Flavescenza dorata, un nemico ancora da combattere. Il nome è dato dalla colorazione gialla dorata che assumono le foglie, i tralci e i grappoli (punti dove si riscontrano i sintomi della malattia)
Flavescenza dorata, un nemico ancora da combattere. Il nome è dato dalla colorazione gialla dorata che assumono le foglie, i tralci e i grappoli (punti dove si riscontrano i sintomi della malattia) di vitigni a bacca bianca, una volta colpiti dall'infezione portata da un fitoplasma che s'insedia nei tessuti e provoca il blocco della linfa, causando uno squilibrio della attività fisiologiche dalla pianta stessa. Le piante colpite non muoiono, i sintomi possono essere localizzati sui tralci o essere su tutta la pianta. Il 1° caso in Italia è stato segnalato per la prima volta nel 1963 in Liguria, ma è soprattutto negli ultimi 20 anni che è diventata davvero una minaccia per le viti piemontesi e di conseguenza anche per i vignaioli e per l'economia legata all'agricoltura. Come fare a debellarla? Quali metodi sono più vincenti di altri? Qual è l'andamento e il tempo d'incubazione dell'infezione? Sono ancora tante le domande che attendono una risposta per questo "incubo" che sta dilagando nel territorio e che incide, non poco, sulla serenità di chi ha fatto, dell'agricoltura, un mestiere con cui vivere.
Per "combattere" il problema è nato nel maggio 2013 il progetto di sperimentazione applicata per la lotta alla Flavescenza dorata della vite che coinvolge tutto il territorio astigiano (e in generale piemontese); la sua importanza non riguarda solo il punto di vista agricolo, ma anche quello della tutela del patrimonio viticolo e ambientale. La flavescenza è scoppiata, con modalità preoccupanti, solo nell'ultimo biennio, motivo per cui la Regione, con organizzazioni di settore ed esperti ha dato vita all'iniziativa con studi specifici e metodi sistematici di lotta. Dalla ricerca effettuata sinora emerge con forza l'importanza della manutenzione delle superfici vitate abbandonate, trascurate o gli incolti selvatici, dove si rifugia la popolazione dell'insetto (detto cicalina in gergo) a rischio di contagio dell'infezione anche nei vigneti coltivati.
E se prosegue anche nel 2014 il progetto pilota di monitoraggio delle viti, anche a Cisterna dal 30 aprile si sta combattendo contro la flavescenza. Sono 22 i comuni (19 del Roero e 3 delle Colline Alfieri) distribuiti tra le province di Asti e Cuneo. Lo scopo è chiaro: provare a tamponare il propagarsi della malattia con un'azione, il più possibile coordinata, attraverso il trattamento, nei tempi giusti e simultanei contro l'insetto Scafoideus titanus ritenuto il principale diffusore del fitoplasma. Il progetto dei "sindaci del Roero", promosso dal primo cittadino di Priocca d'Alba (Marco Perosino) che ne è il capofila, appoggiato da tutti gli altri comuni, vede la collaborazione del servizio fitosanitario della Regione Piemonte, la Vignaioli Associati e le associazioni di categoria (Coldiretti, Cia e Unione Agricoltori). 65 vigneti, 3 aziende campione per ogni comune, attorno cui gravita la raccolta dati, attraverso precisi monitoraggi e lettura delle trappole.
Marco Perosino racconta: "E' un progetto regionale, speriamo funzioni. I monitoraggi sono partiti e durati per tutta l'estate, il messaggio è di tenere puliti i gerbidi in generale, noi continuiamo, ci si muove assieme cercando di sensibilizzare tutti; di recente esiste una Legge Regionale che prevede una multa per chi non fa i trattamenti obbligatori e una sanzione di 1500 euro (0,3 per metro quadrato) per chi non tiene puliti i gerbidi e gli ex vigneti. Noi come sindaci ci siamo ripromessi e lo stiamo facendo di seguire l'agricoltura per davvero". Renzo Peletto, sindaco di Cisterna, si unisce con forza nella lotta: "Cisterna è penalizzata dalla flavescenza, diversi vignaioli hanno terreni nel Roero. Proseguiremo anche il prossimo anno, voglio continuare a sensibilizzare la popolazione perché si continui a parlare tra associazioni e paesi su un problema comune come questo. Io faccio il possibile, ho mandato avvisi perché si tengano puliti i terreni. Vorrei che tutti partecipassero al problema e le associazioni di categoria comunicassero sempre di più tra loro, come vedo che già stanno facendo. Più siamo uniti, più riusciamo a vincere questa malattia".
Roberta Arias