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«Più formazione nel campo della sicurezza sul lavoro»

E’ emerso al convegno promosso da sindacato Cgil e Ordine degli architetti – Quagliotti: «Chiediamo controlli e l’introduzione del reato di omicidio sul lavoro»

Due importanti convegni hanno coinvolto, recentemente, l’Ordine degli architetti.
Venerdì scorso, al Polo universitario, si è parlato dei nuovi Criteri Ambientali Minimi, definiti dal decreto ministeriale 256 del 2022, entrato in vigore dal primo gennaio di quest’anno, che riguarda l’affidamento dei servizi di progettazione e dei lavori per interventi edilizi disciplinati dal Codice dei contratti pubblici. L’obiettivo è ridurre l’impatto ambientale generato dai lavori per la costruzione, ristrutturazione e manutenzione degli edifici e dalla gestione dei relativi cantieri.
«Un tema – spiega il presidente dell’Ordine provinciale degli architetti, Raffaele Fusco – strettamente legato al PNRR, perché non riguarda più solo gli edifici pubblici, come negli anni passati, tanto che riguarda anche i lavori eseguiti con i vari bonus». «Al centro – aggiunge il vice presidente, Luca Ottaviani – l’utilizzo di materiali che hanno all’interno una parte riciclabile e seguono determinate caratteristiche ambientali, compreso l’ambito della provenienza. Previste anche indicazioni sul tipo di posa e sulla professionalità di chi li utilizza. Per questo motivo il seminario era propedeutico alla certificazione di professionisti in questo campo».
Le novità introdotte dal decreto, comunque, non sono state illustrate solo ai liberi professionisti. Il convegno, coordinato dagli architetti Franca Bagnulo e Alessandro Boano, ha infatti coinvolto anche il mondo delle imprese e delle Amministrazioni locali, che si occupano di gare d’appalto.

La sicurezza sul lavoro

Altro tema analizzato e dibattuto è stato quello della sicurezza sul lavoro, in occasione di un altro convegno legato, questa volta, ad un percorso avviato con la Cgil.
«Lo scorso novembre – spiega Ottaviani – la Camera del Lavoro ci ha chiesto di organizzare congiuntamente un convegno sulla rigenerazione urbana, considerato che l’Amministrazione comunale aveva cominciato a parlare della revisione del Piano regolatore. Senza nessun risvolto politico, ma con l’obiettivo comune di fare informazione e formazione, abbiamo organizzato insieme un primo convegno che parlava della nostra città, con la promessa di attuare un percorso utile alla cittadinanza – identificato dall’acronimo “ProgettAsti” – proseguito recentemente con un incontro inerente la sicurezza sul lavoro, tema caro alla Cgil così come agli altri sindacati».
«Siccome noi siamo i professionisti che si occupano della sicurezza nei cantieri – aggiunge Fusco – siamo stati giustamente coinvolti».
Ma cosa è emerso? «Innanzitutto – sottolineano gli architetti – il fatto che la sicurezza è una questione culturale, un modo di vivere, e deve essere parte intrinseca del fare impresa. L’annullamento del sinistro è impossibile, perché dipende anche dalla fatalità che non si può controllare, ma la sua riduzione è fattibile. L’input deve partire dal mondo della scuola. Nella mente libera e “fresca” dei ragazzi, che saranno i futuri lavoratori e imprenditori, è più facile inculcare determinati temi».

I rischi sulla base della composizione del personale

E’ poi stato ricordato che il concetto di sicurezza va declinato anche a seconda della composizione del personale di un’azienda. «Nelle imprese – indica Ottaviani – la valutazione dei rischi va calata sulla composizione del personale, tenendo conto della presenza sempre più numerosa di donne e stranieri e dell’età variegata degli addetti. Ad esempio, per quanto riguarda gli stranieri, a causa della fretta di inserirli nel mondo del lavoro a volte si verificano problemi di comunicazione dovuti a difficoltà linguistiche, che possono creare gravi rischi a livello di sicurezza. Per le donne, invece, bisogna considerare maggiormente i rischi legati al modello di vita, dato che, avendo in carico la famiglia, tendono a spostarsi spesso tra casa e luogo di lavoro, tanto che molti infortuni avvengono lungo questi tragitti. Per quanto riguarda l’età, infine, è stato notato come sempre di più i problemi si concentrano in fasce di età specifiche: gli infortuni sono più sbilanciati nella fascia tra 19 e i 24 anni, mentre i casi mortali dai 50 in su».
«Tutti questi dati – evidenzia Fusco – sono stati esposti dai relatori, provenienti da vari ambiti. Abbiamo voluto infatti affrontare il tema a 360 gradi, invitando ad intervenire chi verifica gli infortuni (Spresal), chi li analizza (Inail), chi deve inculcare la cultura della sicurezza (Ente unico) e chi li deve verificare a livello di idoneità tecnico-professionale (Amministrazioni pubbliche) in fase di gara d’appalto».
«Altro input – conclude Ottaviani – il fatto che la sicurezza non deve essere considerata un costo dalle imprese. Anche perché, se si verificasse un infortunio grave, i costi sarebbero nettamente superiori».

Le richieste della Cgil

D’accordo Luca Quagliotti, segretario generale provinciale Cgil. «In questa ottica, considerando anche che la sicurezza riguarda tutta la società e non soltanto i lavoratori, perché i danni possono travalicare i confini di un cantiere o un’azienda – afferma – chiediamo che chi inizia l’attività come imprenditore edile debba fare un percorso formativo in materia di sicurezza. Parimenti, chiediamo che venga inserito il reato di omicidio sul lavoro, al pari di quello per omicidio stradale, e che finalmente il Governo si impegni a stanziare risorse a favore degli Enti preposti al controllo e alla verifica degli infortuni, dallo Spresal all’ispettorato del lavoro, che necessitano di più personale».

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