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Imprese in calo e recorddei giovani disoccupati
Economia

Imprese in calo e record
dei giovani disoccupati

Dati preoccupanti, come un tasso di disoccupazione giovanile che sfiora il 40% nell'Astigiano, sono emersi in occasione della XI Giornata dell’economia che si è svolta lunedì a Palazzo Borello. A presentare il Rapporto annuale della Camera di Commercio sull’economia astigiana il presidente Mario Sacco, affiancato da Fabio Sansalvadore e Maurizio Cisi dell’Università di Torino. Da più parti emerge comunque la volontà di continuare a sperare e guardare con ottimismo al futuro

Nel 2012 il tasso di disoccupazione giovanile nell’Astigiano è arrivato alla cifra record del 39,3%. Ciò significa che, in media, quasi quattro ragazzi su dieci, tra i 15 e i 24 anni, non studiano, non frequentano corsi di apprendistato e non lavorano.

E’, questo, uno dei dati più inquietanti emersi in occasione della XI Giornata dell’economia che si è svolta lunedì a Palazzo Borello. A presentare il Rapporto annuale della Camera di Commercio sull’economia astigiana il presidente Mario Sacco, affiancato da Fabio Sansalvadore e Maurizio Cisi dell’Università di Torino, di fronte ad una platea composta da autorità amministrative e politiche, tra cui il Prefetto Pier Luigi Faloni, e numerosi rappresentanti del mondo datoriale e sindacale, tra cui Piero Martinotti, presidente della Camera di Commercio di Alessandria in rappresentanza di Unioncamere Piemonte.

Il quadro emerso è sconfortante, anche se da più parti è emersa la volontà di continuare a sperare e guardare con maggiore ottimismo al futuro. «Se dovessi dedicare questa giornata a qualcuno – ha esordito Sacco – sceglierei un settore e un soggetto. Il settore è quello delle costruzioni, che in questo periodo sta subendo la crisi più violenta; il soggetto è rappresentato dai giovani, in quanto purtroppo nell’Astigiano stiamo raggiungendo un tasso disoccupazione giovanile quasi al 40%». A livello strutturale e congiunturale, infatti, gli unici segnali in controtendenza arrivano dal settore turistico-alberghiero (che in un anno ha visto crescere il numero delle imprese dell’1,3%) e dall’export, che ha chiuso il 2012 con un fatturato in crescita dello 0,7% rispetto al 2011, comunque largamente inferiore all’incremento registrato a livello piemontese e nazionale.

Maurizio Cisi e Fabio Sansalvadore (Università di Torino) hanno  quindi evidenziato punti di forza e di debolezza del sistema locale, costituito in prevalenza da piccole imprese a conduzione familiare. Se da una parte la piccola dimensione e lo stretto rapporto che lega titolari a dipendenti spiega la scarsa propensione delle aziende a ricorrere alla messa liquidazione o alle procedure concorsuali, dall’altra parte questa stessa dimensione ridotta si rivela un limite nella capacità di aggredire nuovi mercati, così come nella propensione all’innovazione. Sotto questo profilo, Cisi ha voluto sottolineare l’efficacia dei contratti di rete che consentono alle imprese di aumentare la propria competivività sia attraverso economie di scala per l’acquisto di beni e servizi sia attraverso la condivisione di strumenti di marketing.

Le imprese

A fine 2012 le aziende astigiane iscritte al Registro delle imprese sono state 25.387, 563 in meno rispetto all’anno precedente. Nel corso dell’anno sono state registrate 1.540 nuove iscrizioni a fronte di 1.686 cessazioni, corrispondenti ad un tasso di sviluppo pari a – 2,2%. L’andamento negativo ha coinvolto tutta la regione che ha fatto registrare un tasso medio di sviluppo pari a – 1,3%, con Asti che spicca per aver mostrato la flessione più elevata. «Il calo – ha commentato Sacco – si è evidenziato in tutti i settori, a cominciare dall’agricoltura, che in dieci anni è stata segnata da una riduzione del – 23,6%, in passato compensata dallo sviluppo di altri settori (servizi, costruzione e turismo), che poi è venuto a mancare o si è ridotto notevolmente».  
Dall’esame delle variazioni annuali dello stock per settore di attività, si osservano dati in lieve crescita per le attività di alloggio e ristorazione (+1,3%) e per i servizi (+0,3%); risultano, invece, negative, le variazioni registrate dagli altri settori economici (agricoltura, attività manifatturiere, costruzioni, commercio, trasporto e magazzinaggio). L’agricoltura, con un totale di 7.465 imprese, ha perso 233 unità produttive (-3%). Bisogna però considerare, in quest’ultimo caso, che l’evoluzione del sistema produttivo agricolo ha portato alla cessazione delle microimprese non sufficientemente produttive e all’accorpamento dei terreni agricoli ad imprese di maggiori dimensioni, più strutturate ed innovative. Per contro, da sottolineare che le imprese turistiche e della ristorazione, in dieci anni, sono cresciute del 64,5% e i servizi del 26,8%. Un settore particolarmente in sofferenza, con pesanti ripercussioni a livello occupazionale e di indotto, è quello delle costruzioni che, se aveva resistito nel 2011, l’anno scorso ha registrato un tasso di crescita negativo, pari a – 4,6% (in particolare, nel solo ambito dell’artigianato il 2012 ha visto un calo di 167 imprese edili). Dai dati registrati dalla Cassa Edile, poi, si nota come gli operai impiegati siano diminuiti di 201 unità nel 2012 e di mille unità se si prende come riferimento l’ultimo decennio.

Export

Timidamente positivo il segnale sull’export, che ha segnato un + 0,7% rispetto al 2011 con una crescita largamente inferiore alla media nazionale (+ 3,7%) e regionale (+ 2,9%). «Le esportazioni astigiane reggono la crisi – hanno sottolineato Sansalvadore e Cisi – trainate dal settore metalmeccanico e da quello alimentare. Il basso livello del dato in termini percentuali dipende fondamentalmente dalla dimensione ridotta delle imprese».

Disoccupazione

Le persone in cerca di occupazione sono 7.200, pari ad un tasso di disoccupazione del 7,5%, il più alto registrato dal 2004 ad oggi. In base a questo parametro Asti è terza in Piemonte: stanno meglio Cuneo (6,1%) e Vco (6,9%). In tale scenario balza subito all’occhio  l’elevata disoccupazione giovanile. Nel 2012 il tasso di disoccupazione nella fascia di età compresa tra i 15 e i 24 anni è passato dal 26,8% al 39,3%: in media, quindi, quasi quattro ragazzi su dieci non lavorano, non frequentano corsi di apprendistato e non studiano. Il dato provinciale supera la media regionale di 7,4 punti e quella nazionale di 0,3 punti. Il dato relativo a questa fascia di età è l’unico a spiccare, e a far riflettere per le implicazioni sociali che comporta, in quanto già nella fascia di età successiva, quella tra i 25 e i 34 anni, il tasso scende al 7,4%.

Il credito

Altro capitolo significativo quello dei prestiti bancari per settori di attività. Secondo i dati della Banca d’Italia al 31 dicembre 2012, l’ammontare dei prestiti bancari erogati dagli istituti di credito della provincia di Asti, al netto delle sofferenze e dei pronti contro termine, è di 4.953 milioni di euro, e non presenta variazioni di rilievo rispetto all’anno precedente. Si nota, poi, che i destinatari principali dei finanziamenti sono le famiglie, che assorbono il 51% dell’ammontare totale (per le quali è stato riscontrato un – 0,7% rispetto all’anno precedente) e le imprese, cui va il 44% del totale (- 0,3%).
Guardando infine alla consistenza dei finanziamenti oltre il breve termine, si evidenzia per il 2012 un importo erogato pari a 3.686 milioni di euro, corrispondenti ad un incremento del 30% rispetto al 2008, superiori a quello registrato a livello regionale (+ 12,3%) e nazionale (+ 7,8%).

Elisa Ferrando

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