Prosegue l’iter avviato dalla Cgil per proporre agli italiani quattro referendum popolari sul lavoro, riuniti dal titolo “Per il lavoro stabile, dignitoso, tutelato e sicuro ci metto la firma”.
Lo scorso luglio è stato infatti “doppiato” il requisito minimo richiesto per continuare il percorso, pari a 500mila firme.
«In tutta Italia – annuncia Luca Quagliotti, segretario generale provinciale Cgil – sono state raccolte 4 milioni di firme per i quattro quesiti proposti, ovvero un milione per quesito, il doppio della soglia minima richiesta. E posso dire che la provincia di Asti ha fatto la sua parte, per cui sono molto soddisfatto. Infatti sono state raccolte complessivamente circa 22mila firme, 5.500 a quesito. In Piemonte siamo infatti la seconda provincia, dopo Biella, per numero di adesioni in proporzione alla quota di votanti».
I quesiti
I quesiti sono tutti abrogativi e incentrati su temi “caldi”. Il primo vuole cancellare le norme sui licenziamenti del Jobs Act, che consentono alle imprese di non integrare un lavoratore licenziato in modo illegittimo nel caso in cui sia stato assunto dopo il 2015. Il secondo vuole eliminare il tetto massimo all’indennizzo, in caso di licenziamento ingiustificato, nelle imprese con meno di quindici dipendenti. Il terzo si propone di evitare la liberalizzazione dei contratti a termine per limitarne l’utilizzo a motivi specifici e temporanei. Infine il quarto vuole rendere più sicuro il lavoro nel sistema degli appalti, cancellando la norma che esclude la responsabilità solidale delle aziende committenti nell’appalto e nel subappalto, in caso di infortunio e malattia professionale del lavoratore.
La reazione dei giovani
«In tre mesi – continua Quagliotti – sono state raccolte firme presso i banchetti allestiti nelle sedi del sindacato, in luoghi pubblici (dalle manifestazioni alle feste di paese), nei posti di lavoro oppure on line. L’aspetto che mi ha colpito maggiormente è che l’adesione nei luoghi di lavoro è stata trasversale, per cui il 95% di coloro che partecipavano alle assemblee informative poi decideva di firmare: giovani, adulti e lavoratori vicini alla pensione. Nei banchetti allestiti nelle piazze o in occasione di eventi, invece, aderivano le persone più anziane, che peraltro non sono interessate da quesiti quali quelli relativi all’articolo 18 (licenziamenti) o alla diffusione dei contratti a tempo determinato. I giovani, invece, rispondevano di non essere interessati. E’ come se non riuscissero a percepire, quando sono ancora fuori dal mondo del lavoro, l’importanza delle tutele per cui ci battiamo da sempre. Anche se poi, quando cominciano a lavorare, soprattutto nel settore privato, notano la differenza tra la loro situazione e quella di colleghi di età più avanzata, soprattutto se sono lavoratori somministrati, dimostrando di voler aderire alla campagna».
Secondo Quagliotti il tema è generale. «Il disinteresse dei più giovani nei confronti delle questioni sociali, politiche e sindacali – sottolinea – si nota anche in altre occasioni, in primis durante le elezioni. Riavvicinarli a questi temi sarà la sfida del futuro».
La collaborazione dei certificatori
Un altro aspetto evidenziato da Quagliotti è la collaborazione da parte dei certificatori, fondamentali per consentire la raccolta firme. «Abbiamo potuto contare su 27 persone – conclude – che ringrazio moltissimo, in quanto si sono rese disponibili in numerose occasioni sia in città sia nei paesi della provincia, consentendoci di raggiungere questo ottimo risultato».
L’iter
Avviata lo scorso 25 aprile, la raccolta firme per i quattro referendum popolari sul lavoro si è chiusa a fine luglio, con la consegna venerdì 26 delle firme a livello nazionale.
«Ora – puntualizza Quagliotti – l’iter prevede la verifica da parte della Corte di Cassazione, dopodiché, se i quesiti saranno ammessi, si andrà al voto. Tenendo conto che sono tutti referendum abrogativi, dovranno superare il quorum, per cui il nostro impegno sarà convincere la gente ad andare a votare».
Il referendum contro l’autonomia differenziata
Intanto la Cgil è impegnata, insieme alla Uil e a numerosi movimenti politici e associazioni, nel Comitato astigiano per la raccolta firme a sostegno del referendum contro l’autonomia differenziata, ovvero per chiedere il referendum abrogativo della legge Calderoli sull’Autonomia regionale. A farne parte, oltre ai due sindacati, ci sono infatti A Sinistra / Casa Del Popolo, Acli, Ambiente Asti, Anpi, Arci, Asti Lab, Asti Oltre, Avs, Cambiamo Asti, Cittadinanza Piemonte Aps, Coordinamento Asti Est, Europa Verdi Verde – Avs, Italia Viva, Legambiente, Libera Asti, Lista civica Prendiamoci Cura di Asti, Movimento 5 Stelle, Nursing Up, Partito Socialista Italiano, Partito Democratico, Politeia Nizza Monferrato, Rifondazione Comunista, Tempi di Fraternità, Uniti si può e Welcoming Asti.
Avviata lo scorso 26 luglio, la raccolta firme terminerà il 30 settembre. Gli interessati possono firmare presso i banchetti e punti informativi del Comitato, ma anche on line tramite Spid, Cie e Cns.