamos a la playa”, ha compiuto 40 anni…
Sì. Sono meravigliato per il fatto che questa, e altre nostre canzoni, siano diventate patrimonio collettivo transgenerazionale. I giovani non conoscono i Righeira, ma sanno intonare il ritornello di “Vamos a la playa”. Canzone che, tra l’altro, proprio a metà agosto del 1983 arrivò prima in classifica, per rimanervi sette settimane.
A quanto pare, questi brani sono dotati di una forza tale che consente loro di vivere di vita propria, non solo in Italia ma anche all’estero, in tutto il mondo, anche se in misura minore nel Paesi anglosassoni.
Questo anniversario l’ha impegnata in giro per l’Italia?
Sì. Oltre ad aver partecipato al concertone del Primo Maggio a Roma ed essere stato protagonista di programmi televisivi, ho preso parte a numerose serate in tutto il Paese, dalle feste in piazza alle sagre, oltre alla tappa che mi ha visto ospite al parco divertimenti Cinecittà World di Roma. Svariate situazioni, in cui mi sono esibito sempre dal vivo, accompagnato da basi o con la band. Ho infatti notato, con piacere, che sta rinascendo l’interesse verso la musica live.
Altra soddisfazione, il fatto che i Kolors, protagonisti del tormentone estivo di quest’anno “Italodisco”, citano nel testo i Righeira.
Quali progetti ha portato avanti con la sua etichetta discografica “Kottolengo Recordings”?
Ho realizzato alcune uscite digitali, quindi due uscite in vinile che si riferivano alla prima versione di “Vamos a la playa”, nata nel dicembre 1981, differente da quella diventata famosa, che è intoccabile visto il radicamento raggiunto.
Tra due anni la attende un nuovo speciale anniversario…
Sì, celebrerò i 40 anni di un’altra canzone famosa dei Righeira, ovvero “L’estate sta finendo”, che rappresenta l’altra anima del gruppo, quella più malinconica, rispetto a quella maggiormente festaiola di “Vamos a la playa”.

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