Nella sede del Consorzio di tutela dell’Asti, le rappresentanze di produttori e industriali hanno definito in 80 quintali di uva per ettaro la resa vendemmiale del Moscato d’Asti docg
Nella sede del Consorzio di tutela dell’Asti, le rappresentanze di produttori e industriali hanno definito in 80 quintali di uva per ettaro la resa vendemmiale del Moscato d’Asti docg (sia per la produzione di Moscato d’Asti docg, sia per la produzione di Asti Spumante docg), con la possibilità di attivare il blocage–deblocage per un quantitativo di 10 quintali di uva per ettaro qualora le scorte di prodotto si esauriscano e le esigenze di mercato lo richiedano.
I “moscatisti”, ossia coloro che producono uva vinificandola e destinandola a Moscato d’Asti docg per la vendita diretta, potranno ottenere un ulteriore sblocco di 10 quintali di uva per ettaro senza alcun onere, mentre le aziende di trasformazione e industriali che decideranno di vinificare le uve destinandole a Moscato d’Asti docg sosterranno i costi di un contributo promozionale di 100 euro per ogni quintale di uva.
Il Consorzio dell’Asti consiglia, alle aziende aderenti all’organismo di tutela, un prezzo indicativo delle uve di 107,50 euro al quintale.
L’intesa complessiva, che verrà formalizzata nei prossimi giorni, prevede anche l’impegno dell’industria al ritiro obbligatorio del mosto dalle cantine cooperative e l’eventuale gestione di uno stoccaggio che dovrà essere smaltito entro la vendemmia 2018. «E’ un’intesa che rappresenta un buon punto di mediazione – dichiara Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte – e che pone le basi per una gestione razionale del comparto. Si preannuncia una vendemmia di qualità ma non abbondante sotto il profilo quantitativo – aggiunge Allasia – e questo favorirà il riequilibrio del rapporto domanda-offerta, a vantaggio di tutta la filiera». Le prime uve Moscato, sulla base delle rilevazioni dei tecnici di Confagricoltura, si vendemmieranno a partire dalla seconda decade di agosto.