Si oppone al disegno di legge Concorrenza l’associazione di categoria Confartigianato. Insieme a Casartigiani, infatti, ha chiesto l’apertura immediata di un tavolo di confronto con Parlamento e Governo per difendere, tra le categorie di lavoratori interessate dalla proposta di legge, quella dei taxisti, di cui si occupa come associazione.
Per capire la questione sollevata abbiamo posto alcune domande a Giansecondo Bossi, direttore provinciale di Confartigianato.
L’intervento
Direttore, qual è il problema?
Il disegno di legge si rifà alla direttiva europea Bolkenstein, che prevede una maggiore liberalizzazione del mercato in diversi settori. Noi ci concentriamo sulla categoria dei taxisti perché fa parte della nostra associazione. Ebbene, il disegno di legge va nella direzione della liberalizzazione delle licenze. Attualmente sono concesse dai Comuni, contingentate a livello numerico sulla base di alcuni parametri, come la popolazione e la superficie del territorio cui si riferiscono. Di conseguenza possiedono un valore economico intrinseco, in quanto chi vuole intraprendere questo mestiere lo fa quando un taxista va in pensione. Va da sé che le licenze arrivano a rappresentare una sorta di liquidazione per chi termina la carriera lavorativa, tanto che, a seconda delle dimensioni delle città, il loro valore può andare dai 20mila ai 300mila euro. Introdurre una liberalizzazione in questo settore vorrebbe dire svuotarle del loro valore economico, dato che sarebbero concesse solo dietro pagamento di oneri amministrativi, e del rispetto del principio di servizio pubblico che si portano dietro. Molto diverso, quindi, dal servizio reso dalle piattaforme che si basano sull’intermediazione del lavoro. Con il rischio, peraltro, di trasformare lavoratori autonomi in subordinati.
Il confronto
Quale posizione avete assunto sul tema?
Ad oggi abbiamo assunto una posizione moderata, senza aderire allo sciopero nazionale dello scorso 24 novembre ma proclamando lo stato di agitazione della categoria. I nostri vertici nazionali hanno preferito chiedere un tavolo di confronto con Parlamento e Governo sulla questione da noi sollevata. Chiediamo nello specifico lo stralcio dell’articolo 8 del disegno di legge e la riattivazione del processo di riforme previsto con l’approvazione della legge 12 del 2019, mai portata a termine. E’ ovvio, però, che siamo pronti allo sciopero nel caso in cui non dovessimo essere ascoltati.