Mercoledì nel palazzo di piazza Alfieri le rappresentanze di Cgil, Cisl e Uil hanno incontrato presidente, vicepresidente e dirigenti della Provincia, per fare il punto sulla grave situazione
Mercoledì nel palazzo di piazza Alfieri le rappresentanze di Cgil, Cisl e Uil hanno incontrato presidente, vicepresidente e dirigenti della Provincia, per fare il punto sulla grave situazione economica in cui versa l'Ente e sui tagli di spesa del personale richiesti da Roma. In particolare si parla di 20 mila esuberi a livello nazionale, 1.769 in Piemonte e 166 ad Asti su un totale di 311 dipendenti. Dopo la dichiarazione di pre-dissesto, l'Ente di piazza Alfieri rischia dunque di subire ulteriori contraccolpi a partire dalla riduzione del numero dei dipendenti.
«La questione è questa -? sintetizza Giovanni Prezioso, segretario generale Cgil Asti -? le Province sono state chiamate a dimezzare le risorse attinenti il personale a fronte di un dimezzamento delle funzioni loro attribuite, cosa che però non è avvenuta: le funzioni assegnate dalla Regione Piemonte sono rimaste le stesse mentre le risorse sono state tagliate. Se a ciò aggiungiamo il contributo di solidarietà richiesto dal Governo è chiaro che la Provincia di Asti è ora vicina al dissesto. Non solo rischiamo di avere un esubero di 166 dipendenti -? continua Prezioso – ma corriamo altresì il rischio di vederci chiudere delle strade perché diventano inagibili per mancanza di manutenzione e di non riuscire più a far fronte alle spese di riscaldamento delle scuole. La Provincia deve avere le risorse necessarie a fare fronte a tutte le funzioni che le sono state attribuite e su questo punto devono fare forza i rappresentanti dell'Ente perché chi pagherà il prezzo di questa situazione sono i cittadini e il personale per il quale già si parla di taglio dei buoni mensa e di parte degli stipendi accessori».
«Non possiamo accettare nel modo più assoluto che 166 persone perdano il loro posto. Se mai dovesse passare una cosa di questo tipo costituirebbe un gravissimo precedente nell'ambito della pubblica amministrazione – afferma perentorio Sergio Didier segretario generale Cisl Alessandria-Asti -? Per questo, la Cisl unita sostiene la categoria Funzione Pubblica per tutelare i diritti dei dipendenti della Provincia». Le richieste della Cisl, che insieme a Cgil e Uil ha firmato un protocollo d'intesa con la Regione Piemonte per aprire una "cabina di regia" al fine di gestire insieme la riorganizzazione delle province piemontesi, vanno in tre direzioni: «In prima battuta ?- afferma Didier – la collettività non deve subire una penalizzazione dei servizi; in secondo luogo, per i dipendenti della Provincia, chiediamo il mantenimento dell'occupazione, dei diritti (livello, professionalità, salario, compreso quello accessorio) e della sede di lavoro; infine al presidente Brignolo chiedo, sia una forte interlocuzione tra Provincia e Regione affinché la Regione non scelga da sola cosa deve fare la Provincia, ma si decida insieme, sia di mantenere aperto un tavolo di confronto con noi sindacati».
Assenza di turnover, agevolazioni speciali per pre-pensionamento, cambio di mansione per il dipendente della Provincia in esubero che passerebbe a un altro ente pubblico mantenendo il luogo di lavoro nel palazzo di piazza Alfieri, come già successo in passato per il provveditorato agli studi, le strategie avanzate da Didier in risposta agli esuberi alle quali si aggiunge la proposta di Prezioso di dare precedenza ai dipendenti in esubero della Provincia in caso di nuove assunzioni da parte di altri enti pubblici.
Timore e seria preoccupazione per il destino dei servizi erogati dalla Provincia ai cittadini e per i suoi dipendenti è espressa anche da Armando Dania segretario generale Uil Asti: «Ammesso e non concesso che il 50% del personale sia in grado di garantire la regolare attività dell'Ente, la situazione è gravissima e va a inserirsi in un contesto di estrema fragilità per il territorio astigiano, dai tagli che insistono sulla sanità, alla riduzione delle risorse del Comune da destinarsi ai servizi socio-assistenziali passando per un sistema produttivo con l'acqua alla gola: il panorama è desolante».
Marzia Barosso