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Economia

Saldi, bilancio negativo
«Calo che arriva al 30%»

Mauro Ardissone: «Già registrate le prime chiusure dell’anno, con poco preavviso» Qualche dato: 90 euro è lo scontrino medio per i saldi, escluso il primo weekend; 65%, la percentuale dei negozianti astigiani che ha registrato un calo delle vendite rispetto al 2012. L’unico settore ad essere andato bene è quello dell’abbigliamento bambini, dove si acquista più dello stretto necessario…

Bilancio negativo per i saldi invernali 2013. E’ quanto emerge dai dati in possesso delle associazioni di categoria del commercio – Ascom e Confsercenti – dopo la chiusura ufficiale della stagione avvenuta sabato. «Dopo i primi due giorni di entusiasmo, il 5 e 6 gennaio – afferma Claudio Bruno, direttore provinciale di Ascom Confcommercio – la curiosità nei confronti degli sconti praticati è andata scemando. Tanto che, in base ai dati di Federmoda, rispetto al primo fine settimana si sono ribaltate le percentuali tra i negozianti che hanno registrato un leggero incremento e coloro che invece hanno notato un decremento rispetto allo stesso periodo del 2013.
Infatti i “numeri” astigiani parlano chiaro: il 65% dei commercianti ha concluso con il “segno meno”, mentre il 35% ha leggermente migliorato o si è assestato sui risultati del 2012. E anche lo scontrino medio, che nel primo weekend si attestava sui 100 euro pro capite (contro i 120 dello stesso periodo del 2012), successivamente è diminuito a 90 euro. Nello specifico, l’unico settore ad essere andato bene è quello dell’abbigliamento bambini, unico ambito in cui si acquista più dello stretto necessario».

Le ragioni cui si deve questa situazione sono putroppo sempre le stesse: «Alla base c’è la difficoltà di potere d’acquisto delle famiglie – conclude Bruno – e questo va a ripercuotersi sulla difficoltà dei commercianti ad acquistare la collezione della stagione successiva. L’unica speranza è che la politica intervenga finalmente con provvedimenti a favore della piccola e media impresa, in primo luogo la detassazione. Certo, il panorama emerso dalle recenti elezioni non sembra dare garanzie di stabilità tali da favorire un percorso in tale direzione, ma noi ribadiamo comunque questa necessità fondamentale: non c’è più tempo da perdere».

Fotografia “a tinte fosche” anche secondo Mauro Ardissone, presidente provinciale di Confesercenti:  «Come prevedibile – commenta – la stagione dei saldi invernali si è dimostrata in sintonia con l’andamento negativo delle vendite del 2012, in particolare del secondo semestre, che, a seconda dei casi, ha registrato un calo compreso tra il 20 e il 30%. Una situazione che dipende dalla riduzione del potere d’acquisto delle famiglie, dal clima di sfiducia generale, che non favorisce l’acquisto di beni e prodotti che esulano dallo stretto necessario, e dal fatto che oramai i commercianti propogono sconti, promozioni e svendite di vario tipo durante tutto l’anno». Tra i segni tangibili di questa situazione anche i negozi che abbassano definitivamente le serrande.

«Di solito – conclude Ardissone – le chiusure si concentrano alla fine dell’anno, per motivi contabili e burocratici. Quest’anno, invece, ne abbiamo registrato già alcune a febbraio, peraltro con preavvisi molto corti, di una settimana. I negozi più in difficoltà sono quelli tradizionali, a conduzione familiare, dove gli incassi non sono più sufficienti a coprire gli alti costi fissi che non sono comprimibili. A resistere sono ancora i franchising: o quelli di proprietà di una catena, i cui “conti” vengono gestiti all’interno del bilancio dell’intero gruppo; oppure quelli di proprietà di una società o di un singolo commerciante che gestisce un marchio, e che quindi può contare su una politica di marketing massiccia ed efficace».

Elisa Ferrando

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