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Economia

Nel 2013 l'Astigiano ha perso
400 imprese

Sono oltre 2mila le imprese perse in Piemonte nel corso del 2013, di cui 404 in provincia di Asti. La crisi della domanda interna che ha caratterizzato l'anno scorso, infatti, ha ulteriormente

Sono oltre 2mila le imprese perse in Piemonte nel corso del 2013, di cui 404 in provincia di Asti. La crisi della domanda interna che ha caratterizzato l'anno scorso, infatti, ha ulteriormente indebolito il tessuto produttivo piemontese. In tale contesto Asti si mette in evidenza "in negativo", con un tasso di crescita pari a – 1,59% che la pone penultima in Piemonte.
Emerge dal bilancio anagrafico del sistema imprenditoriale piemontese pubblicato mercoledì da Unioncamere Piemonte. Nel 2013 sono nate 28.630 aziende in tutta la regione, mentre si sono registrate 31.119 cessazioni (valutate al netto delle cancellazioni d'ufficio).

Il saldo è quindi negativo per 2.489 unità (nel 2012 il saldo era pari a – 1.930). Il bilancio tra nuove iscrizioni e cessazioni si traduce quindi in un tasso di crescita pari a – 0,54%, contrazione di maggiore entità rispetto al – 0,41% del 2012. La dinamica piemontese risulta così in controtendenza rispetto al tasso di crescita registrato a livello nazionale (+ 0,21%). Il dato regionale scaturisce dagli andamenti negativi rilevati in tutte le province, ad eccezione di Novara che mette a segno un + 0,25%. I territori che registrano le flessioni più sostenute sono Alessandria (- 1,61%), Asti (- 1,59%), Cuneo (-1,03%) e Biella (-1%). Risultano più intense rispetto alla media regionale anche le contrazioni del Verbano Cusio Ossola (-0,84%) e di Vercelli (-0,62%), mentre è più contenuta la perdita registrata a Torino (- 0,11%).

Per quanto riguarda, nello specifico, l'Astigiano, il 2013 ha visto la nascita di 1.476 imprese a fronte di 1.880 cessazioni (al netto delle cancellazioni d'ufficio), portando a 25.387 le aziende iscritte al Registro imprese della Camera di Commercio. Il saldo è quindi negativo per 404 unità. La variazione più significativa è a carico del settore agricolo, che perde 513 imprese, seguono le costruzioni (-142), le attività manifatturiere (- 43) e i trasporti (- 8). L'andamento del settore agricolo registra da anni questa flessione, da attribuire principalmente al processo di trasformazione che sta vivendo, caratterizzato sia dalla chiusura di micro imprese i cui titolari, anziani, vanno in pensione, sia dall'accorpamento di terreni agricoli ad imprese più grandi e strutturate.

Discorso diverso per le costruzioni, che passano da – 16 unità nel 2011 a – 142 nel 2013, a dimostrazione della profonda difficoltà che sta attraversando il comparto, legata alla stagnazione del mercato interno. I settori che, al contrario, segnano un andamento in crescita sono i servizi (+ 119 imprese, principalmente in campo assicurativo e immobiliare, nei servizi alle imprese e nel settore sportivo e dell'intrattenimento); il commercio (+ 40), la cui crescita è da imputare al comparto all'ingrosso; la ricettività turistica e la ristorazione (+ 37).

«Il quadro economico restituito da questi dati è molto preoccupante – commenta il presidente, Mario Sacco – per cui è quanto mai urgente dare una scossa al territorio in termini di idee e proposte concrete per rilanciare il mercato locale e rafforzare l'export, che continua a rappresentare un'ancora di salvezza».

e. f.

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