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Mercato del lavoro: sale il tasso di occupazione, balzo in avanti della cassa integrazione

E’ la fotografia scattata dal Rendiconto sociale 2024 dell’Inps, presentato ieri – Le donne penalizzate a livello salariale e pensionistico

Nel 2024 il mercato del lavoro astigiano è stato caratterizzato da un aumento del tasso di occupazione, accompagnato tuttavia un notevole balzo in avanti della cassa integrazione e da un incremento del precariato.
Sono solo alcuni dei dati emersi dalla presentazione del Rendiconto sociale provinciale 2024 dell’Inps, svoltasi ieri (mercoledì) al polo universitario astigiano.
A fornire o commentare i dati, tra gli altri, Fiorenzo Prato e Vincenzo Ciriaco, rispettivamente direttore provinciale e regionale dell’ente; Pierluigi Guerrini, presidente del comitato provinciale Inps; Grazia Screnci, responsabile provinciale controllo di gestione e gestione ricorsi; e Gregorio Tito, consigliere Civ (Consiglio di indirizzo e vigilanza).
Introducendo i lavori, Guerrini ha invitato i presenti a fare un minuto di silenzio per le recenti vittime sul lavoro a Roma. «L’Inps è l’istituto più importante del mondo del lavoro – ha affermato – per cui mi sembra doveroso ricordare il grave problema delle “morti bianche”, dovute al fatto che non tutte le imprese applicano correttamente le regole. Al riguardo ricordo l’effetto negativo dovuto ai contratti pirata, ovvero i contratti “al ribasso”, sia per quanto riguarda la parte salariale sia per quanto riguarda quella normativa, purtoppo riconosciuti dal Cnel anche se non rientrano nell’ambito della contrattazione che vede coinvolti sindacati ed enti bilaterali. Contratti che, appunto, determinano una concorrenza sleale nei confronti delle imprese che applicano i contratti nazionali proposti dalle più seguite sigle sindacali».

Il mercato del lavoro

«In provincia di Asti i lavoratori sono 92mila, in maggioranza maschi – ha affermato Prato – con un tasso di occupazione in risalita, pari al 70,3%, superiore alla media regionale (69%) e nazionale (62,2%), e un tasso di disoccupazione in calo, pari al 6,4%, superiore alla media regionale (5,4%) e in linea con quella nazionale (6,5%). In diminuzione anche il tasso di inattività in età da lavoro, pari al 24,8%, inferiore alla media regionale (27%) e italiana (33,4%)».
Nel rendiconto si guarda anche alla tipologia contrattuale prevalente. «Rispetto all’anno precedente – viene riportato nel rendiconto – si assiste, per gli italiani, ad una riduzione delle assunzioni sia a tempo indeterminato sia a tempo determinato. Per gli stranieri, si osserva un incremento in entrambi i casi».
Il direttore Prato ha poi evidenziato come questa fotografia si accompagni ad un aumento delle richieste di cassa integrazione ordinaria (vistoso il balzo dalle 168.544 ore utilizzate nel 2023 alle 400.842 del 2024) e della Naspi, il trattamento della disoccupazione (6.244 domande nel 2024 a fronte delle 6.098 del 2023 e alle 5.585 del 2022).
«Potrebbe sembrare una contraddizione – ha sottolineato il direttore provinciale – ma in realtà è il sintomo di un mercato dinamico, appunto con il tasso di occupazione in aumento, e quindi soggetto a sospensioni e interruzioni. Detto ciò, bisogna anche considerare che il tessuto economico astigiano è strettamente legato all’automotive, per cui l’aumento di richieste è legato alle difficoltà del settore, oltre ai problemi causati dall’aumento dei costi dell’energia e delle materie prime. Bisognerà vedere, il prossimo anno, l’impatto dei dazi americani sul comparto vinicolo».
Più critico lo sguardo di Gregorio Tito. «Se anche alcuni dati sembrano positivi – ha affermato – in realtà sono accompagnati da fenomeni negativi. Innanzitutto l’aumento della precarietà e della gestione separata, che spesso sottende lavoro povero e non garantito. Quindi l’aumento del 70% della cassa integrazione ordinaria – l’anticamera della cassa straordinaria, a sua volta anticamera del licenziamento – che denota la fragilità del sistema economico italiano».
A sottolineare la flessibilità del mercato del lavoro anche il direttore regionale Ciriaco, che ha sottolineato la diminuzione dei contratti a tempo indeterminato e ha affermato che «il mercato del lavoro non è inclusivo perché non usa al meglio la forza lavoro».
E mentre il presidente dell’Unione industriale Luigi Costa ha ricordato come «la richiesta di cassa integrazione è l’unica soluzione, per le aziende, di continuare ad avere sostenibilità economica e investire, per cui le richieste non sono mai avanzate “a cuor leggero”», Stefano Calella, segretario generale aggiunto Cisl Alessandria-Asti si è espresso a difesa dell’industria. Nel suo intervento, anche a nome di Cgil e Uil, ha sottolineato come «la manifattura va difesa in quanto produce un alto valore aggiunto rispetto ai settori dei servizi e del turismo, alzando il Pil».

I pensionati e l’assegno medio

In base ai dati del rendiconto, ammontano a 61.082, nel 2024 in provincia di Asti, i pensionati, la cui età media è stabile per gli uomini mentre è risultata in aumento per le donne a causa delle carriere “al femminile”, più irregolari e discontinue.
Per quanto riguarda l’importo medio dei trattamenti (prestazioni pensionistiche relative a invalidità, vecchiaia e superstiti), l’assegno è in linea rispetto all’importo medio a livello regionale, anche se quando si esaminano le diverse categorie di pensionati (dai dipendenti agli autonomi), risulta sempre inferiore. Tra i dati spicca anche l’importo dei dipendenti pubblici. «E’ più alto – ha spiegato Grazia Screnci – in quanto in questa categoria sono presenti posizioni dirigenziali apicali che alzano la media».
Il direttore Prato ha poi accennato ad un tema molto dibattuto in questo periodo, ovvero la sostenibilità del sistema previdenziale alla luce del calo demografico, compensato solo in parte dal saldo migratorio. «Affinché un sistema previdenziale sia sostenibile – ha puntualizzato – il mercato del lavoro deve essere in equilibrio strutturale, portando ad un rapporto tra lavoratori e pensionati di 1:5. Attualmente siamo 1:4, ma se non cambia nulla la prospettiva per il 2025 è di 1:1».

La penalizzazione delle donne

A livello di pensioni, così come di carriera lavorativa, spicca anche la differenza tra uomini e donne, che penalizza queste ultime. Prendiamo come esempio il Fondo pensioni lavoratori dipendenti. Nel 2024 – tra pensioni anticipate, vecchiaia invalidità e superstiti – sono stati liquidati assegni da 982 euro per la donne e 1.571 per gli uomini, che salgono a 1.733 euro (donne) e 2.431 (uomini) per quanto riguarda la categoria lavoratori pubblici. «E’ il risultato – ha evidenziato Loredana Tuzii, consigliera di Parità della provincia di Asti – di carriere discontinue e della scelta del part time, a volte purtroppo imposto dall’azienda, che rende le donne più povere nel periodo della vecchiaia, quando più avranno bisogno di assistenza».

 

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