Si è svolto ieri lo sciopero contro la privatizzazione della casa di riposo Città di Asti (ex Maina), volto a chiedere il ritiro del relativo bando, appunto per le ricerca di un gestore privato, in scadenza il 31 maggio. Il riferimento è al project financing di partenariato pubblico – privato per la gestione e la ristrutturazione della casa di riposo, che ha come soggetto proponente la cooperativa Anteo di Biella: entro lunedì prossimo sono attese le proposte progettuali.
La mobilitazione – proclamata dalle categorie del Pubblico impiego di Cgil, Cisl e Uil – ha visto anche una manifestazione in piazza San Secondo sotto il Municipio. “Al presidio – spiegano i sindacalisti Roberto Gabriele (Fp Cgil), Alessandro Delfino (Cisl Fp) e Gianfranco Cerrato (Uil Fpl) – hanno partecipato lavoratori della casa di riposo affiancati dagli esponenti di diverse forze politiche che hanno portato sostegno e solidarietà. Questa mobilitazione, che dura da diversi mesi, si è resa necessaria per dire con forza “no” alla privatizzazione della struttura, chiedere la stabilizzazione a tempo indeterminato dei 20 Oss (Operatori socio-sanitari) vincitori del concorso che si è svolto nel dicembre 2019 e l’apertura di un dialogo con i vertici della casa di riposo, le istituzioni locali e la Regione Piemonte”.
L’incontro con il sindaco Rasero
Una delegazione formata da rappresentanti sindacali e dalle Rsu della casa di riposo è stata poi ricevuta dal sindaco Maurizio Rasero, a cui sono state consegnate le centinaia di firme raccolte in queste settimane contro la privatizzazione. Il primo cittadino si è impegnato a convocare entro la prossima settimana i sindacati insieme ai vertici della casa di riposo e alle Istituzioni coinvolte.
“La mobilitazione continua”, concludono i sindacati. “Abbiamo messo in cantiere nuove misure per evitare la privatizzazione della struttura. Non escludiamo, a questo proposito, una manifestazione sotto il palazzo della Regione né azioni legali contro la casa di riposo”.
La posizione del commissario Camisola
Da parte sua il commissario straordinario della casa di riposo, Giuseppe Camisola, ribadisce i motivi della necessità di una gestione privata. “L’Ente – ricorda – non è più in grado di sostenere i costi attuali. Se già prima della pandemia la situazione era complicata, ora è insostenibile. Con l’emergenza sanitaria i posti occupati sono scesi nettamente (attualmente sono 220), sia per la diminuzione degli ospiti sia perché con il Covid non è più stato possibile l’arrivo di pazienti in lungodegenza grazie alla convenzione con l’Asl. La gestione privata è l’unica soluzione per mantenere in vita la casa di riposo, considerando anche i costi che prevede la necessaria ristrutturazione dei locali”.