La vendemmia è alle porte. I vignaioli continuano a stare con il naso all'insù nella speranza che questa pazza estate decida finalmente di portare sole e caldo e ancora non si è vista nessuna
La vendemmia è alle porte. I vignaioli continuano a stare con il naso all'insù nella speranza che questa pazza estate decida finalmente di portare sole e caldo e ancora non si è vista nessuna fumata bianca per l'accordo interprofessionale sulle uve Moscato e Brachetto. Uno stallo che genera incertezza e il rischio del mercato libero. Per ora sul piatto del Moscato c'è la proposta delle case spumantiere di una resa ettaro a 110 quintali, col meccanismo del blocage-deblocage per altri 5 quintali, se durante l'anno ci sarà necessità di fare più prodotto e un prezzo di 105,50 al quintale. Proposta che ha visto ben poche aperture dalla parte agricola. Forse anche perché non sono previste, a differenza dello scorso anno, ritenute per la gestione dell'accordo.
Peggiore la situazione del Brachetto che sta scontando una crisi profonda e forse irreversibile. Nella giornata di ieri l'assessore all'Agricoltura Giorgio Ferrero ha convocato una riunione della Commissione paritetica regionale per tentare di arrivare alla sottoscrizione di un accordo per il Brachetto. «Era d'obbligo fare un ultimo tentativo di accordo – ha commentato Ferrero – anche se era molto difficile». Visto che ormai sembra ormai ufficiale la decisione della Coldiretti di passare al mercato libero. Una decisione duramente contestata dalla Confagricoltura: «Non era proprio questo l'anno giusto per far saltare l'accordo sia per il Moscato – ha ribattuto Francesco Giaquinta, direttore della Confagricoltura di Asti che invece ieri ha firmato l'accordo – e forse ancor più per il Brachetto. Sono preoccupato per il non ritiro totale della produzione. Adesso, serve un impegno forte dell'industria per assicurare il ritiro delle uve perché i produttori verrebbero a trovarsi senza tutela».
Per il Moscato il reddito di quasi 12 mila euro ad ettaro, ben superiori a quelli di Barbera e Dolcetto, lascia pensare che anche quest'anno alla fine un accordo si troverà. Ma intanto c'è chi soffia sul fuoco. «Serve ancora un accordo su prezzo e rese delle uve moscato? – si domandava infatti Giovanni Bosco, presidente del Coordinamento terre del Moscato – a cosa serve l'accordo, visto che sono ormai diversi anni che il prezzo stabilito in paritetica non viene rispettato dalla parte industriale e le rese stabilite servono più per incrementare le scorte che per una reale necessità di vendite». Intanto a margine della trattativa c'è la situazione dei vendemmiatori stagionali che ogni anno arrivano a Canelli a settembre. Se c'erano state aperture durante l'estate ad una soluzione condivisa del problema in paritetica il mancato accordo rende ancora più difficile anche la gestione di quella che lo scorso anno era diventata una vera e propria emergenza.
Lodovico Pavese