Martedì, per un'ora e mezza a cavallo del cambio turno di mezzogiorno, i dipendenti della "Dierre", produttrice di porte blindate, hanno incrociato le braccia davanti ai cancelli dello stabilimento. Lo sciopero, proclamato da Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil, è il segnale di protesta lanciato dagli oltre 660 operai che lamentano un mancato rispetto da parte della direzione aziendale degli impegni assunti durante gli ultimi incontri e degli accordi stipulati prima delle vacanze natalizie…
Martedì, per un'ora e mezza a cavallo del cambio turno di mezzogiorno, i dipendenti della "Dierre", produttrice di porte blindate, hanno incrociato le braccia davanti ai cancelli dello stabilimento. Lo sciopero, proclamato da Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil, è il segnale di protesta lanciato dagli oltre 660 operai che lamentano un mancato rispetto da parte della direzione aziendale degli impegni assunti durante gli ultimi incontri e degli accordi stipulati prima delle vacanze natalizie.
Operai e sindacati ribadiscono il loro no a ogni forma di esternalizzazione e delocalizzazione del lavoro, chiedono la revisione dell'inquadramento professionale, una gestione adeguata dei contratti di solidarietà, una migliore organizzazione del lavoro e soprattutto la ripresa di un dialogo efficace e utile tra sindacati e industriali. «Con il prospetto paga del mese di gennaio ci viene erogato solamente il 60% del trattamento di integrazione salariale per le ore non lavorate durante il periodo di contratto di solidarietà, anziché il 70% come prevede la legge di stabilità 2014», sottolinea Kristian Todeschini della Fiom.
Contratti di solidarietà attivi da tre anni, ma è dal 2008 che gli operai sono ciclicamente in cassa integrazione ordinaria e straordinaria, senza contare la perdita di quasi 350 posti di lavoro dall'inizio della crisi. «Abbiamo dimostrato la nostra disponibilità -? continuano Angelo Zisa e Pietro Liparoti della Fim – ma adesso ci sentiamo presi in giro per la gestione della cassa integrazione, dei turni di lavoro, per tutti gli accordi presi e poi non rispettati con il ritorno in fabbrica a gennaio e per la totale mancanza di comunicazione sulle decisioni che ci riguardano in prima persona».
«L'azienda -? spiegano i rappresentanti dei sindacati -? spinge sempre di più per il contenimento dei costi del lavoro ma, anziché bloccare aumenti e premi, ottimizza le mansioni del personale senza rispettare i livelli retributivi di contratto e spostando gli operai da una sede all'altra senza preavviso. Riteniamo sia necessario che gli accordi sottoscritti con la direzione aziendale trovino immediata realizzazione. Infatti sono funzionali alle necessità produttive ed alla conseguente riduzione dei costi del lavoro. Con la crisi economica che continua a mordere è inaccettabile peggiorare le condizioni delle lavoratrici e dei lavoratori riducendo loro salario, diritti e libertà».
Preoccupato e pronto al dialogo si dichiara il sindaco di Villanova Christian Giordano, al quale i dipendenti "Dierre" si sono rivolti come rappresentate delle Istituzioni: «Ritengo – dichiara – che prima sia opportuno seguire il percorso classico dell'incontro con i sindacati per capire quali sono le strategie dell'azienda. Poi naturalmente l'Amministrazione locale è disponibile ad approfondire e a collaborare con le parti».
L'azienda, interpellata, ha preferito per ora non rilasciare dichiarazioni.
Marzia Barosso