Ingresso di nuovi soci nella cooperativa, aumento del capitale sociale per consentire anche ai dipendenti di acquisire quote della società in cui lavorano, buoni risultati nei punti vendita. Sono
Ingresso di nuovi soci nella cooperativa, aumento del capitale sociale per consentire anche ai dipendenti di acquisire quote della società in cui lavorano, buoni risultati nei punti vendita. Sono diversi i motivi di soddisfazione del Gruppo 3 A, storico master franchisee di Simply Italia con sede a Quarto inferiore, che rifornisce di merce oltre 220 supermercati, tutti ad insegna "Simply" (Gruppo Auchan), distribuiti tra Piemonte, Liguria, Valle d'Aosta e Lombardia, che occupano oltre 1.500 addetti e generano un giro d'affari alle casse di oltre 320 milioni di euro. Nei giorni scorsi, infatti, il Gruppo ha visto l'approvazione del bilancio 2014, anno in cui ha registrato un fatturato di 200 milioni di euro (+ 14,3% rispetto al 2013).
A comporre il Gruppo sono la Cooperativa 3 A (nata nel 1974 come piccolo centro di acquisti per un gruppo di commercianti), che comprende 150 soci, titolari di negozi alimentari e supermercati, ed è presieduta da Giorgio Guasco; il Centro 3 A SpA, di cui la cooperativa detiene la maggioranza, che si occupa del centro di distribuzione merci con sede a Quarto ed è presieduto da Santo Cannella; e il punto 3 A, società che detiene 6 punti vendita acquisiti in proprio (uno a Paesana e gli altri cinque a Genova). In totale il Gruppo conta 70 dipendenti diretti (40 nella sede di Quarto e 30 nei punti vendita propri) e 150 terziarizzati (movimentazione merci al centro di distribuzione e trasporto).
«I buoni risultati ottenuti – spiega Giorgio Guasco, presidente della Cooperativa 3 A dal 1993 – dipendono da diversi fattori. Innanzitutto sono entrati a far parte della cooperativa 15 nuovi soci, tra cui una società che detiene 6 punti vendita in Lombardia e conta un fatturato da 10 milioni di euro. Quindi abbiamo venduto ad uno dei nostri soci principali del Centro 10 dei 16 punti vendita che gestivamo in proprio. Decisa circa quindici anni fa per testare direttamente le difficoltà che incontravano quotidianamente i titolari dei negozi che rifornivamo, l'acquisizione di punti vendita in proprio ha portato in realtà a distogliere troppe risorse, anche umane, alla nostra attività principale, ovvero la distribuzione di merce. Così abbiamo deciso di "alleggerirci", anche per evitare di metterci in concorrenza, in questo ambito, con gli altri soci del Centro 3 A».
Da ricordare, poi, che nel 2014 è stato effettuato l'aumento di capitale sociale pari ad 1 milione di euro. «L'abbiamo deciso su specifica richiesta dei soci – continua Guasco – che avevano interesse a detenere nuove quote che non erano disponibili sul mercato. Ci ha fatto piacere, nello specifico, che siano state acquisite anche da ulteriori nostri dipendenti, interessati a garantirsi interessanti remunerazioni, tanto che abbiamo eliminato dallo Statuto la clausola che i dipendenti non possano detenere più del 5% delle quote. Adesso, infatti, le maestranze ne possiedono in totale il 15% circa, fattore che ci ha fatto molto piacere e che dimostra il clima di serenità vissuto anche dai nostri dipendenti».
Da capire, poi, le ragioni dell'andamento delle vendite 2014 senza segno "meno" nei supermercati, in controtendenza rispetto alla grande distribuzione. «I punti vendita che riforniamo – spiega Guasco – sono piccoli supermercati di vicinato, punto di riferimento in un paese o in un quartiere. Si sono ritagliati una fetta di mercato perché attirano una clientela abbastanza avanti con l'età, cui garantiscono un rapporto diretto, personale, fornendo quelle piccole attenzioni che la grande distribuzione non prevede, che per il negozio sono a costo zero ma che per il cliente assumono una grande importanza. Tuttavia, la percezione dei primi mesi di quest'anno non è positiva. Almeno per quanto riguarda Asti città che, a differenza di altri territori del Nord Ovest, sta patendo di più la crisi, abbiamo notato una diminuzione dello scontrino medio (con punte pari a – 7%) e, al contempo, un aumento dei passaggi nei negozi. Segno che i clienti vanno più volte a comprare strettamente ciò che serve per evitare sprechi».
Elisa Ferrando