La riforma del Governo vuole tagliare le Camere di Commercio ma i dipendenti dellente camerale non ci stanno e ad Asti proclamano lo stato di agitazione. Nella nota che questi lavoratori hanno
La riforma del Governo vuole tagliare le Camere di Commercio ma i dipendenti dellente camerale non ci stanno e ad Asti proclamano lo stato di agitazione. Nella nota che questi lavoratori hanno divulgato viene spiegato nero su bianco che se il piano di riforma verrà attuato fino in fondo, le Camere di Commercio verranno progressivamente eliminate con inevitabili ripercussioni non solo sui dipendenti (7.452 su tutto il territorio nazionale, di cui 45 ad Asti) ma anche sullintero tessuto economico. Un sacrificio che non sembra avere unadeguata contropartita. Le Camere di Commercio non dipendono infatti da contributi statali in quanto la principale fonte di sostentamento è il diritto annuale, tributo che le imprese sono tenute a versare per liscrizione al Registro delle Imprese.
Limporto è stabilito dallo Stato anche se nella Legge di Stabilità è previsto un taglio del 35% a partire dal 2015 che salirà al 50% nel 2017. «Volete sapere quanto risparmieranno le aziende con questi tagli? Un importo davvero esiguo, intorno ai 63 euro lanno» fanno sapere i dipendenti amareggiati. Per le ditte individuali, che rappresentano il 60% delle imprese italiane e il 67% delle imprese astigiane il risparmio effettivo non supererà i 32 euro lanno, ovvero 2,6 euro al mese. Per i lavoratori dellente camerale si va dunque a chiudere un organismo che costa poco alle casse delle imprese ma che allo stesso tempo eroga importanti servizi alla portata delle tasche dei cittadini. Una visura camerale ordinaria costa da un minimo di 3 ad un massimo di 7 euro.
Un certificato ordinario costa 5 euro per diritti di segreteria spettanti alla Camera a cui devono essere aggiunti 16 euro ogni 100 righe o frazione di imposta di bollo dovuta allo Stato. Una pratica di iscrizione o modifica di ditta individuale costa 18 euro cui si aggiungono 17,50 di bolli. Se poi nello specifico venisse cancellata la Camera di Commercio di Asti, cosa accadrebbe? Lo scenario descritto è dei più foschi poiché proprio dalla Camera di Commercio dipendono alcune delle più rinomate manifestazioni astigiane come il Festival delle Sagre e la Douja dOr.
«E la Camera di Commercio che ogni anno destina una parte del suo bilancio alla promozione del territorio fanno sapere i dipendenti le Sagre e la Douja sono un esempio di questo impegno di cui lEnte copre tutti i costi organizzativi». Se scompare lente camerale scompariranno anche queste manifestazioni? Il rischio è proprio questo per non parlare della partecipazione della Camera di Commercio come organo di rappresentanza in occasione delle fiere internazionali, come il Vinexpo e il Vinitaly, allo scopo di presentare e promuovere lofferta turistica e produttiva del territorio.
A questo si aggiungono i contributi stanziati per il Polo Universitario di Asti e lavvio di start up, i fondi destinati ai Comuni astigiani per la realizzazione delle proprie rassegne senza parlare degli investimenti produttivi alle PMI per la diffusione di internet veloce. Il provvedimento, per chi opera allinterno dellente camerale, è dunque immotivato. Tra gli uffici di piazza Medici ci si interroga su chi possa realmente trarre beneficio da questa riforma e qualcuno azzarda una risposta provocatoria: «Il sospetto è che i servizi oggi offerti dalle Camere di Commercio vengano destinati a soggetti privati con costi per gli utenti decisamente più elevati, come già è accaduto nel recente passato dopo lesternalizzazione di alcuni servizi legati al mondo agricolo».
Lucia Pignari