Non soddisfa i sindacati Cgil, Cisl e Uil – anche se con i rispettivi distinguo – la legge di bilancio 2022 da 30 miliardi, la prima del governo di Mario Draghi, che nei giorni scorsi ha avuto il via libera dal Consiglio dei ministri.
Una manovra, di cui sarà avviato nei prossimi giorni l’iter di approvazione in Parlamento, composta da 185 articoli con misure che interessano lavoratori, imprese, famiglie, giovani. Si va dall’intervento sulle pensioni al reddito di cittadinanza, dal rinnovo dei bonus edilizi all’estensione degli ammortizzatori sociali. Tra i provvedimenti per le imprese il sostegno all’internazionalizzazione e il rifinanziamento del Fondo di garanzia per le Pmi fino al 2027.
Luca Quagliotti (Cgil)
«La manovra – commenta Luca Quagliotti, segretario generale provinciale Cgil – non dà risposte ai bisogni del Paese, non supera i danni causati dalla Riforma Fornero e non va incontro ai giovani».
Quindi sottolinea le principali criticità. «A livello pensionistico – continua – penalizza i giovani, in quanto estende la componente contributiva ad una generazione caratterizzata da stipendi bassi, precarietà professionale e una grave questione di genere. Il nostro Paese, infatti, è agli ultimi posti per occupazione femminile. Le donne, inoltre, hanno stipendi più bassi degli uomini in quanto spesso sono costrette, per prendersi cura dei figli, ad optare per un part time, con conseguenze pratiche su stipendio e pensioni. E pensare che – come sindacati Cgil, Cisl e Uil – avevamo dato vita ad una piattaforma che prevedeva delle soluzioni al riguardo. Invece dal Governo nulla. Anzi, si continuano a dare soldi alle imprese che poi delocalizzano le produzioni».
E se sabato scorso Cgil, Cisl e Uil hanno deciso la mobilitazione a livello nazionale «per sostenere le proposte e le piattaforme presentate al Governo», Quagliotti non esclude lo sciopero generale.
Per poi incalzare sul tema delle pensioni. «La Riforma Fornero – continua – non viene minimamente scalfita e “quota 102” non serve al riguardo. Al contrario, secondo il nostro modello bisognerebbe andare in pensione con 62 anni di età o 41 anni di contributi».
Gli unici aspetti positivi, secondo Quagliotti, sono la conferma dell’Ape sociale e di Opzione donna (che però «implica un significativa diminuzione dell’assegno pensionistico, penalizzazione che secondo noi dovrebbe terminare una volta raggiunti i requisiti generali di accesso alla pensione»).
Marco Ciani (Cisl)
A definire la manovra «caratterizzata da luci e ombre» Marco Ciani, segretario generale Cisl Alessandria Asti. «Come Cisl non possiamo definire negativo tutto l’impianto – dichiara – ma molte questioni non ci sono piaciute. In primis nel metodo, in quanto come sindacati non siamo stati considerati. Alcuni mesi fa abbiamo presentato una piattaforma perché stiamo proponendo un patto con le forze sociali e produttive per il rilancio del Paese in vista del PNRR e delle riforme ad esse collegate. Le riforme, infatti, vanno fatte in modo organico dentro un progetto discusso tra Governo, parti sociali e territori, mediate tra rilancio della produttività e sostenibilità sociale. Un impegno sul modello del patto attuato nel 1993, che appunto funzionò. Invece il Governo Draghi ci ha informato delle scelte fatte senza avviare un dialogo».
Oltre alla questione del metodo, Ciani entra nel merito della manovra. «Il tema che ci crea più problemi – evidenzia – è quello delle pensioni. Questa manovra si basa sulla Riforma Fornero, anche se con qualche mediazione come “quota 102”. Di conseguenza, a differenza della nostra proposta, non va nella direzione della sostenibilità sociale. Pensiamo ai giovani. Coloro che sono nati dal 1980 in poi, a causa del sistema contributivo, rischiano di andare in pensione tardissimo e di avere pensioni “da fame”. Per questo, secondo noi, andrebbe istituita la pensione di garanzia, in modo da assicurare loro una vecchiaia dignitosa».
Ciani evidenzia poi l’importanza della Riforma del fisco, «che va attuata prioritariamente con l’abbattimento del cuneo fiscale per lavoratori e pensionati, considerando che il lavoro in Italia è la fonte di reddito più tassata», sottolinea.
Tra gli aspetti positivi l’allargamento delle categorie dei lavori usuranti in riferimento all’Ape sociale e il rinnovo di Opzione donna. Anche se, in quest’ultimo caso, «chiediamo anche che venga riconosciuto con bonus contributivi il lavoro di cura che le donne svolgono, ostacolo alla loro carriera professionale», conclude.
Armando Dagna (Uil)
Parere assolutamente negativo da parte della Uil. «La manovra – commenta Armando Dagna, segretario generale Uil Asti Cuneo – è squilibrata a favore dei ceti più abbienti e penalizza ancora una volta lavoratori e pensionati, che pagano l’85% dell’Irpef di questo Paese. La nostra piattaforma è stata completamente snobbata e il Governo ascolta solo gli interessi del sistema finanziario. Le pensioni vengono considerate opere di beneficenza invece che un diritto di coloro che le hanno pagate. Ben venga, allora, il percorso di mobilitazione deciso a livello nazionale. In questi anni la politica ha destrutturato il mercato del lavoro, dalla Legge Treu fino all’abolizione dell’articolo 18 e al Jobs Act».