«Il tempo scorre inesorabile: chiediamo di non essere dimenticati».
A parlare sono alcuni dei circa 20 dipendenti a tempo indeterminato della casa di riposo “Città di Asti” (ex Maina), in mobilità dallo scorso primo gennaio, che non sono ancora stati ricollocati. Sì, perché la struttura di via Bocca è stata dichiarata fallita il 31 dicembre 2022 perché afflitta dai debiti.
Ad esprimere la preoccupazione generale dei colleghi – in maggioranza operatori socio-sanitari e ausiliari – è Danilo Moiso. «In base ai dati forniti in occasione dell’ultimo incontro in Prefettura – ricorda – sono stati ricollocati oltre 20 dipendenti tra i lavoratori che erano assunti a tempo indeterminato: operatori socio-sanitari, infermieri, impiegati amministrativi, un addetto alla cucina, un fisioterapista e un addetto alla manutenzione. Qualcuno nelle province di Torino e Cuneo, altri in provincia di Asti, e in particolare all’Asl astigiana grazie all’impegno del nuovo direttore generale Francesco Arena, che ringraziamo (così come i commissari liquidatori e tutti coloro che si sono interessati alla vicenda)».
«Altri ancora, invece – continua – hanno cominciato un percorso di prepensionamento. In sostanza, quindi, a non aver ancora trovato una soluzione o un altro posto di lavoro nel settore pubblico siamo circa in venti. Abbiamo quindi deciso di intervenire perché temiamo di essere dimenticati: il fatto è che anche noi siamo stati invitati a partecipare ai colloqui di selezione, ma siamo stati scartati perché abbiamo un’età avanzata per il mercato del lavoro oppure presentiamo limitazioni dal punto di vista fisico».
La mobilità
I lavoratori percepiscono da marzo l’indennità di mobilità, pari all’80% dello stipendio, di cui hanno diritto per due anni. «Il fatto è – ricorda – che l’accordo attualmente in vigore prevede che l’indennità venga pagata dalla Regione Piemonte fino al prossimo 31 dicembre, ma non si sa ancora nulla per quanto riguarda il 2024. Per noi, però, è fondamentale avere risposte chiare su questo punto: siamo persone sole o facenti parte di famiglie monoreddito, per cui non possiamo ricadere nell’incubo dei primi mesi di quest’anno, ovvero a gennaio e febbraio, quando non percepivamo alcuna indennità».
«Un’altra domanda rimasta ancora senza risposta – precisa – sono poi le cause che hanno portato la casa di riposo al fallimento: per quale motivo stiamo subendo questa situazione?».
La ricollocazione nel pubblico
I dipendenti chiedono di essere ricollocati nel settore pubblico, anche con mansioni diverse rispetto alle precedenti. «Vorremmo che anche il Comune e la Provincia di Asti prendessero in considerazione i nostri profili, ad esempio per mansioni quali quelle di usciere e centralinista per chi di noi ha limitazioni fisiche. Il settore privato, invece, non lo prendiamo in considerazione per due motivi: prima di tutto perché siamo vincitori di concorso e abbiamo diritto ad essere ricollocati nella pubblica amministrazione. E poi perché, considerando la nostra età, non avremmo molte possibilità di essere assunti».
A confermare la situazione Luca Quagliotti, segretario generale provinciale Cgil, tra i sindacalisti delle varie sigle impegnati a seguire la vicenda. «Il problema esiste – afferma – e in ogni occasione facciamo presente che ci sono ancora ex dipendenti non ricollocati. Oggettivamente ci sono difficoltà concrete – come il fatto che alcuni hanno profili ormai desueti per la Pubblica amministrazione o limitazioni fisiche – per cui da tempo chiediamo un accordo sindacale con la Regione Piemonte. Anche perché le assunzioni da Comuni e Provincia non sarebbero così scontate, in quanto le mansioni riservate a chi ha limitazioni fisiche sono spesso già coperte».