«Viviamo in un periodo in cui la condizione delle donne è drammatica. Il filo conduttore del peggioramento in atto è il lavoro, l’unica vera leva di emancipazione e autonomia del mondo fennimile, che si mostra all’insegna della precarietà e delle difficoltà. Per questo le donne possono fare la differenza nella campagna referendaria che ci vedrà protagonisti in questi mesi».
A parlare è Anna Poggio, componente della segreteria Cgil Piemonte, all’assemblea regionale aperta delle delegate della Camera del lavoro che si è svolta ieri (giovedì) al Palco 19 di Asti.
Gli interventi
La mattinata, coordinata da Arianna Franco della Camera del lavoro di Asti, è cominciata con il flash mob intitolato “Le donne alzano la voce sulla propria salute e condizione lavorativa”, per poi continuare con un susseguirsi di interventi volti a focalizzare l’attenzione sulle condizioni del lavoro femminile, tra difficoltà e discriminazioni, e sui cinque quesiti referendari per i quali l’anno scorso il sindacato ha raccolto 5 milioni di firme.
Dopo il contributo del Questore Marina di Donato, che ha parlato della sua esperienza di donna in un contesto professionale maschile e ha fornito i “numeri” che fotografano la situazione («su 105 sedi in Italia ci sono solo 15 Questori donna»), è intervenuto il segretario regionale Cgil Piemonte Giorgio Airaudo.
Le sue parole si sono concentrate sui cinque quesiti referendari, riguardanti il lavoro (stop ai licenziamenti illegittimi, più tutele ai lavoratori delle piccole imprese, riduzione del lavoro precario, più sicurezza sul lavoro) e la società (il quesito propone di ridurre da 10 a 5 gli anni di residenza legale in Italia richiesti per avere la cittadinanza italiana, che una volta ottenuta sarebbe trasmessa ai figli minorenni).
«Sono quesiti che si rivolgono a tutti – ha precisato – ma che, per quanto riguarda il lavoro, guardano in particolare alle donne, che subiscono maggiormente precarietà, part time involontari, differenze salariali. Senza considerare un dato preoccupante, certificato dall’Istat: il Piemonte è la regione italiana con il maggior numero di casi di mobbing sul lavoro che hanno come vittime le donne».
Il referendum sulla sanità
Il segretario ha poi lanciato il referendum abrogativo regionale per fermare la corsa alla privatizzazione nella sanità pubblica piemontese. L’obiettivo, in questo caso, è chiedere l’abrogazione della legge regionale del 2012 che consente alle Asl di costruire società con soggetti privati per gestire i servizi di cura e di presa in carico di continuità assistenziale. «Cominciamo a raccogliere le firme oggi – ha annunciato – e mi sembra significativo partire da questa sede perché, se la sanità non funziona, sono principalmente le donne, con il loro ruolo di accudimento di bambini e anziani in famiglia, a supplire a queste carenze».
Le parole di Anna Poggio
A sottolineare le difficoltà delle donne nel contesto lavorativo Anna Poggio. «La situazione è drammatica sia in ambito privato che pubblico – ha affermato – a causa della precarietà dilagante. Senza contare che sono sempre molte le donne costrette alle dimissioni dopo la nascita dei figli, per la difficoltà di conciliare vita e lavoro, data la carenza di servizi dedicati a bambini e anziani. Una situazione che peggiorerà sicuramente, considerando la crisi in atto nel settore manifatturiero, il livello economico del Paese e il fatto che siamo nel pieno della transizione digitale ed ecologica. Come donne possiamo fare la differenza in questa campagna referendaria per migliorare la situazione, mentre come sindacato dobbiamo lavorare su due fronti. Non dobbiamo solo impegnarci nella contrattazione, ma anche nell’introduzione del vincolo di assunzione di una percentuale di donne nei luoghi di lavoro, con orario pieno ma flessibile per conciliare famiglia e lavoro».
Sono poi intervenute diverse delegate di base, in rappresentanza delle province piemontesi e di varie categorie (dall’edilizia al settore bancario), mentre le conclusioni sono state tracciate da Francesca Re David, componente della segreteria nazionale Cgil.