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«Non vogliamo fuggire ma solo lavorare»Gli industriali astigiani dopo la protesta a Roma
Economia

«Non vogliamo fuggire ma solo lavorare»
Gli industriali astigiani dopo la protesta a Roma

Sono state disposte in piazza Montecitorio 5914 rose rosse, una per ogni azienda piemontese iscritta a Confindustria. «Siamo qui a rappresentare il disagio degli imprenditori piemontesi – ha

Sono state disposte in piazza Montecitorio 5914 rose rosse, una per ogni azienda piemontese iscritta a Confindustria. «Siamo qui a rappresentare il disagio degli imprenditori piemontesi – ha affermato Giorgio Cottura – che non scendono in piazza perché tutte le mattine scendono in fabbrica». «Il nostro è stato un gesto simbolico – commenta Paola Malabaila – per denunciare, a fronte di una crisi economica gravissima, l'indifferenza della classe politica e l'immobilismo del Governo. Siamo stanchi e stufi, non ne possiamo più di questa situazione».

La questione è stata affrontata anche il giorno precedente, nell'ambito della riunione straordinaria promossa sempre dalle associazioni confindustriali piemontesi a Torino sottoforma di conferenza stampa. Presenti, tra gli altri, anche il presidente di Confidustria Giorgio Squinzi, il neo presidente della Piccola industria Alberto Baban. Affollata la sala, vista la presenza di oltre 600 imprenditori piemontesi, di cui circa 30 dalla provincia di Asti.
«E' stata una iniziativa molto sentita – commenta Paola Malabaila – di protesta ma anche di proposta al Governo per consentire un rilancio dell'economia. I problemi che ci affliggono sono numerosi, ma non amiamo l'Italia, non vogliamo lasciarla, e vogliamo continuare e produrre in questo Paese, dove sono nate e cresciute le nostre aziende. Vogliamo solo poter fare il nostro mestiere».

L'argomento è stato approfondito grazie ai contributi dei presidenti delle nove sezioni territoriali piemontesi. «Ognuno affrontava un problema che costituisce una zavorra per le imprese – dal ritardo dei pagamenti al costo del lavoro, dal cuneo fiscale al mercato del lavoro – per poi fornire alcune proposte in merito. Il tutto preceduto da alcuni "numeri" che mostrano senza ombra di dubbio (se ce ne fosse ancora bisogno) la situazione drammatica che stiamo vivendo. Abbiamo preso in considerazione parametri e indicatori standard per ciascuna provincia per dimostrare come la situazione è la stessa per tutto il Piemonte».

Vediamoli, allora, gli indicatori che mostrano i costi della crisi: il Pil ha segnato un – 5,6%, il valore aggiunto industria, ovvero la produzione, – 20,4%, il reddito reale – 10,5%. Unico segno + per il ricorso all'utilizzo di ore di cassa integrazione da parte delle aziende, che ha segnato addirittura un + 465% rispetto al valore pre crisi, ovvero rispetto al 2008.
Nello specifico la presidente astigiana ha affrontato il tema della Pubblica amministrazione, essendo imprenditrice nel campo dell'edilizia. «Innanzitutto ho parlato del ritardo dei pagamenti della Pubblica amministrazione, pari ad una mesia di 150 giorni (con punte fino a 200) contro la media dell'Unione europea pari a 30 giorni, tanto che da Bruxelles è stata aperta una procedura di infrazione nei confronti dell'Italia. Una situazione che mette in crisi tutte le aziende che hanno a che fare con lo Stato. Tanto che siamo arrivati al paradosso che le aziende falliscono per crediti e non più per debiti».

Il secondo punto affrontato riguarda la necessità di una semplificazione a livello burocratico – amministrativo. «Gli adempimenti cui deve sottostare un imprenditore – afferma – sono troppi, fumosi, non rispondono a tempi e regole certe e ci mettono di fronte ad Enti e soggetti diversi. Un esempio per tutti: quando un imprenditore straniero viene in Italia perché interessato ad avviare da noi un'attività, la prima domanda che pone è: "Quanto tempo ci vuole a costruire un capannone? Ebbene, nessuno da noi è in grado di fornirgli una risposta certa».

Nell'ambito della manifestazione è stato anche presentato il sito internet "Senza impresa non c'è ripresa" – www.ripresaeimpresa.it – un sito pensato per creare un punto di riferimento per tutti gli imprenditori italiani che vogliono sostenere il cambiamento e rimettere in moto l'Italia. La filosofia del sito è semplice: consente ad ogni imprenditore di "metterci la faccia": ciascuno può infatti partecipare realizzando un breve video per raccontare, in trenta secondi, le disfunzioni che rendono difficile, esasperante, fare impresa in Italia.

Tra questi, finora, anche tre astigiani: Paola Malabaila, Renato Goria (Alplast) e Lorenzo Ercole (Saclà). «Il settore della nostra azienda, l'agroalimentare, è, dopo il metalmeccanico, il settore più importante del nostro Paese. Noi produciamo in Italia. Gli handicap più evidenti, non in ordine di importanza, sono: costo del lavoro, fiscalità opprrimente, costo dell'energia, assenza di giustizia civile che varisce le cattive imprese, la burocrazia».

Elisa Ferrando

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