Dallavvio dellattività in un garage a CastellAlfero, nel 1986, allingresso, lo scorso 1° luglio, nella multinazionale americana Hurco Companies Inc. E la parabola ascendente
Dallavvio dellattività in un garage a CastellAlfero, nel 1986, allingresso, lo scorso 1° luglio, nella multinazionale americana Hurco Companies Inc. E la parabola ascendente della LCM srl di CastellAlfero, che progetta, produce e commercializza componenti elettromeccanici ad alto contenuto tecnologico per il settore delle macchine utensili. E che, da tre settimane, è diventata appunto LCM Precision Technology. Ad annunciare limportante incorporazione i fratelli Nicola e Roberto La Vista, fondatori dellazienda, che dopo lingresso nella multinazionale, quotata alla borsa Nasdaq di New York, sono rimasti ai vertici dello stabilimento astigiano: il primo continuando a dirigere il ramo commerciale e produttivo, il secondo quello tecnico.
«Ciò che ci preme innanzitutto sottolineare – afferma Nicola La Vista – è che questa operazione porterà indubbi vantaggi allazienda. E questo perché lacquisizione da parte di Hurco Companies, pari al 100%, non è legata alla volontà del gruppo americano di spostare o modificare la produzione e non dipende da una nostra difficoltà a livello finanziario. Di conseguenza per noi e per i nostri dipendenti non cambierà nulla. Anzi, questa incorporazione servirà a garantire i necessari capitali per continuare sulla strada della crescita già avviata e farà sì che la nuova LCM Precision Technology possa beneficiare della capillare presenza commerciale e tecnica di Hurco Companies nel mondo».
Il fratello Roberto spiega quindi come sono arrivati a questo risultato.
«Dal 1986 ad oggi – sottolinea – siamo cresciuti a ritmi molto veloci, tanto che nel 2012 abbiamo registrato un fatturato di oltre 10 milioni di euro ed oggi occupiamo circa 70 dipendenti. Il nostro segreto è stato specializzarci in un settore di nicchia – la produzione di componenti elettromeccanici ad alto contenuto tecnologico per macchine utensili, impiegate per la produzione di articoli nei più svariati settori, da quello areonautico allautomotive o al medicale – che vede pochi concorrenti al mondo, principalmente tedeschi (tipicamente più strutturati) e taiwanesi (forse meno preparati tecnologicamente ma senzaltro più agguerriti). Abbiamo cominciato vendendo soprattutto ad aziende meccaniche italiane, tanto che in passato la nostra quota Italia rappresentava l80% del fatturato e quella destinata allexport il 20%. Negli ultimi anni queste percentuali si sono ribaltate, quindi la grande maggioranza della nostra produzione va ora ad aziende meccaniche in tutto il mondo».
In tale contesto di espansione a livello commerciale la LCM, nel 2005, è entrata in contatto per la prima volta con la Hurco Companies che ha chiesto allo stabilimento di CastellAlfero di progettare e sviluppare un nuovo componente specifico da integrare sulle proprie macchine utensili più sofisticate e allavanguardia (le cosiddette 5 assi, che consentono alla macchina di muovere e ruotare il pezzo che sta lavorando, facilitando una produzione che, in base alle nuove esigenze di mercato, non è più standardizzata ma diversificata). Dal 2005 ad oggi, quindi, LCM ha sviluppato e integrato, con e per Hurco Companies, oltre dieci nuovi progetti completi, che hanno portato alla produzione di migliaia di componenti, oggi installati in giro per il mondo su macchine utensili a 5 assi.
«Il rapporto cliente/fornitore – prosegue Nicola La Vista – si è lentamente trasformato in una vera e propria forma di collaborazione. Proprio in un momento in cui la Hurco stava pensando di acquisire un partner strategico nel settore dei componenti, che le garantisse una produzione completa della macchina senza doversi appoggiare a fornitori esterni. La collaborazione da poco avviata ha fatto sì che la scelta ricadesse su di noi». Nessun timore, quindi, che lacquisizione sia in realtà volta a portar la produzione allestero, come purtroppo spesso accade in Italia? «No, assolutamente – rispondono i fratelli La Vista – e ne spieghiamo anche le ragioni. Primo, i componenti che creiamo noi sono ad alto contenuto tecnologico e hanno bisogno di forza lavoro tecnicamente preparata e debitamente formata, tanto che, per fare un esempio, le aziende cinesi non sono riuscite a ritagliarsi uno spicchio di mercato in questo settore. Secondo, lItalia si trova in una posizione geografica strategica per la Hurco, in quanto la pone vicina alla maggioranza dei suoi clienti principali, che si trovano in Europa. Terzo, abbiamo avuto modo di conoscere laffidabilità etica del colosso americano, che la distingue nettamente da altri gruppi che ci hanno avanzato offerte in passato e che noi abbiamo rifiutato».
Un richiamo, quello alla sfera etica, riguardo a cui Nicola La Vista racconta anche un aneddoto. «Nel 2010, come tutte le aziende italiane, abbiamo patito un calo di commesse a causa della crisi economica. Ebbene, la Hurco ci è stata vicino, continuando a richiederci commesse importanti per evitare che entrassimo in difficoltà: grazie a loro siamo riusciti a fare una sola settimana di cassa integrazione». La crisi ha comunque lasciato una spina nel fianco, ovvero le difficoltà legate alle vendite in Italia. «La quota Italia del nostro fatturato è il nostro 20% di problemi, tra calo di commesse e mancati pagamenti che dipendono dalle reali difficoltà delle aziende meccaniche in Italia».
Ma come è andata la trattativa, che ha portato a scontrarsi due mondi diversi? «E stata lunga e complicata – ammette Nicola La Vista – a causa della burocrazia, del sistema fiscale e della giungla di norme italiane che, a differenza degli Stati Uniti, possono essere oggetto di interpretazione».
Alla fine, comunque, loperazione è andata in porto, e la Hurco, tramite un comunicato stampa apparso sui principali siti e testate finanziarie americane, definisce lacquisizione e integrazione di LCM come «strategica» per il proprio progetto di sviluppo di macchine sempre più versatili e sofisticate per mantenere la necessarie competitività nel mutato mercato mondiale.
Elisa Ferrando