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Metalmeccanici verso la terza giornata di sciopero

Proclamata da Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil per il rinnovo del contratto nazionale – In programma il 28 marzo presidi davanti alle aziende

I metalmeccanici verso la terza giornata di sciopero. Dopo le mobilitazioni del 15 gennaio e del 21 febbraio, le categorie sindacali Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil organizzano iniziative di protesta in tutta Italia – che si tradurranno a livello locale nella partecipazione all’assemblea dei delegati a Vicenza il 21 marzo e in presidi davanti all’ingresso delle fabbriche astigiane il 28 marzo – per riprendere la trattativa sul rinnovo del Contratto nazionale collettivo di lavoro Federmeccanica Assistal, che nell’Astigiano riguarda circa 5mila lavoratori.
A ricordare le ragioni della protesta, ieri (lunedì) in conferenza stampa, i segretari generali provinciali Vito Carelli (Fiom), Luigi Tona (Fim) e Silvano Uppo (Uilm).
«Stiamo continuando la lotta – ha spiegato Carelli – in quanto la piattaforma che abbiamo presentato, votata dal 98% dei lavoratori, non è stata presa in considerazione da Federmeccanica che, anzi, ha avanzato una contro piattaforma».

Le richieste

Le richieste avanzate dai sindacati sono di tipo economico e normativo. «Tra le principali – ha ricordato Carelli – l’aumento in busta paga da 280 euro per il prossimo triennio e l’incremento del welfare per i lavoratori. Dal punto di vista normativo abbiamo invece chiesto la riduzione dell’orario da 40 a 35 ore settimanali a parità di stipendio e la stabilizzazione dei lavoratori precari dopo due anni».
«Tuttavia, a fronte di queste e altre richieste – ha evidenziato – Federmeccanica ha risposto proponendo un amento di 174 euro, che però non è affatto sicuro. Invece che essere riportato sul contratto, sarebbe infatti un incremento salariale legato all’aumento dell’inflazione, senza alcuna certezza. A questo punto ricordo che è inutile affermare che l’Italia è uno dei Paesi europei con gli stipendi più bassi se poi, quando si tratta di rinnovare i contratti, la discussione si arena».

Lo scontro sugli aumenti salariali

Carelli ha quindi sottolineato la differenza tra le controparti. «Quando si parla di aumenti salariali – ha concluso – la parte datoriale si aggrappa sempre al discorso della detassazione. E’ sbagliato. Non si può agire solo su questa leva, perché poi si arriva a ridurre i servizi».
A sottolineare il contesto in cui si sta svolgendo la trattativa, Luigi Tona. «Sappiamo le difficoltà che sta attraversando il settore, con l’aumento del ricorso alla cassa integrazione da parte di diverse aziende – ha commentato – ma il rinnovo del contratto è fondamentale sia per noi sia per le imprese serie, che hanno necessità di capire i costi del lavoro che dovranno affrontare in futuro».
Silvano Uppo ha quindi ricordato l’importanza delle richieste a livello normativo. «La riduzione dell’orario – ha spiegato – è legata al ragionamento sul tipo di sistema industriale cui l’Italia vuole mirare. Se si guarda ad una produzione di qualità ad alto contenuto tecnologico, allora il lavoro deve essere appetibile a personale qualificato che chiede più conciliazione tra vita privata e lavorativa, anche nell’ottica di un accesso alla pensione più spostato in avanti».

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